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i tormenti del carroccio

Gaetano sbatte la porta: «La Lega non ha un progetto per la Calabria»

Intervista all’editore che ha lasciato l’incarico di coordinatore cittadino a Crotone: critiche a Salvini e al partito. «Si tengano la linea Spirlì»

Pubblicato il: 09/02/2021 – 12:36
Gaetano sbatte la porta: «La Lega non ha un progetto per la Calabria»

CROTONE Salvatore Gaetano, editore televisivo calabrese, lascia l’incarico di coordinatore cittadino della Lega a Crotone, con motivazioni politiche di fortissimo dissenso nei confronti del modo in cui il partito di Salvini si sta approcciando al Sud e alla Calabria.

Dottore Gaetano, perché l’addio alla Lega? Solo un anno fa lei era uno dei candidati di punta dei salviniani alle Regionali…
«Dopo aver sostenuto la Lega alle elezioni europee e politiche mi sono candidato alle regionali del 2020, risultando il primo dei non eletti nella circoscrizione centro e il quinto su 24 in tutta la Calabria. Un risultato importante (3.800 preferenze) nonostante Matteo Salvini con la sua duplice discesa a Catanzaro – una al Comune e un’altra nel quartiere marinaro – avesse lanciato un potente endorsement a favore del candidato sostenuto dal sindaco Sergio Abramo. E nonostante nella piccola Crotone ci fossero due candidati Lega mentre a Lamezia, terza città della Calabria per abitanti, ne corresse uno solo. Come candidati non eletti non siamo mai stati tenuti in considerazione. Penso anche alle uscite molto polemiche di Novello a Cosenza e di Chiefalo a Catanzaro, i più votati dei non eletti assieme a me. Un caso? Salvini, nonostante gli impegni di svolte politiche serie in Calabria, ha puntato su rapporti personali, calpestando l’impegno di chi ci ha messo la faccia e di chi ha chiesto consensi per una Lega odiata dalla maggioranza dei calabresi. Inoltre, l’aver seguito puntualmente e fedelmente le indicazioni del segretario regionale Cristian Invernizzi e del responsabile organizzativo Walter Rauti è stato considerato un limite anziché una risorsa preziosa, perché coerente con la teoria di una Lega rispettosa dei ruoli e delle gerarchie. E invece ci siamo trovati con Nino Spirlì e il suo egocentrismo, e con altre scelte molto discutibili. Ai prossimi candidati alle Regionali della Lega dico: state attenti, valutate bene, rischiate di essere spremuti come limoni e poi nessuno vi chiamerà o vi terrà in considerazione. Salvini del resto lo ha fatto anche a Reggio e continua così. Salvini ha dei rapporti personali, fatti suoi e responsabilità sue, che non hanno nulla a che vedere con un progetto Lega per il Sud e per la Calabria».

Cosa l’ha delusa di più per indurla a un passo così drastico? E cosa consiglia a Salvini, che forse non ha una reale percezione della situazione calabrese?
«Smettiamola con la storiella che Salvini non ha le idee chiare sulla Calabria. Ce le ha molto chiare, dal suo punto di vista, e continua a insistere su alcune scelte. L’importante è che poi non dica “non sapevo”, “non mi ero accorto”. E che non lo dicano neanche tutti gli altri alti dirigenti della Lega. Sanno bene tutto anche loro. È tutto chiaro a tutti. Non esiste un progetto Lega per il Sud e per la Calabria. Io speravo che anche da noi si potesse replicare il luminoso percorso di Luca Zaia in Veneto, o che potessero prevalere le importanti intuizioni politiche di Giancarlo Giorgetti, e soprattutto che Matteo Salvini volesse davvero dare una mano ai meridionali per varare un Meridionalismo nuovo, moderno, credibile, non lamentoso e piagnone, fatto di culto per il lavoro e per l’impresa. Nulla di tutto questo. Certo, gli insegnamenti di Cristian Invernizzi resteranno sempre nel mio cuore: un leghista vero, puro, serio, autorevole. Uno che non accetta neanche un caffè, oppure se lo accetta il giorno dopo te lo offre lui. Questa la Lega che avevo sposato. Si tengano la formula Spirlì che oggi abbraccia posizioni politiche in Calabria contro le quali aveva sempre sparato contro. Anzi, si riteneva addirittura alternativo. Ma Spirlì è stato folgorato sulla via di Germaneto».

