VIBO VALENTIA «Un reato raccapricciante, con offesa della pietà dei defunti, la distruzione e l’incendio dei cadaveri anche se pensiamo che la gran parte di quelli che stumulati, venissero prima distrutti e poi collocati nei sacchi e smaltiti non sappiamo ancora in che modo. I resti e gli indumenti, invece, venivano incendiati sul posto».
Sono dettagli agghiaccianti quelli raccontati dal procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Camillo Falvo, ma che tratteggiano l’operazione di questa mattina, condotta dalla Guardia di Finanza di Vibo, e che ha portato all’arresto di tre persone, Francesco Trecate, al quale era affidata la gestione del cimitero di Tropea, il figlio Salvatore e Roberto Contartese. Ai tre la Procura contesta i reati di associazione per delinquere, violazione di sepolcro, distruzione di cadavere e incendio di rifiuti ma la misura, firmata dal gip Marina Russo, è stata emessa solo per gli ultimi tre reati. «Non è stata riconosciuta l’associazione per delinquere – commenta Falvo – ma riteniamo di poterla dimostrare e di poter dimostrare soprattutto il coinvolgimenti di altre persone grazie agli accertamenti successivi sia di natura documentale sia con le dichiarazioni di persone a conoscenza dei fatti o vittime di queste vicende».
Sono almeno una decine le condotte di questo tipo ricostruite dagli inquirenti, grazie al posizionamento di una telecamera da parte della GdF a partire già dal luglio del 2019. I tre, oltre gli orari di chiusura al pubblico, operavano abusivamente all’interno del cimitero di Tropea per cercare di ottenere profitti illeciti profitti e assicurando poi ai congiunti delle persone defunte l’utilizzo di loculi per la sepoltura, resi improvvisamente disponibili, eliminando, senza averne titolo, i resti dei cadaveri tumulati di altre persone già sepolte da anni. «Ma il sospetto – commenta ancora il procuratore di Vibo Camillo Falvo – è che queste attività andassero avanti già da molto tempo. È, molto probabilmente, solo la punta di un iceberg perciò invito tutti i cittadini che hanno i propri congiunti defunti seppelliti nel cimitero di Tropea a verificare la permanenza delle tombe dei propri cari, soprattutto quelle tumulate tanti anni fa per verificare quante altre volte è successo che le tombe venissero liberate con queste modalità violente».
Per il procuratore Falvo, infatti, non ci sarebbero dubbi: le pratiche illecite dei tre soggetti arrestati con ogni probabilità andavano avanti da molto tempo, sfruttando il “silenzio assenso” di tante persone, molte anche dell’ambiente, che di fatto non hanno mai denunciato. «Le attività illecite – spiega Falvo – le abbiamo riscontrate solo grazie alle nostre attività investigative mentre solo recentemente è arrivata qualche denuncia che, in verità, ci ha solo complicato la vita perché una volta resa pubblica la vicenda, aveva facilitato la conoscenza dei tre soggetti oggi arrestati dell’esistenza dell’attività investigativa». I tre soggetti, infatti, si sarebbero insospettiti ma non hanno comunque smesso di compiere le attività illecite all’interno del cimitero di Tropea. «Hanno cercato di nascondere quello che stavano facendo – precisa Falvo – ma fino ad un certo punto perché hanno continuato a compiere queste attività fino a venerdì scorso». (redazione@corrierecal.it)
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