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CONTRIBUTO

«Conoscenza, coraggio, umiltà»

Verrebbe da dire, l’avevo detto, ma sarebbe una forma di appropriazione indebita: avevamo un po’ tutti sotto gli occhi lo scempio della politica e non era affatto difficile antevedere che l’accani…

Pubblicato il: 05/02/2021 – 14:34
di Nunzio Raimondi
«Conoscenza, coraggio, umiltà»

Verrebbe da dire, l’avevo detto, ma sarebbe una forma di appropriazione indebita: avevamo un po’ tutti sotto gli occhi lo scempio della politica e non era affatto difficile antevedere che l’accanirsi della pandemia avrebbe portato inevitabilmente al risorgere delle élite.
E proprio quando nessuno più ci sperava, sopratutto fra i giovani e nel mondo delle competenze (nonostante il battibeccare, in campo epidemiologico, fra virologi di chiara fama).
Ed invece, ecco farsi strada l’unica via possibile che il Capo dello Stato, in certo senso, è stato costretto ad intraprendere (coactus tamen volui) per rimettere in riga la politica belligerante e, nel contempo, tornare alla serietà.
La serietà di un Paese che non è in grado di far fronte comune nelle difficoltà e che, anzi e per natura, canta come la cicala anziché costruire come la formica. Un Paese che ha bisogno sempre di qualcuno o qualcosa che gli dia una scossa, che lo risvegli da una condizione onirica per la quale danza perfino sotto le bombe…
Bisogna quindi dare atto al presidente Mattarella d’aver fatto la cosa giusta, di non aver tergiversato su ciò che si doveva fare.
Certo, scegliere il meglio per la guida del Paese ma mi permetto di dire, a ragion veduta, poiché simili decisioni non si assumono in poche ore…per quel che so, esse sono attentamente vagliate in precedenza, prospettate alle forze politiche ed esplorate proprio dalla Presidenza della Repubblica che mai avrebbe mandato in Parlamento il prof. Draghi senza una verifica preventiva della maggioranza che avrebbe potuto sostenere un governo di unità nazionale.
Sicché la narrazione di queste ore da parte dei media, tutta concentrata sulle complesse trattative fra i partiti ed il presidente incaricato, sa di “teatrino della politica” e fa sorridere coloro che conoscono un po’ i meccanismi della vita istituzionale.
Risponderanno tutti (o quasi) a quel richiamo all’unità che il presidente incaricato ha pronunziato come corollario dell’appello formulato dal presidente della Repubblica.
E penso che alla fine si opterà per i cosiddetti “tecnici d’area”, per un governo che sia perciò tecnico ma anche politico, perciò di legislatura.
Anche se il prof. Draghi sarebbe stato un ottimo presidente della Repubblica, penso che l’opzione di oggi lo escluderà dalla corsa al Quirinale ma gli assicurerà una longevità politica anche dopo le elezioni del 2023.
Ed è probabile che il binomio Sergio/Mario preluda anche alla rielezione del prof. Mattarella per il prossimo settennato a meno che, per la rinunzia del notaio – per natura -trasformatosi -per necessità – in prode timoniere, non si opti per un binomio Mario/Mario, in fondo il primo salvò l’Italia dal baratro ed il secondo gli diede man forte in Europa come banchiere centrale.
E si guadagnerebbe anche un posto da senatore a vita…uno per i meriti di oggi ed un altro, di diritto, a tempo debito secondo la Costituzione.
Sul piano generale torno a dire che si prospetta uno scenario storicamente collaudato nelle cadute a fondo delle crisi: tempi duri per gl’incompetenti: laureati o meno, poco importa, la scaltrezza non basterà più.
Se poi l’azione della Magistratura, anche per riconquistare la dignità macchiata dallo spaccato credibile segnato dalle stilettate di Palamara, dovesse allearsi con questo ritorno potente delle élite, potrebbe avviarsi una “caccia” ai furbetti d’ogni stagione che li riconosci subito perché incespicano sul congiuntivo, smascherando definitivamente la realtà che sta alla base dell’ascesa fantasmagorica di personaggi improbabili.
L’imbarazzo diffuso in questi giorni potrebbe perfino trasformarsi in indignazione pubblica per la presa d’atto di un’estesa presenza dell’illecito sotto l’apparente abito della legalità di un ceto politico oramai logoro. La paura di finire “al gabbio” farebbe il resto.
Tornano infatti con Draghi e la “filosofia” che l’assiste anche i valori fino ad oggi messi all’angolo dal consenso facilmente consegnato nelle mani di chi non sa fare niente. Ed allora, avanti con “conoscenza, coraggio ed umiltà’”.
Lo disse il presidente della BCE agli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 2019. Oggi “ciò che serve per decidere” potrebbe perfino diventare realtà.
L’ho già scritto e lo ripeto:
Incapaci ed imbroglioni di sempre, usciti per l’ora d’aria, vi rimane poco tempo per darvela a gambe.

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