Nella Lega si registrano moltissimi malumori, legati al recente rinnovo della segreteria regionale e alle trattative per le prossime elezioni: come giudica le ultime nomine ai vertici del partito regionale e il modo in cui si sta muovendo verso il voto?
«Si tratta di scelte che Salvini e il suo ristretto entourage che è un tutt’uno con la macchina mediatica hanno compiuto senza consultare i calabresi che ci avevano messo la faccia. Hanno i loro rapporti e i loro disegni. Una nuova deludente forma di colonizzazione della Calabria che dobbiamo respingere con forza, ritrovando l’energia del nostro orgoglio identitario. Anche Garibaldi deluse i meridionali convinti che avrebbero migliorato la loro vita. E invece i Savoia ci spogliarono di tutto. Ora la delusione della Lega di Salvini, con una nuova forma di colonizzazione politica che è inaccettabile. Tant’è che alle prossime Regionali non avranno il coraggio di candidare militanti, lo vedrà, ma dovranno ricorrere a esterni nella speranza di raccogliere consensi. Un partito forte e che gode di consensi candida i propri dirigenti e militanti e li elegge perché possano rappresentare le linee politiche del partito anche nelle amministrazioni. E invece, vedrete, pare essere pronto un nuovo giro di valzer. Ai possibili candidati, ripeto, dico di stare attenti. Rischiate di entusiasmarvi inutilmente. Glielo dico apertamente, oggi votare Lega significa votare contro la Calabria. Non è questa la Lega di cui mi ero innamorato. Io guardo a Luca Zaia e non a Nino Spirlì».

Non mancano nemmeno forti critiche alla gestione di Spirlì alla guida della Regione: i “maligni” sussurrano che questa esperienza a potrebbe anche dilungarsi ulteriormente…
«Stiamo vivendo un’assurda fase di emergenza democratica. Un egocentrico Spirlì alla guida della Regione senza che i calabresi possano pronunciarsi. Alla Calabria serve un candidato presidente forte e autorevole, un politico d’esperienza, una persona di cui potersi fidare davvero. Quando Salvini giunse in Calabria – conservo molte registrazioni televisive – disse che avrebbe guidato svolte decisive. Lei queste svolte le ha viste? Eppure nella Giunta creata dalla compianta Santelli ci sono pure delle personalità capaci, ma manca il progetto complessivo, si naviga a vista, non emergono linee strategiche forti che penalizzano gli stessi che pure hanno voglia di fare. Se Salvini continuerà a perdere tempo con la scelta del candidato presidente, così come fece la volta passata, sappia che questa volta i calabresi potrebbero scegliere la strada populista per protesta. Il centrodestra può riproporsi all’opinione pubblica solo se verrà dato subito un incarico solido al nuovo candidato presidente cui occorre dare il tempo di girare in lungo e in largo la Calabria per recepire bisogni e comunicare soluzioni».

Con Spirlì è proprio arrabbiato…
«Io conoscevo un altro Spirlì, e gli sono anche stato amico. Sto dando un giudizio politico e non personale. Spero rifletta e si ricreda».

L’impressione è che il centrodestra, anche per i travagli della Lega e per il veto della Lega ad alcuni papabili candidati governatore di Forza Italia, si stia avvicinando alle Regionali in Calabria in modo molto disunito: è così?
«Ci sono autorevolissime figure nel centrodestra calabrese, politici solidi e d’esperienza che possono ambire a guidare la Calabria verso la tanto attesa rinascita. Do un consiglio: si facciano avanti comunque, inizino la campagna elettorale, noi li seguiremo con tutta la nostra forza. Non aspettino le liturgie romane. Né è detto, dopo che all’Italia si impone il Modello Draghi, che in Calabria si debba a tutti i costi stare appesi agli interessi di qualche stanza romana. Si assumano altri la responsabilità di ritardi inutili e prevedibili sconfitte. Il Modello Draghi, che in maniera altissima ed encomiabile il Capo dello Stato ci ha spiegato in televisione, significa che il primo obiettivo deve essere quello di salvare la Calabria, con chiunque abbia voglia di farlo. Sono saltati i rigidi schemi romani e dobbiamo tenerci gli schemi in Calabria? Il Modello Draghi significa che dobbiamo abbandonare le consunte liturgie della partitocrazia e che dobbiamo guardare solo al bene della Calabria. Per non dover dire ai nostri figli: scappate, questa terra è morta!».

