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I fitti passivi pesano come macigni sui bilanci dell’Asp di Cosenza

I conti dell’Azienda sono finiti nel mirino della Procura. «Alcuni locali potrebbero essere dismessi»

Pubblicato il: 13/02/2021 – 10:45
di Fabio Benincasa
I fitti passivi pesano come macigni sui bilanci dell’Asp di Cosenza

COSENZA Fitti passivi e fatture sospette. Spulciando i conti dell’Asp di Cosenza si rischia di trovare di tutto. E proprio per questo, la Procura guidata da Mario Spagnuolo indaga per far luce sulla gestione discutibile del denaro e sulla rendicontazione superficiale di spese, debiti e incassi. Ancora una volta, per capire meglio cosa sia realmente accaduto negli anni precedenti l’attuale gestione occorre richiamare quanto dichiarato da alcune importanti figure dell’Azienda sanitaria provinciale cosentina nel corso della Commissione Speciale di vigilanza tenutasi il 28 Settembre 2020, nella quale sono stati auditi – tra gli altri – il Commissario straordinario dell’ Asp di Cosenza, Simonetta Cinzia Bettelini, il dirigente dell’ufficio bilancio dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza Nicola Mastrota, la dirigente dei servizi finanziari della stessa azienda Aurora De Ciancio.

Chiarimenti sulle fatture

I componenti della commissione, tra cui il consigliere regionale dem Carlo Guccione e Pierluigi Caputo di Forza Italia si rivolgono a Mastrota chiedendo di approfondire il tema riguardante il presunto doppio pagamento di fatture. «Da una verifica che noi abbiamo fatto all’interno – risponde Nicola Mastrota – non è avvenuto nessun doppio pagamento, anche perché trimestralmente l’ufficio riceve la verifica del Collegio sindacale perché c’è la verifica di cassa trimestrale, e poi c’è quella annuale che fa il Collegio sindacale. Al momento, il Collegio sindacale non ha mai evidenziato un doppio pagamento di una stessa fattura». «Stiamo parlando di un’azienda – aggiunge – dove arrivano ogni anno 96 mila fatture passive, per un totale di 650 milioni di fatture. Che ci sia la criticità si – ammette – ma fare il calcolo dei debiti e dei crediti non è una cosa semplice».

I fitti passivi

Il discorso poi si sposta sui fitti passivi. «Parlavo prima col collega Guccione – interviene Caputo – e solo la città di Cosenza ha circa un milione di euro di fitti passivi». Sul punto, l’allora commissario dell’Asp di Cosenza, Cinzia Bettelini, si mostra concorde con l’osservazione del consigliere regionale di centrodestra. «E’ chiaro – sostiene – che occorre una ricognizione di tutti gli immobili presso i quali, non di proprietà, sono ospitate nostre attività e nostri servizi. Però devo anche dire che la situazione che conosco meglio è quella di Rossano Corigliano, ma anche in passato si è cercato di mettere ordine, di concentrare le attività e i servizi su un’unica sede, riducendo appunto i contratti di locazione». La Bettelini però si mostra titubante nell’individuare una soluzione al problema: «Il personale – afferma – è abituato, voglio dire, ad arrivare meno controllato in una sede periferica, poi digerisce non volentieri il fatto di ricondurre la propria attività in un unico ufficio, dove magari invece che una scrivania unica, ce ne stanno due. Non vuol dire che non sia cosa da fare e da perseguire, però ha dei tempi che sono legati alla condivisione e alla partecipazione dei dipendenti, soprattutto in una provincia così ampia». Quindi tagliare le spese destinate al fitto di alcuni locali si può e s’ha da fare ma senza turbare i dipendenti. Dell’opportunità di ridimensionare le spese destinate al pagamento di canoni di locazione pare convinta anche Aurora De Ciancio, direttore dei servizi finanziari dell’Asp e insieme al collega Nicola Mastrota indagata nell’inchiesta “Sistema Cosenza”. «Ci sono dei locali che potrebbero essere dismessi – dice – ma (c’è sempre un ma) chiunque viene da noi almeno due mesi dovrebbe chiudere; chiudere tutto, stoppare, avere la fotografia dell’azienda – e questo non è possibile ovviamente – e capire dove andare ad intervenire». (redazione@corrierecal.it)

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