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«Il “Genio di Mattarella” e il Sud ora o mai più»

Il presidente della Repubblica, Costituzione alla mano, ha dato all’Italia un Governo tecnico-politico, non proposto dai partiti ma con dentro le forze politiche, quasi tutte, a esclusione di FdI….

Pubblicato il: 16/02/2021 – 13:01
di Mimmo Nunnari*
«Il “Genio di Mattarella” e il Sud ora o mai più»

Il presidente della Repubblica, Costituzione alla mano, ha dato all’Italia un Governo tecnico-politico, non proposto dai partiti ma con dentro le forze politiche, quasi tutte, a esclusione di FdI. Un Governo parto del “Genio di Mattarella”, insperato quanto disperato, salutato con fiducia globale, come mai era accaduto prima. Se non è il Governo dei migliori è il Governo del “migliore” a disposizione dell’Italia, il Mario Draghi indiscusso international leader. L’appello accorato di Mattarella per un governo di salvezza nazionale conteneva dei rischi da ultima spiaggia, ma il messaggio era indirizzato al Paese, ai cittadini dello Stato, tutti, e i partiti abitati attualmente da gente mediocre, lo hanno capito. Era una proposta che non si poteva rifiutare. Ognuno, si sarebbe assunto le responsabilità di un eventuale fallimento di fronte al baratro, e avrebbe dovuto darne conto agli italiani, ai propri elettori. La crisi del Governo Conte era la fotografia di una di quelle situazioni drammatiche, per le quali, in passato, si ebbe timore del buio, dell’incognita; come quando, Scalfaro presidente, si diede l’incarico di formare il governo ad Azeglio Ciampi e Gianni Agnelli, presidente della Fiat, commentò: “Dopo il Governatore c’è solo un generale, o un cardinale”. Il “genio di Mattarella” ora ha dimostrato che la Costituzione italiana consente soluzioni “forti”, che sono forti semplicemente “padroneggiando” le regole democratiche; mettendo in campo intelligenza, credibilità, pazienza e persuasione, per giungere ad una scelta obbligata dall’implosione del sistema politico, da tempo logorato, declinante e distante dall’Italia reale. Come nasce e con quale impulso nasce il Governo lo ha spiegato Draghi, anche se ancora qualcuno stenta a capire o non capisce: “L’unità qui non è una opzione, ma è un dovere”. Dieci parole in tutto, per ribadire il richiamo all’unità di Mattarella. Un’unità che è di buon auspicio in un Paese dall’unità malcerta che non ha trovato mai la sintesi al processo di unificazione nazionale, anzi, paradossalmente, ha sancito dall’inizio una divisione Nord Sud mai più sanata, da Cavour a Conte. Una divisione che, prima ancora di essere disuguaglianza economica, è frattura sociale e culturale mai ricomposta, diventata condizione “normale” o quantomeno accettata come tale, dalle forze politiche tutte. Per questo i timori su quanto Sud c’è nel Governo Draghi, riferiti alla prevalenza di ministri del Nord, pur avendo fondamento hanno un’importanza relativa e comunque non determinante, sulle azioni del Governo che dovrà “rifare l’Italia”. Anche nei ministeri passati, con maggioranza di ministri del Sud, la questione meridionale non si è mai spostata di un millimetro, verso la soluzione. Il futuro del Sud ora sta in quella visione di unità di Mattarella, trasferita a Draghi. Ora o mai più: in tempi in cui tutta l’Europa è da rifare la questione meridionale si potrà affrontare solo se il nuovo presidente del Consiglio, nella sua visione globale delle questioni, farà sua l’idea che, per il rilancio dell’Italia, la ricostruzione della nazione, occorre che il nuovo Mezzogiorno sia parte essenziale della penisola. Nel paese che è andato perdendo cultura strategica e capacità di programmare, l’occasione è unica, sicuramente l’ultima. Ora o mai più. Ma molto dipende dalle classi dirigenti del Sud. E qui si vede il vero punto debole.

*giornalista e scrittore

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