Il profilo del suo candidato ideale?
«Un politico preparato, sicuro di sé, capace di aggregare e di ascoltare, serio e generoso. Un politico che dobbiamo sentire nostro. La Calabria ha bisogno di politica buona e per fortuna c’è una grande tradizione alle spalle di politici con la “p” maiuscola. Altrimenti si lascerà spazio alla protesta, che ha un suo perché e una sua legittimità democratica. Ma la protesta, lo si è visto anche a livello nazionale, è utile a raccogliere consensi ma poi rende difficile l’azione di governo. Quindi, ripeto: i politici che hanno in mente di candidarsi alla guida della Regione lo facciano subito, senza remore, additando i nemici della Calabria che pensano solo a se stessi. Il Modello Draghi ha rotto le barriere. Siamo in una nuova fase della storia politica del Paese. Le faccio una provocazione: ma perché Forza Italia, che in Calabria può vantare personalità di primo livello, dovrebbe a tutti i costi accettare i possibili veti di Salvini (motivati da che cosa, visto cha ha ben altre incomprensibili situazioni interne da spiegare?) e non dialogare, se dovesse essere ritenuto utile, anche con il Pd? Ma esistono ancora centrosinistra e centrodestra? In Italia abbiamo capito che non esistono più. Perché, mi chiedo, dobbiamo autoimbrigliarci in Calabria? Campo libero e si pensi solo al bene dei nostri figli. Io mi schiererò con chi si occuperà del futuro dei nostri figli. Questa sarà la mia scelta, ripartendo dall’orgoglio crotonese e dall’orgoglio identitario calabrese. A latere le dico anche: ho molto apprezzato il coraggio di Giorgia Meloni, un leader politico che sta crescendo molto, coerente e determinata. Bisogna darle atto di essere coraggiosa e soprattutto seria. In un quadro politico generale in cui, lo sento dire tra la gente comune, Silvio Berlusconi ritorna come un gigante e Matteo Renzi, consensi a parte, è un numero uno!».

E quale futuro immagina, e vede, per la Calabria? Le premesse fanno oggettivamente temere il peggio…
«La Calabria si sta trasformando in un deserto economico-sociale, caratterizzato dal più grave dei fenomeni: lo spopolamento. La demografia è una scienza abbastanza esatta e ci dice che da qui a venti anni perderemo centinaia di migliaia di residenti. Se l’immagina una Calabria con un milione di abitanti, borghi interni desolati, paesi senza servizi essenziali, tasse che non bastano ad assicurare una vita decente, città popolate solo da anziani bisognosi di cure e assistenza… Stiamo andando dritti verso questo scenario. Con le imprese, anche quelle grosse, che non reggono, che fanno fatica, perché non abbiamo avviato forti politiche di sviluppo, e perché il Sud e la Calabria danno sempre retta ai nuovi invasori e colonizzatori senza mai trovare la forza di fare sintesi all’interno. Calabresi svegliamoci. A Salvini gridiamo che la Calabria è una terra orgogliosa, come lo è il Veneto. Che la Lega sta avendo una visione colonizzatrice, come gli dissero già i militanti leghisti reggini costretti a subire un’imposizione dall’alto per poi essere sconfitti alle urne. Ma l’imposizione politica si è ripetuta alle provinciali segnando il clamoroso dissenso, ad esempio, della capogruppo al Consiglio Regionale. Io sono calabrese e me ne vanto». (a. cant.)

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