CROTONE Un lavoro «solido» che ha consentito di assicurare alla giustizia 36 persone «accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsioni, porto e detenzione illegali di armi e munizioni nonché associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti». Secondo il procuratore Nicola Gratteri, che ha coordinato le attività dell’operazione “Golgota”, «gli investigatori della Squadra mobile di Crotone hanno condotto indagini di qualità». Il progetto sulla qualità dell’indagine è partito nel 2016 e Gratteri lo ha concordato con il capo della Polizia, Franco Gabrielli.
In un incontro avuto a Roma con Gabrielli il procuratore di Catanzaro ha sollevato la situazione di particolare criticità per la penetrazione ‘ndranghetista nelle province di Crotone e di Vibo Valentia. Il dirigente della squadra mobile di Crotone, Nicola Lerario, che ha condotto le indagini sfociate nell’odierna operazione fa parte del progetto concordato da Gratteri e Gabrielli. La permeabilità e la pericolosità della ‘ndrangheta nella provincia di Crotone è stata più volte sollevata questa mattina durante la conferenza stampa convocata per illustrare l’operazione “Golgota”.
Sono 108 i capi di imputazione che interessano i 36 soggetti destinatari delle misure cautelari eseguite questa mattina nella provincia di Crotone. L’attività investigativa di “Golgota” è partita nel maggio del 2017 con l’operazione “Jonny”, che ha interessato le attività criminali messe in campo dalle cosche di Isola Capo Rizzuto. Si è meglio articolata nell’operazione “Tisifone”, scattata il 20 dicembre del 2018, su disposizione della Procura distrettuale di Catanzaro nei confronti di 23 soggetti facenti parte delle famiglie di ‘ndrangheta Arena-Nicoscia- Manfredi-Capicchiano”. Questi soggetti avevano scongiurato che scoppiasse una nuova guerra di mafia. Quello che è stato ricostruito dalla Squadra mobile di Crotone nell’ambito dell’operazione “Golgota” rappresenta la storia di un vero e proprio “romanzo criminale”, che si intreccia e coinvolge famiglie di ‘ndrangheta che operano a Isola Capo Rizzuto e a San Leonardo di Cutro. Protagonista principale del “romanzo criminale”, secondo la ricostruzione della Squadra mobile di Crotone, è Salvatore Arena, detto il Caporale. L’attività di partenza è lo spaccio delle sostanze stupefacenti. La disponibilità di droga per l’organizzazione è elevata. Nell’organizzazione si fa avanti Santo Paolo Papaleo, il cui genitore era stato ucciso in un agguato di ‘ndrangheta. Arena (il Caporale), che assurge a ruolo di capo e mediatore, convince Papaleo a rinunciare alla vendetta per l’uccisione del padre. Nella gestione delle attività svolgono un ruolo importante anche Antonio e Carmine Astorino. Nasce così una nuova associazione che spinge per “imporre la propria egemonia”. Questa nuova associazione, per volontà di Papaleo, si interfaccia con i Mannolo di San Leonardo di Cutro, affiliati al clan del boss Nicolino Grande Aracri che, oltre ad avere interessi nello spaccio delle sostanze stupefacenti, sono dediti al commercio delle armi. Ci sono filmati dell’operazione “Golgota” che riprendono esponenti della famiglia Mannolo mentre occultano armi sulla collina di San Leonardo. Armi che sono state comunque sequestrate nel tempo dagli investigatori della Squadra mobile di Crotone. I Mannolo, secondo la ricostruzione, avevano nelle loro disponibilità anche una quantità enorme di droga «di ottima qualità». La nuova organizzazione ha messo in campo anche la scalata ad alcune aziende del Nord. L’approccio avveniva con la richiesta di acquistare quote societarie con l’obiettivo di estromettere in breve tempo i vecchi proprietari.
L’operazione “Golgata” coordinata dal procuratore Gratteri e dai sostituti Paolo Sirleo e Domenico Guarascio è stata condotta dalla Squadra mobile di Crotone con il Servizio centrale operativo (Sco) in collaborazione con le Squadre mobile delle questure di Bergamo, Catanzaro, Cosenza, Milano, Novara, Vibo Valentia e Reggio Calabria e il supporto dell’elicottero del V° reparto volo di Reggio Calabria. Alla conferenza stampa, tenutasi questa mattina a Crotone, hanno partecipato oltre a Gratteri, a Lerario e al questore di Crotone, Massimo Gambino, il direttore della Direzione anticrimine, Francesco Messina, e il direttore dello Sco, Fausto Lamparelli.
A conclusione della conferenza stampa il procuratore Gratteri ha voluto premiare gli uomini della Squadra mobile di Crotone regalando loro delle penne. Un piccolo gesto per rimarcare l’attenzione che Gratteri dedica agli investigatori che si adoperano quotidianamente nel contrasto alla criminalità organizzata. Penne e foto ricordo. Agli scatti delle foto non ha potuto partecipare la stampa per evitare che gli uomini della Squadra mobile potessero essere individuati. (redazione@corrierecal.it)
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