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La Regione “minaccia” il proprio dg. «Restituisca gli stipendi maggiorati di Arcea»

Grosso guaio in Cittadella. I nodi della spending review tornano al pettine. E gli uffici chiedono indietro decine di migliaia di euro a Maurizio Nicolai. Un caso imbarazzante tra ritardi e leggi c…

Pubblicato il: 12/02/2021 – 6:57
di Pablo Petrasso
La Regione “minaccia” il proprio dg. «Restituisca gli stipendi maggiorati di Arcea»

CATANZARO La Regione chiede indietro diverse decine di migliaia di euro al proprio direttore generale della Programmazione, Maurizio Nicolai, che avrebbe ottenuto pagamenti superiori a quelli previsti ai tempi in cui era direttore di Arcea. Tra norme e pareri contraddittori, dopo richieste di restituzione tentate e qualche dietrofront, gli uffici della Cittadella regionale sembrano essere arrivati a una determinazione che crea imbarazzo ai piani alti dell’ente e pone, nel caso dell’instaurazione di contenziosi, un conflitto d’interessi non trascurabile.

Denuncia anonima

Inizia tutto con una denuncia anonima trasmessa dalla responsabile anticorruzione al dipartimento Agricoltura: una nota che sintetizza il caso in maniera piuttosto brutale. «Il direttore del dipartimento dei Fondi comunitari Maurizio Nicolai deve restituire un sacco di soldi a un altro ente della stessa Regione, l’Arcea», che in effetti Nicolai ha guidato per diversi anni prima di lasciare e candidarsi nelle liste di Forza Italia alle scorse Regionali.
Nei documenti contabili dell’ente che si occupa dei pagamenti per l’agricoltura – secondo la denuncia – si segnala che Arcea «deve recuperare i maggiori compensi già erogati al direttore a far data dal 2014». Quel direttore era, per l’appunto, Nicolai. Che vede la grana scoppiare proprio mentre gestisce, sul piano burocratico e in una fase molto delicata, i fondi europei e nazionali a disposizione della Regione. Un conflitto di interessi potenzialmente esplosivo, visto che l’instaurazione di un contenzione sarebbe addirittura causa di incompatibilità. Il dg del dipartimento Agricoltura Giacomo Giovinazzo risponde alle sollecitazioni della collega Ersilia Amatruda, ma sottolinea che «non ritene doveroso prendere in considerazione quanto rappresentato con uno scritto anonimo (…). Tuttavia invia la relazione richiesta dall’Anticorruzione regionale» che, per spiegare le ragioni della propria richiesta di approfondimento, cita la legge sul whistleblowing, per la quale «è nei compiti istituzionali del Rpct valutare qualsiasi denunzia pervenuta, anche se redatta in forma anonima. Tra l’altro – aggiunge – questo dovere è ancora più stringente quando l’oggetto della denunzia attiene a problematiche di rilievo per l’attività della Regione, come è evidente dalla documentazione che lei ha avuto la bontà di trasmettere».

I dubbi sulla spending review

La relazione firmata da Giovinazzo evidenzia che i ritardi sulla questione «non sono frutto di inerzia o di cattiva volontà» ma di «incertezza e confusione» determinate dagli interventi della Regione in materia. In sostanza, nel corso degli anni, non si è riusciti – per dubbi sull’interpretazione delle norme – ad applicare i tagli agli stipendi dei manager anche ad Arcea. “Colpa” di una legge che pare(va) escludere l’organismo pagatore per l’agricoltura dalle robuste sforbiciate intervenute nel 2014 per tutti i manager della Regione. Dubbi fugati (ma il forse è d’obbligo) soltanto di recente. Il lungo “spiegone” del dirigente, infatti, non nasconde i punti d’inciampo provocati da una normativa che è stata più volte interpretata in maniera contraddittoria. Se, infatti, inizialmente il dipartimento Agricoltura si era mosso per riottenere i denari erogati (forse) in eccesso a Nicolai, successivamente – nella giungla dei pareri – quel taglio non era più parso necessario. Solo in ultima analisi, vista la diversità di vedute tra i diversi dipartimenti della Regione, la sforbiciata è tornata d’attualità, anche per evitare possibili guai contabili in prospettiva.

