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La sentenza

Vertenza illuminazione di Corigliano Rossano, il Consiglio di Stato chiude la partita. Contro il comune

Ente condannato a pagare le spese processuali. E forse anche un risarcimento. Promenzio: «Stasi dovrebbe andarsene»

Pubblicato il: 15/02/2021 – 13:43
di Luca Latella
Vertenza illuminazione di Corigliano Rossano, il Consiglio di Stato chiude la partita. Contro il comune

CORIGLIANO ROSSANO Si chiude la “vertenza” sul servizio di illuminazione pubblica del comune di Corigliano Rossano. E contro l’ente. Così ha deciso il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso presentato dai legali dell’Amministrazione comunale contro la ditta Spezzano, appaltatrice del servizio.
La vicenda nasce nel 2016. L’impresa il 7 dicembre 2017 si aggiudica il bando di gestione integrata di illuminazione, pubblicato il 5 dicembre 2016 dall’allora comune di Corigliano, ante fusione, per la durata di 15 anni e un valore ci circa 24 milioni di euro. L’amministrazione Stasi, che eredita il servizio, a novembre 2019 lo revoca in autotutela adducendo «anomalie riscontate tra i servizi previsti in una variante non ammessa né nel capitolato né nel disciplinare né nel bando di gara» e del valore di circa 5 milioni.
A quel punto la ditta Spezzano presenta ricorso al Tar ottenendo prima la sospensiva del provvedimento emanato dal Comune di Corigliano Rossano e poi l’accoglimento del ricorso stesso.
Così l’Amministrazione comunale decide di appellarsi al Consiglio di Stato che si pronuncia con un’ordinanza, dichiarando «inammissibile l’istanza di riesame o revoca».
Con la sentenza pubblicata oggi ma decisa lo scorso 4 febbraio sul ricorso proposto dal Comune di Corigliano-Rossano, in persona del Sindaco pro-tempore contro Luigi Spezzano, il Consiglio di Stato «in sede giurisdizionale (Sezione Quinta), definitivamente pronunciando sull’appello lo respinge. Condanna l’appellante al pagamento delle spese di giudizio liquidate in complessivi €. 4.000,00 (quattromila/00) oltre agli accessori di legge».
Il Comune, dunque, dovrà saldare 4mila euro per le spese, ma il responso del Consiglio di Stato potrebbe condurre a ben altre somme fra pagamenti arretrati e interessi moratori che la ditta Spezzano, esautorata da mesi, potrebbe richiedere come risarcimento danni.

Promenzio: «La sentenza dovrebbe consigliare a Stasi di andarsene»

Sugli esiti della vertenza è intervenuto il consigliere comunale di opposizione, Gino Promenzio col quale proprio sulla vicenda si era “beccato” col sindaco Stasi. Il candidato a sindaco di Civico e Popolare aveva “avvertito” di un possibile risarcimento “milionario” a causa della revoca in autotutela ed il primo cittadino aveva replicato accusandolo di fare il «turista della disinformazione da tastiera».
Dove sta la ragione, oggi lo dice il Consiglio di Stato e per questo Promenzio rincara. «Era il 26 gennaio dello scorso anno quando avvertivamo che, così gestita, la “faccenda” si sarebbe rivelata una spada di Damocle per le tasche dei nostri concittadini, ottenendo dal sindaco Stasi, capo di un’amministrazione che ha ormai inesorabilmente intrapreso il suo declino, la solita dose di arroganza politica, puntualmente smontata alla prova dei fatti. Il politicamente sprovveduto primo cittadino aveva detto di “essere più che sicuro delle procedure adottate dagli Uffici nella sospensione del servizio alla ditta”.  Oggi il Consiglio di Stato – prosegue il leader delle opposizioni consiliari – purtroppo ci ha dato ragione. E i cittadini pagheranno. Per ora le spese processuali. Più in avanti, con ogni probabilità, calcolando gli interessi moratori da pagare alla ditta saranno centinaia di migliaia di euro. Ma la “spettacolarità” della capacità amministrativa del brillante ingegnere Stasi e della giunta – insiste Promenzio – sta nel perseverare nell’arroganza politica. Il 4 febbraio ci sarebbe stata l’udienza oggi arrivata a sentenza e loro cosa fanno? Affidano, diciotto giorni prima a due ditte, le mansioni già previste nel capitolato Spezzano. Un vero capolavoro. Solo pochi giorni prima di una sentenza che dovrebbe (come purtroppo è successo stamattina) dare ragione all’azienda quo ante. Ora, queste ditte, chi dovrà pagarle? In realtà – evidenzia Promenzio con sarcasmo – il sistema giudiziario italiano sembra non comprendere le lezioni stasiane sui poteri dei vari organismi. Già al Tar Calabria il sindaco di questa sfortunata città, aveva spiegato, sulla questione apertura scuole, quali erano i compiti e i limiti del tribunale amministrativo. Ma loro lo hanno bastonato sonoramente lo stesso. Ancora oggi, il Consiglio di Stato si è permesso di arrecare fastidio alla grandiosa azione amministrativa di Corigliano Rossano. Una sentenza che a leggerla, dovrebbe far arrossire. E consigliare – conclude Gino Proimenzio – a questo sindaco di andarsene». (l.latella@corrierecal.it)

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