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«La Procura di Roma aveva timore che Gratteri diventasse ministro»

L’ex magistrato Luca Palamara parla del suo libro-confessione: «Il procuratore di Catanzaro non è amato dalla magistratura che conta». Le differenze di trattamento nel caso de Magistris: «Lo critic…

Pubblicato il: 28/01/2021 – 8:35
«La Procura di Roma aveva timore che Gratteri diventasse ministro»

COSENZA L’ex magistrato Luca Palamara parla del suo libro “Il Sistema” – una lunga conversazione con il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti – come della risposta a un’esigenza: quella di raccontare il proprio ruolo nell’Associazione nazionale magistrati e nel Csm. Palamara è stato radiato dalla magistratura dopo il proprio coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Perugia. Oggi vuole «far sapere a tutti come sono andate le cose». E si rivolge sia agli ex colleghi («tanti mi hanno chiesto di chiarire quale fosse il mio ruolo») che ai cittadini («per rassicurarli e far capire loro non tutta la magistratura è impegnata nella gestione del potere»). Quel sistema, per Palamara, è la normalità: le riunioni e il peso delle correnti, le cene con i politici per discutere di incarichi. «È un sistema – spiega ai microfoni di Buongiorno Regione – perché è inevitabile che ci siano relazioni tra più soggetti, anche alla luce della presenza di elementi “laici”, cioè nominati dalla politica, nel Csm per individuare la soluzione migliore per l’assegnazione di incarichi». L’immagine filtrata attraverso gli scandali è quella di una magistratura-casta, ripiegata su se stessa e sulla perpetuazione di riti che hanno molto a che fare con il potere e molto poco con le esigenze dei cittadini. «È vero – dice Palamara – ma questo non riguarda tutti i magistrati, solo un oligarchia, come la chiamo io. Su questo dobbiamo rassicurare i cittadini».
LA CALABRIA DI PALAMARA C’è molta Calabria nel libro. È inevitabile, perché l’ex capo dell’Anm è originario della provincia di Reggio, di Santa Caterina d’Aspromonte, e nella Procura dello Stretto ha mosso i primi passi della propria carriera, «assieme a magistrati importanti con Boemi, Gratteri, Palma, Cisterna, Fava, Verzera. Erano anni difficili – dice –, quelli della gestione dei pentiti durante le guerre di mafie. A quel tempo si paragonava Reggio Calabria a Beirut, ogni giorno c’era un morto ammazzato dalla ‘ndrangheta».
IL CASO DE MAGISTRIS Anni dopo, quando Palamara è un potente membro dell’Anm, la Calabria si presenta nelle sedi decisionali dell’associazione sotto la lente del caso “Why Not”. Al centro c’è l’inchiesta di Luigi De Magistris. «Nel libro – dice l’ex magistrato – parlo di un caso specifico». È l’occasione in cui l’Anm, davanti a un decreto di sequestro di 1.700 pagine, critica il provvedimento con toni forti nei confronti dell’allora pm della Procura di Catanzaro. «Si rompe un tabù, che era quello di non criticare, sostanzialmente, i provvedimenti dei colleghi», spiega. Palamara era convinto di quelle critiche, le considerava fondate. Qualcosa di strano accadde dopo: «Quell’atteggiamento non ebbe più seguito, per esempio nei confronti di altre azioni giudiziarie avviate nei confronti di Berlusconi o di Del Turco. Perché su de Magistris possiamo dire una parola e su altri no?, mi chiesi. Ne trassi la conclusione che qualcuno voleva andare contro de Magistris deliberatamente, e quello non era il mio intendimento».
LA MANCATA NOMINA DI GRATTERI La Calabria si riaffaccia nelle storie raccontate ne “Il Sistema” con la mancata nomina di Nicola Gratteri a ministro della Giustizia nel governo Renzi. Palamara racconta quei giorni dal punto di vista di un magistrato divenuto referente di colleghi e politici e, anche, da pm della Procura di Roma. «Gratteri, al di là del giudizio su di lui, è troppo indipendente e non legato alle correnti. Lo dimostra anche l’ultimo documento di Magistratura Democratica: il procuratore di Catanzaro non è ben voluto dalla parte che conta. Io ho sempre apprezzato il suo coraggio. All’epoca della proposta come ministro della giustizia sia nella politica che da parte di importanti magistrati del mio ufficio, la Procura di Roma, c’erano timori rispetto alla sua investitura». Si mossero così «i pezzi da novanta del Sistema» dei quali Palamara parla nel suo libro e la nomina sfumò.

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