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L’omelia

«Si uccide anche profanando i defunti». Il monito del vescovo dopo i fatti di Tropea

Parole dure quelle che monsignor Luigi Renzo affida all’omelia per sottolineare gli orrori accaduti in cimitero

Pubblicato il: 15/02/2021 – 12:20
«Si uccide anche profanando i defunti». Il monito del vescovo dopo i fatti di Tropea

TROPEA «Dopo la profanazione dei giorni scorsi delle tombe del cimitero ho sentito il dovere di unirmi a voi per chiedere perdono al Signore per quello che è successo: prima che offesa per i corpi profanati, quello che è accaduto è una grave offesa a Dio che di quelle creature è Padre». Lo ha detto monsignor Luigi Renzo, vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, nel corso dell’omelia, domenica scorsa, come riportato dalla Gazzetta del Sud.
Il presule è apparso visibilmente scosso dagli avvenimenti di cronaca nera che hanno scosso le coscienze nei giorni scorsi dopo gli episodi che accadevano al cimitero di Tropea. (qui, qui, qui e qui la notizia)

«Abbiamo estromesso Dio e messo l’io»

Duro il suo monito. «Tutti dovremmo chiederci come è possibile che succedano cose così assurde ed inimmaginabili per chiunque. Ma forse una spiegazione c’è se pensiamo che nella nostra vita e nei nostri comportamenti quotidiani, di fatto, abbiamo estromesso Dio ed abbiamo messo il nostro “io” al suo posto illudendoci così di poter fare tutto quello che vogliamo senza limiti e senza regole… Estromesso ed ucciso Dio nella propria vita – ha detto ancora – si estromette e si uccide il mondo, la città, l’uomo. Nulla conta più di sé stessi. Ed una volta entrati nel tempio idolatrando se stessi, il mondo si può uccidere e si uccide in tanti modi».

«Si uccide profanando i defunti»

«Si uccide profanando i defunti – ha proseguito il vescovo – distruggendo senza scrupoli l’ambiente, sfruttando i bisogni dell’altro con l’usura ed estorcendo denaro, praticando un sistema perverso di corruzione. Tutto questo è quello che Gesù chiama nel Vangelo la bestemmia contro lo Spirito Santo, l’unico peccato che Dio non perdona perché noi non ne vogliamo sapere di pentirci e di chiedere perdono. La colpa non è di Dio ma è nostra».
«Proviamo a dare un senso a quello che stiamo soffrendo – ha concluso mons. Luigi Renzo – assumendolo come una spinta a guardarci dentro, a prendere coscienza della nostra realtà ed a trovare in Gesù la forza di riprendere il cammino lasciandoci interiormente guarire da lui. Accogliamo l’esortazione di San Paolo a” fare tutto per la gloria di Dio” ».

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