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Governo

«Draghi stia attento a quei due»

Politicamente siamo in presenza di un processo evolutivo rispetto alla tradizione democratica che demanda ai vincitori le responsabilità di governo. Una novità che potrebbe rivelarsi anche come un…

Pubblicato il: 08/02/2021 – 10:24
di Franco Scrima*
«Draghi stia attento a quei due»

Politicamente siamo in presenza di un processo evolutivo rispetto alla tradizione democratica che demanda ai vincitori le responsabilità di governo. Una novità che potrebbe rivelarsi anche come una conquista sociale, ma per esserlo dovrà durare nel tempo e soprattutto dare risultati migliori. Finché non ne avremo contezza è anche giusto che si guardi all’iniziativa con tutte le precauzioni di un esperimento che, in quanto tale, necessita di tempo per essere valutato. Per intanto è opportuno continuare secondo tradizione.
Alla fine il Governo si farà, ma attenzione a quei due! È questo il mantra che circola dentro e fuori Palazzo Chigi. L’abilità di far stare in piedi i sacchi vuoti evidentemente è considerata un rischio reale anche per le larghe intese su cui sta lavorando abilmente Mario Draghi.
La domanda che corre di bocca in bocca continua ad essere se sia possibile che i due Matteo siano potuti cambiare positivamente in così poco tempo. «Spes ultima dea», dicevano i latini quando non avevano più argomenti da mettere in discussione. Quanto a questo il Presidente incaricato non potrà obiettare di non essere stato messo in guardia: Conte ha detto chiaramente a Draghi di stare attento a Salvini e Grillo, a sua volta, lo ha messo in guardia da Renzi. Come dire: uomo avvisato mezzo salvato!
Salvini, comunque, uscendo dalla riunione col Presidente incaricato si è lasciato andare in una affermazione che la dice lunga: «Meglio gestire 210 miliardi – ha detto al giornalista che l’intervistava – che guardare da fuori». Per lui evidentemente ha più importanza il denaro rispetto alle scelte politiche. A questo punto ci sarebbe da chiedersi che fine abbiano fatto le parole di Mattarella. Il mandato del Presidente della Repubblica era chiaro e inequivocabile: «Formare un governo che non abbia nulla a che vedere con questa classe politica».
È immaginabile, pertanto, un Salvini notoriamente antieuropeista che chiede di essere annoverato tra gli “eletti” cui verrà dato il compito di “rianimare” il Paese? Disposto a deporre le armi della critica e soprattutto quelli del “sovranismo” prima di mettere le mani sui miliardi che l’Europa metterà a disposizione dell’Italia? E, ancora di più, a condividere le riforme volute dall’Unione Europea? Sarebbe interessante saperlo, come sarebbe stimolante apprendere il giudizio del suo amico Orban. A meno che in Salvini non prevalga il desiderio di creare difficoltà al Movimento 5 Stelle e al Partito democratico.
Tutto è possibile e giustificabile quando oltre alla contrapposizione ideologica e politica, ci sono da gestire oltre duecento miliardi di euro.
A parte il “vile denaro”, Salvini, imbeccato dal suo braccio destro Giancarlo Giorgetti, ha ora la possibilità di fare un salto di qualità politica confrontandosi in un «governo di tutti».
L’unico leader di partito che ha dimostrato coerenza politica tra le forze di opposizione è Giorgia Meloni, che ha deciso di tenere fuori dall’”ammucchiata” Fratelli d’Italia limitandosi a promettere che darà il sostegno per  singoli provvedimenti che il suo partito riterrà votabili.  
*giornalista

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