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«Un voto consapevole per uscire dalla marginalità»

Rispetto per essere considerati. Finché questo principio rimarrà fuori dai confini regionali, la Calabria continuerà ad essere ritenuta un bacino di voti dal quale attingere. Non c’è molto tempo pe…

Pubblicato il: 01/02/2021 – 10:29
di Franco Scrima*
«Un voto consapevole per uscire dalla marginalità»

Rispetto per essere considerati. Finché questo principio rimarrà fuori dai confini regionali, la Calabria continuerà ad essere ritenuta un bacino di voti dal quale attingere.
Non c’è molto tempo per decidere visto che tra pochi mesi andremo al voto per eleggere il nuovo Consiglio regionale. La Calabria è tra le regioni meno considerate; si porta addosso la nomea di avere la popolazione più “servizievole” del Paese, frutto probabilmente di avere assecondato negli anni, una classe politica che, fatte salve rare eccezioni, ha solo preso senza mai dare.
Forse si è giunti ad un punto in cui è doveroso superare la rassegnazione e ribellarsi alla marginalità che ci è stata cucita addosso. Avere le idee chiare e la consapevolezza dell’importanza del voto può essere un ottimo strumento di cui valersi nella speranza di vederci restituiti parte dei diritti che ci sono stati negati.  Bisogna fare di tutto per cambiare le sorti di questa terra, cominciando a pretendere che venga fatta uscire dalla mediocrità nella quale è stata relegata per così lungo tempo. Ribellarsi al ceto politico-affaristico (e in taluni casi anche mafioso) vuol dire aver preso coscienza dei mali che hanno ammorbato la società calabrese fino a ridurla alla marginalità.
Uscire dalla cabina elettorale con la consapevolezza di aver segnato la scheda elettorale con responsabilità è un obbligo di cui ciascun elettore deve farsi carico, avendo presente che il voto è un atto di fiducia in qualcuno che ha il dovere di svolgere il suo lavoro per lo sviluppo della Regione e di restituire i diritti negati ai calabresi che hanno il dovere di riappropriarsi del territorio e isolare quel ceto politico-affaristico-mafioso che ha segnato, nel tempo, la rovina di questa terra.
Sono pochissimi gli eletti che hanno lasciato un segno indelebile per il lavoro svolto per lo sviluppo della Calabria. Gli altri fanno parte di quella realtà che pesa molto sulla mancanza di credibilità della classe politica e sul mancato sviluppo del territorio che continua a rimanere schiacciato dentro i suoi confini, privato del necessario, alla mercé di una classe politica egoista che pensa solo a sé stessa per avere assicurato benessere personale.
Gli esempi sono tanti. Basta considerare la capacità che hanno dimostrato nell’aggirare la “spending review”, a suo tempo voluta da Monti, introducendo nel loro stipendio la voce “spese per l’esercizio del mandato” che ha fatto lievitare le loro retribuzioni portandole tra gli undici ed i quattordicimila euro al mese, ai quali vanno aggiunti i rimborsi per gli spostamenti.
In questo i politici calabresi sono stati i precursori, mentre la società continua a fare i conti con una moltitudine di problemi che si cumulano con l’incapacità di vedere valorizzato il territorio.
Le lotte dei sindacati, gli inviti al cambiamento, la precarietà diffusa, la disoccupazione, non sono tutt’ora sufficienti per sensibilizzare il tessuto politico regionale. E, infatti, nasce proprio da considerazioni come questa, la necessità di garantire alla Calabria una classe politica nuova, che promuova il lavoro e dia fiato all’economia, diminuendo in tal modo il gap esistente con le regioni del Centro e del Nord Italia. Bisogna, insomma, lottare per ottenere sistemi di vita più adeguati che riequilibrino il Mezzogiorno.
In questi ultimi anni di crisi, il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud del Paese è aumentato. Lo ricorda l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha messo a confronto i risultati registrati da quattro indicatori: il pil pro capite, il tasso di occupazione, il tasso di disoccupazione e il rischio povertà da esclusione sociale.
Ecco da dove nasce anche l’invito ai calabresi di scegliere con responsabilità gli uomini da mandare in Consiglio Regionale. “Calabresi giusti al posto giusto”! Deve essere il “mantra” del cambiamento. La Calabria e i calabresi sono in credito per tutto ciò che negli anni è stato promesso e non mantenuto. Si faccia in modo che si apra un nuovo percorso politico. La Calabria ha risorse proprie per progredire: il turismo, l’agricoltura, il territorio, il clima. Sono indici importanti per avviarsi sulla strada del cambiamento.
Le carenze di infrastrutture, a cominciare dall’alta velocità, dalle industrie che mancano e da una Sanità micragnosa, sono gli obiettivi urgenti da affrontare.  Realizzarle significa contribuire a far superare ai calabresi la rassegnazione alla quale sono avviati aiutandoli a riscattarsi dall’emarginazione che continuano a subire. In tutto questo c’è da dire che siamo in presenza di una crisi perfetta: sanitaria- pandemica-sociale. E nonostante ciò in Calabria c’è l’aggravante di essere amministrati da soggetti marginali e pressapochisti. Un sistema che ci porta verso la palude.
Il vento del Nord che ci porta le sue idee colonialiste è tutt’altro che infallibile. Di cosa sono capaci al di là del Po ce lo dicono le cronache dei giornali in tema di pandemia. Perciò scegliamo in casa nostra, meglio essere padroni che vassalli. Trovare un punto di riferimento importante, è indispensabile per la Calabria. E intorno ad esso creare la maggioranza di governo.
*giornalista

 

 

 

 

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