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l’interrogatorio

Colpo di scena a “Rinascita”, il pentito non parla

Salvatore Schiavone ha scelto di non rispondere alle domande del pm. Oggi il collegio ha sospeso i termini di custodia cautelare

Pubblicato il: 03/02/2021 – 17:18
di Alessia Truzzolillo
Colpo di scena a “Rinascita”, il pentito non parla

LAMEZIA TERME Si è avvalso della facoltà di non rispondere il collaboratore di giustizia Salvatore Schiavone, 45 anni, di Vibo Valentia. Chiamato come teste dell’accusa, la collaborazione di Schiavone era emersa dai brogliacci dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che il 19 giugno 2020 aveva portato all’arresto di undici persone per traffico di droga dal Brasile e dall’Albania.
Un traffico di droga legato alla figura del boss di Zungri, Peppone Accorinti.
Il 3 ottobre 2019 Schiavone parla degli uomini della locale di Zungri in Toscana: i fratelli Valerio e Giuseppe Navarra. E proprio nelle carte di “Rinascita-Scott”, la maxi inchiesta della Dda di Catanzaro contro le cosche vibonesi, spunta il nome di Valerio Navarra quale intraneo alla cosca Accorinti, «con compiti di controllo del territorio, di assicurare e mantenere i contatti tra gli associati ed approvvigionamento di armi e munizioni per conto del sodalizio; recapitava messaggi e partecipava a riunioni del gruppo, poneva in essere reati fine del sodalizio, quali quelli in materia di armi, danneggiamenti, detenzione e spendita di banconote contraffatte, sequestri di persona e coadiuvando i vertici della cosca nel settore della commercializzazione di bestiame con modalità illecite, consumando all’occorrenza anche furti e ricettazioni». Argomenti che Schiavone oggi, nel corso del processo Rinascita-Scott non ha inteso approfondire perché ha scelto di non rispondere alle domande dell’accusa.
Liquidato in fretta dal sostituto procuratore Antonio De Bernardo: «Congediamo il teste – ha detto il pm –, la Procura prenderà i provvedimenti del caso».

Sospesi i termini di custodia cautelare

Al termine dell’udienza di oggi il collegio del Tribunale di Vibo Valentia, presieduto da Brigida Cavasino, ha accolto la richiesta della Procura di sospendere i termini di durata massima della custodia cautelare come previsto dal comma due dell’articolo 304 del codice di procedura penale che prevede tale sospensione quando ci si trova difronte a dibattimenti particolarmente complessi, come è stato riconosciuto per il processo Rinascita-Scott, viste le numerose udienze, il gran numero di testi e quindi di trascrizioni da studiare. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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