COSENZA «Controllori e controllanti d’accordo sul malaffare». E’ questo in estrema sintesi il contenuto dell’indagine condotta dalla Procura di Cosenza e denominata “Sistema Cosenza”. Non solo i bilanci da taroccare per far quadrare i conti, nel «sistema» scoperto dagli investigatori emerge chiara la volontà di elargire favori ad «amici e conoscenti destinati a ricoprire ruoli importanti nella struttura». E’ il caso, ad esempio, «della falsa attestazione della qualifica di “Responsabile dell’U.O.S. Protesica” in capo a Maria Marano, dipendente dell’Asp all’epoca dei fatti con il ruolo di collaboratore amministrativo e non di dirigente». A seguito delle verifiche effettuate dal Nucleo di polizia economica finanziaria sugli atti deliberativi adottati dall’Azienda Sanitaria provinciale di Cosenza emerge come l’incarico dirigenziale «potesse essere destinato solo ad un dirigente medico con anzianità di servizio di almeno cinque anni e non alla Marano che non possedeva i necessari requisiti». In barba alle regole «il Dg Mauro, il direttore amministrativo Luigi Bruno e il direttore sanitario Francesco Giudiceandrea adottavano diverse deliberazioni» concedendo alla candidata sprovvista dei titoli «rilevantissimi poteri di gestione in un settore nevralgico che muove diversi milioni di euro».
In una delibera, Maria Marano non risulta «solo Responsabile dell’U.O.S. Protesica” ma viene falsamente individuata come “Responsabile Unico del Procedimento per la fornitura domiciliare di ausili per incontinenti ad assorbenza a ridotto impatto ambientale per le aziende sanitarie della Calabria”». Un abuso denunciato dal coordinatore territoriale del sindacato del comparto sanità, cristallizzato in una nota indirizzata a Raffaele Mauro che «conferma la falsità ideologica della deliberazione» e spingerà i vertici aziendali ad annullare il provvedimento. Una circostanza che secondo la Procura «rileva la piena consapevolezza da parte della direzione aziendale della qualifica professionale effettivamente rivestita dalla Marano». Il management si “scusa” con il sindacato e confessa il «mero errore materiale». In vari passaggi nelle carte dell’inchiesta, i responsabili delle indagini sottolineano il pressing continuo di Maria Marano desiderosa di ottenere finalmente (e illegittimamente) l’agognato transito nel ruolo dirigenziale, «al quale ambiva da anni». Nell’ambizioso disegno viene coinvolto anche l’avvocato Giovanni Lauricella, chiamato a sostituire Raffaele Mauro (andato in ferie proprio per sfuggire alle richieste della Marano). Il fatto che il sindacato avesse sollevato dubbi sul suo ruolo e sui suoi mancanti requisiti fa infuriare la Marano che in una intercettazione «non solo riconosce la falsità delle indicazioni sul suo profilo personale, addirittura se ne duole, poi però si domanda se può fare ricorso (al giudice del lavoro) per vedersi riconosciute le mansioni superiori».
Dopo mille peripezie, Marano «era sul punto di ottenere grazie a Mauro, Bruno, Giudiceandrea, Lauricella e anche Remigio Magnelli, una deliberazione con la quale finalizzare il suo inquadramento come dirigente amministrativo». Nel caos della nomina, compare anche Franco Pacenza ex consigliere regionale e consulente personale in materia di sanità dell’ex governatore Mario Oliverio. «La sua posizione – esclusa dalla richiesta cautelare – è di estrema importanza». Il primo passaggio viene ricostruito partendo da una conversazione nella quale Marano riferisce di aver ottenuto un parere della Regione, tramite Pacenza che «se serve» è disposto a far avere un parere dal «Padre Eterno». L’atto in questione «sarebbe stato richiesto dal direttore amministrativo Luigi Bruno su format predisposto della stessa Marano e la relativa risposta sarebbe stata dettata da Pacenza». Gli accertamenti della Procura hanno permesso di rintracciare il documento e si tratta di «una nota con cui Bruno chiede all’allora commissario ad acta per la sanità calabrese Massimo Scura, il nulla osta ad utilizzare, la graduatoria del concorso pubblico per Dirigenti Amministrativi approvata con delibera del 2002 dall’ex Asl 3 di Rossano». Nonostante la graduatoria non fosse tra quelle in corso di validità, «è emerso che era stata organizzata e pianificata la firma della delibera di transito nel ruolo dirigenziale di Maria Marano e altri aspiranti candidati, utilizzando impropriamente lo strumento dello scorrimento della stessa graduatoria, in cui i collaboratori amministrativi risultavano “idonei non vincitori”». A sottoscrivere la delibera sarà Remigio Magnelli, Direttore U.O.C. Gestione Valorizzazione Sviluppo e Formazione Risorse Umane. Mauro, infatti, «si rifiuterà di sottoscrivere l’atto, motivando la propria scelta alla luce dell’imminente blocco previsto dalla Legge finanziaria, senza porre un concreto ostacolo alla procedura». In una conversazione con l’avvocato Lauricella confesserà: «non voglio apparire come quello che si mette di traverso e impedisce alla gente di diventare dirigente». La mancata firma della deliberazione scatena la reazione di Pacenza che telefona a Mauro per chiedere conto del suo mancato assenso. «Se ti chiede un parare Rafè (rivolgendosi a Mauro) e il parere c’è e mò ci vò natu parere? Sta diventando antipatico». «Caro direttore generale – continua Pacenza – l’Asp di Cosenza viene inquadrata per come si deve, non è possibile questo atteggiamento».
