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Spesa dei fondi Ue, De Michelis: «Italia in ritardo. Ora si faccia presto»

Il direttore Ue Politiche regionali fa il punto sul livello di utilizzo delle risorse comunitarie

Pubblicato il: 30/01/2021 – 10:16
Spesa dei fondi Ue, De Michelis: «Italia in ritardo. Ora si faccia presto»

BRUXELLES L’Italia dovrà darsi da fare per costruire una programmazione strategica, ripensando la macchina amministrativa e puntando su digitale e sostenibilità. Il messaggio arriva dal direttore generale ad interim per le Politiche regionali e urbane Ue, Nicola De Michelis, che in un’intervista all’ANSA fa il punto sulla spesa dei fondi europei e le nuove priorità della politica di coesione, proprio mentre i governi nazionali sono alle prese con i piani per accedere al Recovery Fund.
In merito ai livelli di spesa dell’Italia, ferma al 40%, «le cose non vanno così male come si pensa», spiega De Michelis, dicendosi «abbastanza fiducioso» per lo sprint finale del nostro Paese, che «come sempre, arriva un po’ in affanno verso il traguardo ma alla fine utilizza pienamente le risorse». Restano tre anni per spendere il 60% dei fondi Ue ancora disponibili, ma le cose si stanno già muovendo e l’Italia è stata «probabilmente il Paese che ha fatto la più grossa operazione in termini di riprogrammazione quantitativa per far fronte alla pandemia».
Le criticità non mancano e la lentezza dimostrata finora, secondo De Michelis, è dovuta ad alcuni fattori che saranno al centro della discussione tra governo e Regioni. Innanzitutto, la capacità strategica di «identificare le quattro o cinque grandi priorità su cui l’Italia vuole investire» ossia «avere un’idea chiara su dove l’Italia vuole andare». Vanno poi ripensati aspetti problematici come la giustizia civile, l’istruzione e i «grandi progetti infrastrutturali che prendono tempi doppi rispetto a tanti altri Paesi europei». Quella della macchina amministrativa è una discussione «importante» quanto «vecchia» e «una delle riforme a cui bisogna metter mano». Ciò che serve a Roma, spiega il funzionario europeo, è «saggezza e visione» per andare verso la trasformazione digitale e verde dell’economia, le due grandi priorità dell’Ue. Questo significa anche assicurarsi «che all’interno dell’amministrazione pubblica italiana ci sia gente che capisce di digitalizzazione e di politiche ambientali». «Se c’è un ambito di spesa su cui si è fatta più fatica in questi anni, è proprio il cambiamento climatico e il riassetto del territorio», ammette De Michelis, sottolineando che in Europa dare un «vero senso» alla sostenibilità sarà «la sfida per tutti». I regolamenti impongono che tra il 25 e il 40% dei fondi sia usato per rispondere alla crisi climatica.
A questo proposito, il Fondo per la transizione equa «ha una funzione chiarissima» che esclude ogni forma di gas fossile. Nel caso della riconversione di Taranto o del Sulcis in Sardegna, «immaginare che con il Fondo per la transizione giusto si finanzi gas non è ammissibile». Tra le altre priorità, il funzionario ricorda anche il tema urgente dei giovani. Adesso, insomma, «non c’è tempo da perdere». Né per il governo, né per gli amministratori locali. Che nei prossimi anni avranno un’opportunità in più, con il nuovo programma React-Eu che mette a disposizione più flessibilità per centrare gli obiettivi. Per evitare gli errori del passato, sollecita De Michelis, è bene per gli amministratori «iniziare a lavorare subito».

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