SCALEA Il 5 febbraio scorso si è tenuto l’ultimo interrogatorio presso il Comando dei Carabinieri di Scalea, di uno degli indagati dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Paola sulla presunta loggia segreta in grado di pilotare alcune gare d’appalto nell’Alto Tirreno calabrese e anche nel comune di Moliterno in Basilicata. A rispondere alle domande dei carabinieri Paola Di Stio, in qualità di responsabile del Settore tecnico del comune di Belvedere. L’indagata insieme ad altre persone avrebbe agito – secondo l’accusa – per spartirsi alcuni appalti pubblici, commettendo una serie di illeciti contro la Pubblica amministrazione. La Procura continua le indagini e si attende l’esito delle analisi di documenti cartacei e digitali sottoposti a sequestro e ancora al vaglio degli investigatori. Non si hanno ulteriori notizie in merito e proprio per questo motivo molti degli indagati hanno scelto il silenzio in attesa di possibili sviluppi. I capi di imputazione sono provvisori e nei prossimi giorni potrebbe esserci una decisa accelerata alle indagini.
Nelle carte dell’inchiesta aperta dalla Procura di Paola guidata da Pierpaolo Bruni sono emersi alcuni dettagli sul modus operandi utilizzato dagli indagati. A decidere sorti e valore economico delle gare d’appalto – secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta – sarebbe stata una loggia segreta scoperta dagli investigatori che a tre indagati hanno contestato la violazione della legge Anselmi. Si tratta di Luigi Cristofaro, Francesco Arcuri e Donato Vincenzo Rosa, che in fase di interrogatorio hanno tenuto a sottolineare la loro completa estraneità al tipo di reato contestato. Per chi indaga però erano frequenti gli incontri tra i tre indagati. Donato Vincenzo Rosa, infatti, avrebbe aperto le porte del suo «bar di Scalea per permettere a Cristofaro e Arcuri di incontrarsi» e discutere lontano da occhi indiscreti. (f.b.)
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