Con una delibera del 5 dicembre 2018 a firma Mauro, Bruno, Giudiceandrea e su proposta di Remigio Magnelli viene indetto un “Avviso di mobilità volontaria, regionale ed extraregionale, per due posti da dirigente amministrativo”. Gli investigatori ravvisano un primo profilo anomalo nel numero dei posti messi a disposizione: «a fronte della possibilità di una copertura totale in pianta organica di 8 posti, la direzione aziendale decide in modo sospetto di coprirne solo due». In questo caso, secondo la Procura, la scelta sarebbe legata all’assunzione di Giovanna Borromeo. Il giorno dopo la pubblicazione del bando, viene disposto «l’utilizzo della graduatoria di concorso pubblico esperito da altra azienda dando atto del mero avvio delle procedure di mobilità e procedendo con l’assunzione a tempo pieno ed indeterminato di Giovanna Borromeo, già dipendente Asp come collaboratore amministrativo esperto e collocata al terzo posto della graduatoria citata». Grazie a questo stratagemma, si configura «l’indebita assunzione» della candidata.
Come sostenuto, in conferenza stampa, dal pm Mariangela Farro: «nell’inchiesta “Sistema Cosenza”, la cosa pubblica viene asservita a logiche personalistiche». E questo appare evidente anche nel caso «dell’illegittima attribuzione a Cesira Ariani dell’incarico di Responsabile della U.O.S.D. “Risk management-governo clinico”». La Procura di Cosenza passa al setaccio atti e documenti e rilevano un presunto abuso d’ufficio da parte di Mauro, Lauricella, Giudiceandrea, Bruno e Magnelli. Nel novembre del 2017, l’allora direttore generale «pubblicava un avviso interno per “l’incarico di direzione delle strutture semplici a valenza dipartimentale” e tra le strutture interessate veniva indicata anche quella di Risk Management». Con un atto del 2018 però «Il dg annulla e sostituisce il precedente avviso con un nuovo documento riferito limitatamente al conferimento dell’incarico di Responsabile del Risk Management”». Questo secondo atto per la Procura «viola la legge non soltanto per i requisiti degli aspiranti, ma anche per la procedura di conferimento dello stesso». Tra l’altro, secondo quanto appurato, «la commissione scelta per la nomina è anomala perché formata da figure professionali, che nulla hanno a che vedere con il Dipartimento di afferenza della posizione oggetto di incarico». Tra i componenti figurano Francesco Giudiceandrea (presidente), Carmela Cortese e Antonio Scalzo (entrambi componenti). All’esito delle varie procedure, «Raffaele Mauro procede ad individuare Cesira Ariani quale candidata da destinare alla nomina». Nella vicenda ricostruita in maniera certosina da chi indaga il «dg avrebbe agito in palese conflitto di interessi» se si considera «che nel periodo in esame era legato sentimentalmente alla Ariani. Relazione di cui erano a conoscenza anche Giudiceandrea, Bruno, Lauricella e Magnelli». Altro passo di assoluta rilevanza a proposito dell’incarico concesso ad Ariani è «l’esclusione di uno dei candidati mediante falsa attestazione in ordine alla mancanza di uno dei requisiti di ammissione».
L’ultimo caso di abuso d’ufficio rilevato dagli investigatori riguarda «l’illegittimo collocamento in aspettativa di Gennaro Sosto». Anche in questa occasione ad avere un ruolo nella vicenda saranno Mauro, Magnelli e Lauricella. «Con una delibera del 2019 venivano approvati gli atti di concorso pubblico per due posti di dirigente ingegnere la cui copertura era stata autorizzata dalla Regione». Nella graduatoria, Gennaro Sosto e Antonio Capristo erano risultati vincitori. «Nel corso delle operazioni di acquisizione della documentazione del concorso, Magnelli rappresentava che nel fascicolo era presente solo il contratto stipulato da Capristo mentre Sosto aveva chiesto l’aspettativa fino alla scadenza dell’incarico precedentemente assunto di dg dell’Asp del Molise». Nulla di strano, se non fosse che «nella documentazione esibita non vi era traccia della domanda di aspettativa del Sosto e neanche la dichiarazione in ordine all’esistenza di cause di incompatibilità». L’aspettativa sarà comunque concessa da una delibera a firma del Dg Mauro ma risulterà «viziata da macroscopiche violazioni di legge». (redazione@corrierecal.it)
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