LAMEZIA TERME «Nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è previsto lo stanziamento di 470 milioni per l’edilizia giudiziaria. La particolare attenzione rivolta dal Ministero a questo tema è testimoniata anche dalla realizzazione, in 5 mesi, di questa Aula bunker, con la fondamentale collaborazione dei componenti della Conferenza permanente, del Commissario Arcuri, della Regione Calabria e dell’Agenzia del Demanio, che ringrazio». Lo ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario di Catanzaro che si è celebrata nella nuova aula bunker realizzata nell’area industriale di Lamezia Terme. «Il Ministero, nell’anno appena trascorso – ha aggiunto – ha dato impulso alla verifica di impatto di alcune leggi, anche al fine di consentire la ricognizione delle migliori prassi applicative e lo studio di eventuali correttivi. Mi riferisco, nello specifico al Rapporto sull’applicazione del cosiddetto Codice Rosso che, come noto, ha introdotto numerose misure per fronteggiare la grave piaga della violenza sulle donne; al progetto di collaborazione interistituzionale sul sistema di contrasto ai fenomeni corruttivi denominato “Alleanza contro la corruzione” cui partecipano i vertici delle massime istituzioni giudiziarie ed economiche del Paese: i Presidenti di Corte di Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Anac, Governatore della Banca d’Italia».
«A livello internazionale – ha poi sostenuto Bonafede – in occasione del ventesimo anniversario della Convenzione di Palermo contro la criminalità organizzata transnazionale, nata da un’intuizione di Giovanni Falcone, l’Italia si è confermata Paese guida nelle politiche di contrasto alle mafie promuovendo due importanti risoluzioni approvate dalla conferenza degli Stati Parte».
GLI INVESTIMENTI NELLA GIUSTIZIA «È importante soffermarsi sull’impegno profuso dal Ministero nel portare avanti, nonostante l’emergenza sanitaria, gli investimenti che sono indispensabili per supportare con maggiori risorse l’efficienza della macchina della giustizia. È proseguito il piano ordinario triennale di assunzioni di oltre 13.000 unità: in particolare, nel 2020 si è avuto il reclutamento di 1163 unità di personale amministrativo, delle quali 142 (ovvero oltre il 10%) destinate agli uffici del distretto di Catanzaro». Ha detto poi il ministro in tema di investimenti e assunzioni nella Giustizia.
«Proprio per scongiurare gli effetti negativi della pandemia sullo svolgimento delle procedure selettive – ha aggiunto – il Decreto Rilancio ha semplificato tali procedure consentendo ad esempio che, entro la primavera di quest’anno, possano prendere servizio presso questo distretto oltre 100, tra cancellieri e direttori (5 unità nella qualifica di direttore e di 111 unità nella qualifica di cancelliere) nonché di un congruo numero di operatori giudiziari a tempo determinato. Sono state poste le basi normative, amministrative e finanziarie affinché, a livello nazionale, entro il 2021, il servizio giustizia possa avvalersi del contributo di circa 7.000 donne e uomini in più».
«NUOVI MAGISTRATI A CATANZARO» «Analoga attenzione è stata riservata alla magistratura – ha sottolineato il ministro – portando a compimento l’aumento delle piante organiche (di 600 unità), previsto già con la Legge di Bilancio 2019. Infatti, con decreto ministeriale 14 settembre 2020 sono state rideterminate le piante organiche degli uffici giudiziari di merito, prevedendo la distribuzione in aumento di 422 magistrati, di cui 14 unità aggiuntive per il distretto di Catanzaro. Inoltre, il 30 ottobre 2020 è stata inviata al Consiglio Superiore della Magistratura la proposta di determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali, un contingente di 176 magistrati chiamato a far fronte alle specifiche criticità di rendimento di ciascun distretto».
INTROCASO: «LA PANDEMIA STA AIUTANDO I CLAN» «La criticità in tempo di pandemia è il punto di snodo, l’innesco dell’attività criminale, di sostituzione per apprensione. Per come rilevato, le associazioni criminali dispongono di enormi disponibilità economiche provenienti da illecito: droga, traffici da “legalizzare” attraverso investimenti in attività imprenditoriali “sane” ed in crisi in modo da conseguire un doppio effetto: “ripulire” il denaro ed inserirsi in un troncone di attività apparentemente sano, ma inevitabilmente corrotto e definitivamente indirizzato al crimine. In tal modo, e per paradosso, si esercita un’attività apparentemente legittima e di mantenimento di imprese altrimenti destinate all’espulsione dal mercato, ma corruttiva del sistema». Con queste parole il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, ha trattato uno dei più importanti argomenti presenti nella relazione per a cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2021. «I quadro di riferimento – ha detto Introcaso – trova drammatico completamento nella crisi da pandemia che, per un verso, paralizza in ragione del lockdown e della mancanza di domanda, l’economia, e per altro verso libera enormi risorse economico finanziarie nel mondo produttivo come misure di sostegno alle imprese gravemente in crisi».
«La paralisi economico-finanziaria, l’impossibilità di esercitare attività, toglie la capacità di guadagno e la possibilità di continuare l’attività alle piccole e medie imprese, che costituiscono l’ossatura economica del Paese Italia e costituisce ulteriore fecondo campo di intervento alle organizzazioni ‘ndranghetiste».
