TIRIOLO «La sera del 13 febbraio scorso si è sfiorata una tragedia sulla strada SS19 in prossimità di Tiriolo, quando un masso enorme, accompagnato da altri di grandi dimensioni, si è staccato dalle pendici del monte ed è piombato sulla sede stradale dove ha arrestato la sua corsa, occupando una carreggiata. Per fortuna, o per intervento divino, nessuna autovettura passava in quel momento, altrimenti non ci sarebbe stato scampo per i mal capitati. Da circa due anni, in quel tratto di strada di competenza dell’Anas si circola a corsia unica alternata, con semaforo, senza che siano stati avviati interventi risolutivi e senza che nemmeno si abbia notizia di tempi e modalità di messa in sicurezza. È stata posizionata una rete paramassi, vistosamente inadeguata ad assorbire l’urto di corpi pesanti, ed effettuato qualche intervento tampone sulla scarpata rocciosa e poi tutto si è fermato. Tra l’altro, l’enorme masso è caduto subito dopo il tratto interessato dalla rete, a dimostrazione che, come era stato evidenziato a suo tempo dai sindaci, tale barriera oltre ad essere inefficace, è stata disposta lungo un tratto insufficiente ad intercettare i distacchi dal monte».
«Tutto ciò – evidenziano i sindaci di San Pietro Apostolo, Cicala, Serrastretta, Carlopoli e Miglierina – mette in luce l’inerzia e la sottovalutazione o l’errata analisi dei rischi, da parte dell’Anas, oltre all’inadeguatezza dell’intervento posto in essere, con conseguente esposizione a rischio per la pubblica incolumità».
Ed è così che i primi cittadini hanno deciso di presentare una denuncia alla Procura della Repubblica di Catanzaro, allo scopo di accertare eventuali responsabilità per inerzia, sottovalutazione del rischio e inadeguatezza degli interventi eseguiti.
«Come spesso accade poi – si legge in una nota –, al danno si aggiunge la beffa, quando si aspetta l’evento potenzialmente mortale per dimostrare solerzia ed operatività, finendo solo per aggravare la propria posizione. Ed è così che, come in un copione già visto, l’Anas, attraverso un post su Facebook da parte del Sindaco del comune territorialmente competente, fa sapere che “tramite una squadra di rocciatori, avvierà una ispezione approfondita di un’ampia porzione delle pendici finalizzata al disgaggio del materiale instabile…..”. Sorge dunque spontanea la domanda: perché l’intervento di analisi e disgaggio non è stato messo in atto prima della caduta dei massi? D’altra parte, come è risultato possibile in questo momento, analogamente lo doveva essere nelle settimane e nei mesi scorsi. E ancora: è stato effettuato un monitoraggio costante delle pendici del monte? Quanto è costato l’inadeguato intervento già realizzato? Sono tante le domande che meriterebbero una risposta, a cui avrebbero diritto le migliaia di cittadini che quotidianamente percorrono la strada e che potevano restare uccisi sotto quel masso».
«Purtroppo – sottolineano i primi cittadini – l’epilogo sembra essere sempre lo stesso, deve esserci una tragedia o un evento drammatico perché qualcosa si muova. E in tutto ciò, al silenzio durato un anno, da parte di Anas, si aggiunge il silenzio della politica nazionale di cui si ricordano innumerevoli sopralluoghi, con foto di gruppo, e di cui restano solo annunciati impegni, divenuti semplici chiacchiere».
«A scanso di equivoci – chiariscono i sindaci – gli interventi richiesti, previsti e annunciati, nulla hanno a che vedere con la Medio-Savuto, che ad oggi non risulta inserita in alcun atto programmatorio del governo centrale, nonostante l’interesse espresso da più parti, ma riguardano la messa in sicurezza dell’unica via di collegamento verso Catanzaro, intervento inderogabile, che andava realizzato al più presto e a prescindere da ogni determinazione su una possibile via alternativa o veloce verso il capoluogo di Regione, o altri lavori di miglioramento dell’esistente. È evidente, infatti, che anche immaginando prontezza di risorse e mezzi, la strada in argomento è comunque destinata ad essere percorsa con frequenza e intensità, per un certo periodo di tempo, e non è pensabile che il viaggio sia una continua sfida con la morte, come dimostra l’episodio dell’altra sera. Giova ricordare che, esattamente un anno fa, sul posto si era registrato il sopralluogo del viceministro delle Infrastrutture pro tempore dell’epoca Cancelleri, insieme ad altri parlamentari, ed era stato garantito un intervento imminente di messa in sicurezza».
«Ci chiediamo – commentano i sindaci – perché il viceministro e i parlamentari intervenuti in quella occasione, o in altre analoghe, non hanno esercitato alcun controllo e alcuna vigilanza sull’esecuzione dei lavori urgenti di messa in sicurezza? Eppure, sul posto avevano preso coscienza, di persona, della gravità della situazione e dei rischi connessi. In circostanze analoghe i sindaci ne rispondono penalmente, ed è per questo che di tutto ciò verrà notiziata la Procura della Repubblica, certi che la vicenda non potrà finire con una archiviazione».
I sindaci di San Pietro Apostolo, Cicala, Serrastretta e Miglierina «sottolineano, al riguardo, di aver presentato alla Regione Calabria, che l’ha recepito e trasmesso al Governo nazionale per l’inserimento nel Recovery Fund, un tracciato alternativo che abbandoni definitivamente questo tratto stradale caratterizzato da numerosi e non meglio identificabili pericoli di natura geomorfologica. Ed è proprio per questo motivo che chiedono scelte coraggiose, definitive e frutto di investimenti consistenti, che rendano alle popolazioni interessate, finalmente, una viabilità sicura e più veloce verso i grossi centri del catanzarese e del Lametino. Infine, partendo dal presupposto che la strada non può restare chiusa e che si dovranno attivare tutte le necessarie attività di messa in sicurezza provvisoria, i sindaci chiedono l’istituzione di un tavolo tecnico-politico immediato presso la Prefettura di Catanzaro».
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