LONGOBARDI Il Tirreno cosentino continua ad essere attenzionato dalla Procura di Paola guidata da Pierpaolo Bruni. Numerose le inchieste aperte e concluse in questi mesi: nel mirino finiscono sindaci, consiglieri e pezzi importanti dell’apparato amministrativo di piccoli centri dove il voto diventa spesso preziosa merce di scambio. L’attività investigativa conclusa oggi e avviata nel 2020, ha permesso alla Procura di scoprire contorni e dettagli di alcuni episodi legati in parte alle elezioni comunali del 2019 a Longobardi e in parte «alla spavalderia e spregiudicatezza» di alcuni indagati (LEGGI QUI LA NOTIZIA).
L’indagine odierna parte dal racconto dell’avvocato Nicola Bruno, candidato alle elezioni comunali del 2019 a Longobardi che denuncia un «tentativo di estorsione». Bruno aveva inserito nella lista a sostegno della sua candidatura Maria Francesca Petrungaro, «conosciuta e benvoluta in paese, proveniente da una famiglia numerosa». La notizia della possibile candidatura di Petrungaro però avrebbe infastidito due amici: Mario Veltri e Andrea Amendola (entrambi indagati) «vicini al sindaco uscente e opposto a Bruno e interessati alla sua riconferma per continuare a beneficiare di eventuali attenzioni di una amministrazione amica». «Amendola è gestore di un lido balneare dove Petrungaro ha lavorato nel periodo estivo dal 2014 al 2017 con contratto part-time e nel 2018 senza che la sua posizione venisse regolarizzata».
Secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, Amendola e Veltri avrebbero chiesto alla donna di non candidarsi nella lista di Bruno, pena la perdita del posto di lavoro. Il candidato a sindaco, venuto a conoscenza della minaccia rivolta alla Petrungaro (che non ha sporto denuncia), ha deciso di raccontare tutto agli inquirenti. La Procura ha avviato una serie di intercettazioni per acquisire elementi investigativi e probatori utili alle indagini. «In piena campagna elettorale il 15 aprile 2019», gli investigatori captano una conversazione tra la Petrungaro e suo cugino. Quest’ultimo, a conoscenza delle minacce, chiede conto su quanto accaduto, e lei risponde: «Mi ha detto che non mi dovevo candidare. Si sono permessi, lui e quella testa di cacchio del compare suo». Il cugino chiama in causa Mario Veltri: «Quella testa di cacchio del compare suo… Mariolino». La Petrungaro poi racconta nei dettagli quanto successo: «Mi ha preso a casa – aggiunge – spavaldi sono scesi dalla macchina e mi hanno detto vedi che puoi fare, non ti permettere proprio». Alla fine della discussione, avrebbe rifiutato il “consiglio” di Veltri e Amendola. Una rinuncia che avrebbe spinto lo stesso Amendola a trovare un sostituto al lido: «Ha già messo l’annuncio», dice la donna, sempre nel corso di una telefonata. E a quel colloquio di lavoro si presenterà proprio il fidanzato della Petrungaro, evidentemente all’oscuro di quanto accaduto. Anche questa circostanza è accertata e cristallizzata dalle intercettazioni telefoniche. La giovane si rivolge a muso duro al compagno e gli intima di declinare l’offerta di lavoro. Un consiglio che ha il tono di un ultimatum: «Se tu vai là, con me hai chiuso». Il 3 giugno 2019, dopo l’esito delle consultazioni elettorali e la sconfitta di Bruno e della sua lista alle elezioni comunali, Petrungaro parla con un altro candidato e quest’ultimo la informa delle indagini della Procura. Sorpresa dalla notizia, risponde: «Fantastico, a me non hanno chiamato». Nonostante la sconfitta, però, Veltri non perdona quel rifiuto e sono proprio gli investigatori ad accertare il suo malumore in una lunga serie di intercettazioni dove l’indagato sottolinea più volte il buon numero di voti raccolto da Petrungaro (50), mostrando dubbi però sul suo ruolo politico: «che utilità ha a Longobardi?».