Il recupero delle somme

Conviene, dunque, partire dalla fine della storia. Le ultime comunicazioni intercorse tra il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza e il dipartimento Agricoltura sono recentissime. Risalgono allo scorso gennaio e sembrano aver messo la parola fine alla vicenda. Dopo l’ennesimo sollecito dell’Anticorruzione, infatti, il manager Giacomo Giovinazzo risponde che «il commissario straordinario Arcea è stato sollecitato a dare applicazione alla nota dell’8 ottobre 2018 con la quale è stato richiesto, a suo tempo, l’avvio del procedimento finalizzato al recupero delle somme indebitamente percepite dall’organo di vertice dell’Agenzia, attivando ogni iniziativa necessaria per il recupero dei compensi indebitamente percepiti dal direttore Arcea», cioè Maurizio Nicolai, negli anni tra il 2014 e il 2018. Non è che questa inerzia vada avanti da due anni e mezzo. Tra la comunicazione dell’ottobre 2018 e quella del 25 gennaio scorso ci sono, appunto, le incertezze e la confusione sull’applicazione della spending review che hanno allungato i tempi di restituzione delle somme. Ora, però, il dirigente generale dell’Agricoltura usa termini da ultimatum. E spiega che, «considerato che finora nulla risulta essere stato fatto dall’attuale commissario, è stato precisato che il recupero deve avvenire anche attivando i meccanismi coercitivi previsti dalla legge, ricorrendo, se necessario, alle procedure di esecuzione forzata».

Gli stipendi del commissario

Non basta: perché la riduzione del 20% «deve essere applicata anche al compenso complessivamente percepito dal medesimo commissario». Che dovrà, dunque, chiedere del denaro indietro anche a se stesso. Le note scambiate tra i dirigenti non specificano le cifre in gioco – si tratterebbe di alcune decine di migliaia di euro – ma mettono in evidenza ritardi (nel recupero della cifra) e paradossi, come quello della Regione che chiede indietro una grossa cifra a un dirigente che ha nominato in una postazione apicale dopo averlo “bocciato” per quanto fatto in Arcea.

La bocciatura di Nicolai ad Arcea

Facciamo parlare ancora i documenti. E, nello specifico, una nota che tratteggia la nomina del commissario straordinario di Arcea Francesco Del Castello, arrivata dopo le dimissioni di Nicolai. Nota nella quale si spiega che «il commissario è stato chiamato anche al fine di porre rimedio a una serie di inadempienze da parte dell’Agenzia, le quali erano state rilevate a più riprese dagli Organi comunitari preposti al controllo degli organismi pagatori nazionali nel corso della passata stagione, per le quali l’Arcea, se non porrà rimedio in tempi brevi, rischia addirittura la massima sanzione prevista, ovvero la stesso chiusura dell’organismo pagatore e l’irrogazione di consequenziali pesantissime sanzioni di natura economico-finanziaria alla Regione Calabria».

Cosa farà il commissario?

È per questo che la Regione ha nominato, con una procedura urgente, un commissario. Il quale, peraltro, non avrebbe accettato l’incarico se avesse saputo della possibile decurtazione del 20% sullo stipendio. «Lo stesso professionista – sottolinea il dg Giovinazzo in una nota nella quale chiede il parere dell’Avvocatura regionale sulla vexata quaestio della spending review – ha espressamente rappresentato di non ritenere applicabile detta riduzione al proprio compenso e, con tutta probabilità, di non accettare una eventuale retribuzione, decurtata del 20% e, conseguentemente, l’incarico commissariale attribuitogli dalla giunta regionale». Con queste premesse, chissà come prenderà la notizia della restituzione delle somme. (p.petrasso@corrierecal.it)

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