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Reggio, inaugurazione anno giudiziario. «Un 2020 caratterizzato da pandemia e questione morale» – VIDEO

Si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo anno degli Uffici della giustizia reggina. Il presidente della Corte d’Appello Gerardis: «Le carenze di organico sono ancora più gravi in gravi nella …

Pubblicato il: 30/01/2021 – 14:01
Reggio, inaugurazione anno giudiziario. «Un 2020 caratterizzato da pandemia e questione morale» – VIDEO

di Francesco Donnici
REGGIO CALABRIA Pandemia e questione morale sono gli argomenti cardine delle relazioni che hanno dato avvio all’anno giudiziario 2021 a Reggio Calabria come in tutte le Corti d’Appello del resto del paese. E proprio a fronte delle restrizioni imposte dal periodo e dalle linee guida dettate dal Consiglio superiore della Magistratura, la cerimonia si è svolta in maniera sobria nell’aula della Corte d’assise d’Appello di Piazza Castello.
Il presidente Luciano Gerardis ha dato avvio ai lavori dichiarando l’apertura ufficiale della nuova annualità alle ore 10.49. Le “rinunce” rispecchiavano il particolare momento in cui versa il paese: «Lo facciamo – ha spiegato – per rispettare la coscienza della collettività e nostra personale in un momento di lutto».
«Agire diversamente – rimarca – ci avrebbe creato profondo disagio per un intollerabile contrasto con i sentimenti della nostra comunità e prima ancora con la nostra stessa coscienza, che ci impone rispetto per i tanti morti e per la sofferenza di moltissime famiglie a causa della pandemia in corso». Si è così optato per la rinuncia agli onori militari, alla toga rossa di rito (tutti i magistrati hanno indossato la toga nera) e finanche agli addobbi floreali. Unica eccezione, la pianta d’ulivo posta alla sinistra dello stesso presidente Gerardis, simbolo «della “macchia mediterranea” che esprime la nostra cultura classica». Il significato più profondo era però quello di omaggiare i tanti operatori sanitari, caduti o ancora in prima linea nella lotta al virus. «C’è stato imposto uno stile di vita rigoroso e per certi versi disumano. Lo sforzo che tutti dobbiamo fare ora è quello di superare al più presto le barriere mentali che ci siamo dati».