«Esse dispongono di cospicui capitali da impiegare, di pronta disponibilità e di immediata esigibilità; esse agiscono in uno scenario noto e caratterizzato dalla disponibilità di inserimento resa facile dalla grave crisi economica. L’effetto perverso è tragicamente duplice – ha detto Introcaso – . Uno è la surroga nell’impresa dei titolari sani con imprenditori criminali che in tal modo, giustificano il proprio operare e danno impronta di legittimità formale al denaro proveniente dal delitto; l’altro, maggiormente paradossale, è la possibilità di acquisire risorse pubbliche da ristoro economico formalmente destinate ad imprese bloccate dal lockdown ma sostanzialmente apprese in circuito illecito da soggetti criminali».
IL LAVORO IN ITALIA E LE RESPONSABILITÀ DEI PAESI STRANERI «Esponenti delle Forze dell’ordine, della Magistratura e della politica, e mi riferisco al procuratore Gratteri e al presidente (della commissione parlamentare antimafia, ndr) Morra oggi presenti hanno paventato siffatto pericolo e ipotizzato una fenomenologia in atto, secondo sensibilità e conoscenze personali e da ruolo; atteggiamenti non condivisi dalla politica e dalle istituzioni comunitarie, singolarmente orientate a suggerire forme di controllo sull’impiego delle risorse affluite in Italia, obliterando il carattere internazionale dell’impresa ‘ndranghetistica evidentemente operante anche nei paesi di questi superficiali ed inconsapevoli rappresentanti delle istituzioni straniere». Parole forti e decise quelle espresse dal presidente Introcaso nei confronti delle istituzioni comunitarie. Infatti il presidente prosegue: «Pare utile ricordare che è di giudiziale accertamento l’esistenza di oltre 50 locali di ‘ndrangheta in Germania, intervenuti, per esempio, negli appalti per esempio della stazione ferroviaria di Stoccarda, poi sospesi in ragione dell’incidenza della criminalità organizzata».
L’AVVOCATURA ATTACCA IL MINISTRO «In quest’ultimo anno la Giustizia ha subito l’ennesimo rallentamento e introitato ulteriori ritardi a causa del covid, nonostante ciò dai dati ministeriali il Distretto di Catanzaro è risultato essere tra i più produttivi d’Italia, grazie anche al sacrificio e disponibilità di tutte le componenti coinvolte, Avvocatura, Magistratura e impiegati amministrativi». È stata l’introduzione, già condivisa in altre relazioni, del rappresentante dell’avvocatura Antonello Talerico.
L’inizio apparentemente conciliante ha recuperato subito toni piccati: «Ad ogni modo l’anno scorso avevamo invocato, senza alcun riscontro, la presenza del Ministro della Giustizia, in un momento storicamente drammatico, per l’arresto del Presidente della Corte di Assise di Appello (condannato, poi, ad una pena esigua rispetto ai fatti addebitati) e, per via di altri arresti eccellenti, che avevano comunque scosso l’intero ambiente giudiziario calabrese. Oggi prendiamo atto della partecipazione del ministro della Giustizia di un Governo dimissionario, lo stesso ministro che in occasione della consegna (inaugurazione) dell’odierna aula bunker ha omesso financo di invitare le rappresentanze dell’Avvocatura, cioè una componente essenziale del processo, dimenticando probabilmente, nonostante il suo precedente status di coiscritto all’albo, che esistono gli ordini del distretto». Ha detto Talerico, dimentico, forse, che dell’aula bunker non vi è stata inaugurazione ma un sopralluogo per il quale non vennero estesi inviti a rappresentati delle istituzioni e dei vari ordini. Infine Talerico si riferisce alla relazione del Ministro sull’amministrazione della Giustizia «che non abbiamo avuto la possibilità di ascoltare nelle sedi istituzionali per le ben note vicende politiche». «In questa relazione non ho letto quella Giustizia che ogni cittadino avrebbe diritto di pretendere per la tutela effettiva dei diritti – ha sottolineato – per la ragionevole durata del processo, per equità sociale, per la certezza del diritto, per la riduzione dei costi che limitano sempre più il diritto di difesa e l’accesso stesso alla Giustizia. Ed invece, abbiamo registrato l’ennesima matrice che esalta il solito populismo giudiziario, che negli ultimi anni ha prodotto nuove ipotesi di reato inutili, proposte di riforma solo sugli effetti (ex multis, ricordiamo la riforma sulla prescrizione che avrebbe aumentato la durata dei processi senza alcun beneficio per il cittadino) e non sulle cause (insufficienza di risorse organiche e finanziarie) della inefficienza ed inefficacia della Giustizia e, con l’adozione di provvedimenti disorganici sintomatici spesso di una totale ignoranza dei più elementari principi di diritto sostanziale e processuale». «Purtroppo, sotto altro aspetto siamo giunti ad un processo dove – ha poi concluso – l’avvocato viene a volte considerato piuttosto un peso per la macchina giudiziaria, per cui vengono creati nuovi termini decadenziali o perentori o reso più complicato l’adempimento di una attività processuale o procedurale e, costretto spesso ad attendere tempi biblici per avere risposte anche rispetto alle più elementari verifiche connesse al diritto di difesa». (ale.tru.)
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