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Governo Draghi, Otto Torri: «Finisce la ricreazione dei ciucci»

Per l’associazione «finisce l’illusione che la competenza, il curriculum, l’esperienza nelle istituzioni, nelle professioni, siano qualcosa di superfluo»

Pubblicato il: 04/02/2021 – 20:01
Governo Draghi, Otto Torri: «Finisce la ricreazione dei ciucci»

CORIGLIANO ROSSANO «La ricreazione dei ciucci è finita. È, questo, il messaggio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato alla classe politica probabilmente peggiore della storia della Repubblica Italiana, affidando l’incarico al professor Mario Draghi. Finisce l’illusione che la competenza, il curriculum, l’esperienza, lo studio ed il bagaglio di vita vissuta, nelle istituzioni, nelle professioni, nel mondo del lavoro, a tutti i livelli, siano qualcosa di superfluo: un orpello di cui si fregiano i vecchi tromboni. Con Draghi finisce l’illusione che a gestire la cosa pubblica so’ tutti boni. Che si può fare il Ministro, il Sottosegretario o l’alto dirigente di un’azienda di Stato come primo impiego. Finisce la convinzione, presupponente e cialtrona, che la Politica sia mettersi al servizio perché tanto non c’ho altro di meglio da fare. Finisce l’occupazione ciancicata dell’informazione pubblica e la discussione sgrammaticata, il poter dire tutto ed il contrario di tutto. Perché tanto stiamo a scherzà. E chissene». È quanto riporta in una nota l’associazione Otto torri sullo Jonio.

«Finisce la barzelletta della povertà abolita con un click. Ed il teatrino delle crisi industriali risolte con la bacchetta magica. Finisce – proseguono dall’associazione – la convinzione di essere i migliori, perché nessuno mai ti chiede conto e ragione. Di essere i più belli ed i più bravi, perché sui social siamo pieni di like. Di essere prontissimi, a prescindere, un modello che tutto il mondo ci invidia. Finisce il Paese dei balocchi, dove chi più spende più guadagna. Finisce qui lo scaricabarile sulla pelle degli italiani. – Conoscenza, coraggio ed umiltà. Sono le tre parole chiave del discorso pronunciato da Mario Draghi in occasione della Laura Honoris Causa conferitagli dall’Università Cattolica di Milano, qualche settimana prima della fine del mandato come Presidente della Banca Centrale Europea (BCE). Conoscenza, coraggio ed umiltà, sono l’esatto opposto di quanto messo in mostra dai Governi Conte I e Conte II nei 30 mesi di gestione della cosa pubblica. La conoscenza è stata umiliata, svilita, declassata ad arbitrarietà, improvvisazione, supponenza, di chi non ha mai aperto un libro in vita sua. Il coraggio, mortificato e vilipeso, tramutato in furberia, piaggeria, rincorsa ossessiva del consenso. L’umiltà calpestata da un egocentrismo cresciuto in maniera ipertrofica ed inversamente proporzionale al proprio bagaglio culturale. È per questo che, come Otto Torri sullo Jonio, salutiamo l’incarico al Governo Draghi come il giorno della Liberazione. Con Mario Draghi si apre una stagione nuova. Fatta di grandi speranze, per un Paese diverso. Basato sul merito, sull’impegno, sul sacrificio, sulla voglia di fare, di studiare, di lavorare, di creare opportunità, di investire, di guardare lontano. Mario Draghi può davvero diventare un punto di riferimento per quella parte della società italiana che ha voglia di rimboccarsi le maniche e di mettersi in gioco. Che sa riconoscere il valore di chi è più bravo, più capace, più brillante, più in gamba, più serio, più perseverante, più disciplinato. Che ha voglia di investire nel talento, nelle qualità, nella meritocrazia. Alle sorti del Governo Draghi sono legate le speranze di quella parte del Paese che ha voglia di innovare e di stare al passo con la globalizzazione. Alle sorti del Governo Draghi è legato a doppio filo il futuro del Meridione e della Calabria. Perché dopo anni di torpore e di sonno della ragione, la nostra terra ha bisogno di una forza “disruptive” per potersi rialzare ed iniziare a camminare con le proprie gambe. Il nostro augurio, quindi, è quello che il Governo Draghi abbia successo. E che da quel successo si possa continuare ad avere concludono – un nuovo Governo Draghi. Anche rinunciando al voto, per qualche anno, se fosse necessario».

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