Mario Veltri detto “Mariolino” e Andrea Amendola (soprannominato “Capone” dalla stessa Petrungaro) sono amici di vecchia data. Gli investigatori captano circa «230 conversazioni» tra i due e tra queste una risulta particolarmente utile alle indagini. E’ il 15 aprile e Veltri chiama Amendola per informarlo di aver trovato un’altra candidata, Elena Miceli (poi eletta e oggi consigliera di maggioranza), e chiede all’amico di adoperarsi per aiutarla ad ottenere voti e consensi. Amendola chiude in fretta la conversazione e dice a Veltri di «non parlare di queste cose al telefono» dandogli appuntamento il giorno dopo.
La volontà di avere in squadra una giovane in grado di intercettare un buon numero di voti come Petrungaro mostra – secondo gli inquirenti – l’attenzione rivolta «da Veltri e dalla moglie Donatella Attanasio alla compagine facente capo al sindaco uscente Giacinto Mannarino, una amministrazione definita più volte amica». E quest’ultimo passaggio risulta evidente in una serie di episodi che vedono tra i protagonisti proprio la Attanasio che, ad esempio, nel corso di una conversazione telefonica, tranquillizza un’amica in relazione ad «un ipotetico controllo edilizio che vedrebbe interessato il comune di Longobardi». «Lo facciamo, ti posso assicurare (ridendo) che se vince Giacinto lo facciamo, se vince l’altro io non ne rispondo». Per la Attanasio avere “un’amministrazione amica” ha i suoi vantaggi «se puoi contare su l’ingegnere Carnevale che si mette subito a disposizione. Se abbiamo bisogno di un accertamento da parte di un ingegnere, lui è disponibile, lo fa domani». Il 13 maggio 2019 in piena campagna elettorale, la moglie di Mario Veltri dialoga con l’amico Nicola Aloe «di cifre da pagare» e nel «successivo colloquio telefonico, tra i coniugi Veltri, si capisce anche la natura ed il creditore del denaro». Dalla telefonata emerge come «Nicola Aloe dovesse versare 940 euro di oneri di urbanizzazione al comune di Longobardi per una concessione in sanatoria». Nel corso della stessa conversazione «Veltri dice alla moglie che avrebbe controllato la pratica al Comune. La Attanasio incalza il marito chiedendo di far risparmiare ad Aloe 100 euro (senza dir nulla all’ingegnere Carnevale) a fronte di una spesa prevista di circa 1.200 euro». Il 16 maggio, tre giorni dopo, Mario Veltri «avrebbe interceduto con il comune per la pratica di Aloe» “concordando” una spesa di circa 672 euro. Il favore però andava restituito e «sarebbe consistito in almeno due voti che Aloe avrebbe dovuto dare a Elena Miceli» consapevole – come si legge nelle carte – dei consensi assicurati. Della concessione last minute con tanto di sconto extra era venuto a conoscenza anche Alessandro Aloise, candidato nella lista di Nicola Bruno e sicuro che Aloe si fosse «venduto all’altra lista in virtù del favore ottenuto». Ma c’è di più, Aloise spulciando l’albo pretorio sarebbe venuto a conoscenza di «un’altra concessione dell’ultima ora a favore di una famiglia legata da vincoli di parentela con Aloe». Episodio, anche questo, oggetto di intercettazioni che dimostreranno come Veltri e consorte si «siano poi impegnati con le stesse modalità con cui avevano tentato di risolvere la pratica Aloe». Chi indaga, grazie alle conversazioni, è riuscito a ricostruire tutti i passaggi di questo presunto sistema di favori chiesti e concessi e di voti cercati e pretesi, certificando «l’illecito consumato».
Nei confronti di Mario Veltri e Andrea Amendola è stata applicata la custodia cautelare in carcere. Donatella Attanasio (ex consigliere comunale) ed Elena Miceli (consigliere comunale di maggioranza) sono finite invece ai domiciliari. Nicola Aloe e Maria Angela Aloe sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Infine, Salvatore Carnevale è stato sospeso dal servizio per 7 mesi.
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