GERARDIS: «ANNO SEGNATO DALLA QUESTIONE MORALE» Il presidente della Corte d’Appello ha subito evidenziato le difficoltà indotte da questo periodo che ancora di più hanno fatto pesare la carenza di personale negli Uffici giudiziari dove non sono coperti i posti previsti dalle precedenti piante organiche. Dato ancor più grave quando si parla di Reggio, considerata «la Capitale storica e attuale della ‘ndrangheta».
Gerardis ha poi definito l’anno appena trascorso come segnato, oltre che dalla pandemia, «anche dall’eterno ritorno della “questione morale”». Il riferimento è al caso Palamara che ha travolto il Csm mettendo a repentaglio i principi cardine dell’agire dei magistrati. Una vicenda che «ha prodotto il concreto pericolo di una crisi istituzionale senza precedenti» e «ha confermato la necessità di rigorosi paletti etici nell’esercizio delle funzioni pubbliche».
«Solo il tempo – ha aggiunto – potrà dire se sia stato colto il messaggio che il coinvolgimento dell’intero corpo magistratuale è essenziale per emendarsi da metodi purtroppo da gran tempo assai diffusi per un’innegabile degenerazione progressiva del sistema. Andrà fatta anche una piena autocritica da parte di tutti senza pensare di poter scaricare le coscienze su condotte di singoli i quali, pur se responsabili, hanno potuto continuare ad operare imperterriti grazie alla consapevolezza, se non alla complicità, ed al tornaconto di molti».
D’AMATO: «DAL CSM ATTENZIONE COSTANTE VERSO REGGIO» I tempi della cerimonia sono stati contingentati. Il presidente Gerardis ha così dato la parola ad Antonio D’Amato che era presente in rappresentanza del Consiglio Superiore della Magistratura. Il magistrato ha descritto il territorio calabrese, con particolare attenzione a quello reggino, come «difficile, pericoloso e martoriato da una criminalità organizzata che non ha eguali vista la sua tendenza ad infiltrarsi in tutti i settori, compresi quelli più delicati della pubblica amministrazione». D’Amato ha poi portato il saluto del Presidente Mattarella, sottolineando la vicinanza e la costante attenzione delle più alte istituzioni al territorio calabrese. «Sebbene, per rispetto delle vittime della pandemia si sia optato per una cerimonia senza gli orpelli che caratterizzano la solennità, – ha aggiunto – questa emerge dal quotidiano e costante impegno tradotto sul territorio da questi Uffici. Il Csm rivolge verso Reggio un’attenzione non periodica ma costante. Le grosse indagini che hanno scandito l’anno appena trascorso, necessitano ora dei momenti di verifica dibattimentale». Su tutti, ha ricordato il dibattimento di “’ndrangheta stragista” e «la ricerca degli elementi rimasti nel cono d’ombra dell’importante pronuncia di primo grado alla quale si è giunti».
D’Amato ha voluto poi ricordare il magistrato Antonino Scopelliti, vittima innocente della ‘ndrangheta, che in questi giorni avrebbe compiuto 86 anni.
«Sul percorso della magistratura – ha concluso – sono presenti due grosse mine: pandemia e questione morale». Quest’ultima, nella fattispecie, «non è altro che la ricaduta di una certa forma di esercizio della politica che deve tornare a occupare un ruolo centrale e non delegare determinando una sovraesposizione della magistratura».
GLI ALTRI INTERVENTI Intervento successivo è stato quello di Liborio Fazzi, in rappresentanza del ministero della Giustizia dove riveste il ruolo di capo reggente dell’ispettorato generale. Fazzi ha ricordato i numeri, su base nazionale, dell’anno appena trascorso, evidenziando le carenze messe a nudo dalla pandemia e la risposta che si è cercato di approntare. «I tribunali civile e penale, – ha detto – nel secondo semestre hanno incrementato la loro attività in maniera tale da determinare uno smaltimento dell’arretrato di segno positivo, anche grazie alle piattaforme informatiche in uso al ministero. Delle 1.163 unità di personale amministrativo nominate grazie al decreto ministeriale del luglio 2020 a Reggio sono stati assegnati 8 posti di assistente giudiziario». La strade da percorrere passano da diverse vie, dalla giustizia riparativa e tutela delle vittime di reato fino alla garanzia di principi quale, ad esempio, la ragionevole durata dei processi.
«I 470 milioni di finanziamenti destinati al settore giustizia – ha concluso – serviranno alla realizzazione e riqualificazione degli Uffici. Bisogna investire nella giustizia che gioca un ruolo fondamentale sul piano della credibilità delle istituzioni oltre che della fiducia dei cittadini».
Il procuratore generale Fulvio Rizzo ha così sottolineato come i mutamenti nell’organico degli uffici giudiziari servano a «garantire l’efficienza dell’apparato requirente e giudicante sia in primo grado che in appello». Questo assicura «la presenza dello Stato in un territorio che subisce il condizionamento delle attività illecite e la pervasività della ‘ndrangheta». In questo senso, fondamentale rilievo assume l’attività della Procura distrettuale antimafia (impegnata in 166 dei procedimenti pendenti dinanzi alla Corte).
Conclude le relazioni Rosario Infantino, presidente consiglio dell’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria, che sottolinea come «la pandemia abbia evidenziato un’importante verità: l’avvocatura è parte essenziale del sistema giustizia». Il periodo ancora in corso ha chiamato a contemperare l’equilibrio tra due fondamentali esigenze. «La Regolamentazione dell’attività giudiziaria e la neutralizzazione degli effetti derivanti dalla situazione emergenziale in punto di tutela dei diritti».
«I risultati raggiunti in questo distretto – continua Infantino – dove non si è verificato alcun cortocircuito della giustizia, sono molto al di sopra della media nazionale».
«Il perdurare dell’epidemia e dell’emergenza dovrebbero far riflettere sulla necessità di intervenire sulle situazioni di rischio che permangono». Ma la pandemia ci ha insegnato anche altro: «Il diritto non è una formula, ma affonda le sue radici nella vita reale. Quando parliamo di diritti, parliamo di persone e la norma deve sempre confrontarsi con l’umanità».
Conclude quindi con alcuni suggerimenti: «Fare in modo che i fondi per la Giustizia non siano messi al servizio dell’economia ma delle persone; cambiare il sistema abbandonando i precetti». Riguardo a questo secondo inciso, evidenzia, «non si può ignorare la Costituzione, né si può circoscrivere la giustizia alla stregua di un qualsiasi bonus bici. Spetta a noi intervenire, promuovere e non dimenticare il buon andamento e l’imparzialità della funzione. Spetta a noi fare in modo che l’esigenza di giustizia prevalga sul desiderio di legalità». (redazione@corrierecal.it)

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