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La "Quinta bolgia" dell'Asp di Catanzaro: 2 rinvii a giudizio

Il gup ha stralciato la posizione di Luigi Muraca, classe ’68, e Tommaso Antonio Strangis. Il pm Chiara Bonfadini: «Una guerra per accaparrarsi i morti»

Pubblicato il: 29/01/2021 – 20:58
La "Quinta bolgia" dell'Asp di Catanzaro: 2 rinvii a giudizio

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Il gup di Catanzaro, Paola Ciriaco ha rinviato a giudizio a imputati e ha stralciato due posizioni nell’ambito del procedimento “Quinta Bolgia” che coinvolge dirigenti medici, infermieri, imprenditori nel settore delle onoranze funebri (e loro dipendenti) e politici, tutti legati all’Asp di Catanzaro (e all’ospedale di Lamezia Terme in particolare).
Il gup ha rinviato a giudizio Eliseo Ciccione, 69 anni, ex direttore del Suem 118 dell’Asp di Catanzaro e l’imprenditore Pietro Rocca, 66 anni, socio unico e amministratore della società Rocca servizi sas. Per costoro il processo avrà inizio il prossimo 21 aprile.
Prosciolti dalle accuse Tommaso Antonio Strangis e l’ex consigliere comunale di Lamezia Terme Luigi Muraca, classe ’68.
Altri imputatati avevano già scelto il rito abbreviato che è stato fissato per il prossimo 12 febbraio.
LA REQUISITORIA Nel corso della requisitoria il pm Chiara Bonfadini aveva chiesto il rinvio a giudizio per gli imputati. «Questa indagine – ha detto il pm – non può essere scissa dall’operazione “Andromeda” che ha sancito l’interesse della cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte quale egemone sul territorio di Lamezia Terme quartiere di Sambiase». Bonfadini ha definito «guerra all’ultimo morto» quello che avveniva nell’ospedale di Lamezia Terme quando le imprese di pompe funebri «pur di lucrare agivano sullo smarrimento dei familiari del defunto». Il pm ha descritto anche un «clima di omertà e paura anche da parte del personale dipendente dell’ospedale» tale da garantire il libero agire dei soggetti facenti parte delle due società Rocca e Putrino. «Società mero schermo delle cosche – ha continuato il magistrato – che hanno creato un vero e proprio duopolio attraverso una metodologia mafiosa». Società in conflitto che hanno poi compreso «di dover collaborare dietro le quinte: concorrenti di forma e non di fatto».
LA VICENDA Tra le accuse vi è l’associazione per delinquere di stampo mafioso per i due gruppo Putrino e Rocca quali appartenenti a due sottogruppi associativi di stampo ‘ndranghetistisco a loro volta inseriti nel contesto criminale lametino della consorteria Iannazzo-Cannizzaro-Daponte. I due sottogruppi sarebbero capeggiati da Pietro Putrino e dai fratelli Silvio e Pietro Rocca. Rocca e Putrino, stando alle accuse, si sarebbero contesi l’accaparrarsi i servizi di onoranze funebri all’interno del Giovanni Paolo II di Lamezia perpetrando illecita concorrenza con violenza o minaccia a danno delle altre imprese, facendo leva sull’appartenenza alle cosche attraverso i propri dipendenti legati alla criminalità organizzata. Un comportamento da padroni che si concretizzava non solo nella concorrenza illecita ma anche nell’accesso ai vari reparti dell’ospedale lametino, grazie al possesso illecito di copie delle chiavi, per “adescare” i parenti dei defunti e accaparrarsi i servizi di onoranze funebri; l’accesso ai personal computer del Centro prelievi e del pronto soccorso dove sono memorizzati i referti dei pazienti; l’accesso alla farmacia del Pronto soccorso; l’accesso per i propri automezzi negli spazi riservati dell’ospedale (come, ad esempio, quelli dedicati ai dializzati).
IL SERVIZIO AMBULANZE Altra accusa è la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente aggrava dal metodo mafioso, per aver turbato il procedimento amministrativo relativamente all’affidamento del servizio ambulanze in favore della Croce Rosa di Putrino, e abuso d’ufficio perché alla Croce Rosa Putrino sarebbe stata concessa la proroga dell’affidamento del servizio ambulanze illecitamente e in palese violazione dei servizi di rotazione e trasparenza, assicurando alla società un vantaggio patrimoniale ingiusto dal 24 dicembre 2015 al 15 novembre 2017 di 1.364.251,43 euro.
Parte civile nel procedimento, l’Asp di Catanzaro, l’Associazione antiracket lametina, rappresentata dall’avvocato Carlo Carere, il Comune di Lamezia Terme, rappresentato dall’avvocato Caterina Restuccia, la Vescio funeral home, rappresentata dall’avvocato Fernando Marrocco. Gli imputati sono difesi da Nunzio Raimondi, Pietro Chiodo, Leopoldo Marchese, Renzo Andricciola, Anselmo Torchia, Lucio Canzoniere, Antonio Larussa, Francesco Gambardella. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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