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L’«imbasciata» del boss di Pellaro per Nicolino Grande Aracri

Attraverso un uomo dei De Stefano, Filippo Barreca invia un messaggio da far arrivare alla ‘ndrangheta del Crotonese. «Il fatto di Isola è importante»

Pubblicato il: 16/02/2021 – 23:34
di Francesco Donnici
L’«imbasciata» del boss di Pellaro per Nicolino Grande Aracri

REGGIO CALABRIA Dalla sua abitazione in contrada Zambaldo, dove viene mandato a scontare la propria detenzione domiciliare per motivi di salute, si irradiano i progetti criminali del boss di Pellaro, Filippo Barreca, finito al centro di uno dei due filoni d’indagine confluiti nell’inchiesta “Metameria” della Dda di Reggio Calabria.
Nel suo quartier generale disattende le prescrizioni imposte dal magistrato di sorveglianza e riceve personaggi di spicco delle altre cosche della città o loro emissari attraverso invia messaggi e proietta i suoi affari anche oltre la provincia reggina.
Tra questi c’è Giovanbattista Fracapane, ambasciatore del boss del mandamento di Reggio centro.
Una figura importante nello sviluppo dell’indagine. Il gip Tommasina Cotroneo sottolinea infatti come «i rapporti tra le cosche di Archi e il gruppo di Pellaro erano coltivati anche grazie alla sua mediazione in quanto fidato collaboratore di Carmine De Stefano e suo ambasciatore» come testimoniato anche dalla sua presenza al “summit” del 26 maggio 2018 nella stanza “riservata” all’ospedale di Reggio.
Le conversazioni intercettate permettono di tenere traccia delle molteplici richieste tra le quali spicca l’«imbasciata» che lo stesso Barreca si premura di inviare attraverso gli “arcoti” ai vertici delle “famiglie” del Crotonese.
Destinatari del messaggio captato nella conversazione risalente al 22 luglio 2018 sono, nello specifico, i rappresentanti sul territorio di Pasquale Nicoscia detto “macchietta”, classe 57, capobastone dell’omonima consorteria che opera sul territorio di Isola Capo Rizzuto, arrestato con dote di “Crimine internazionale” e detenuto dal 1996. L’«imbasciata» doveva pervenire agli uomini dei Nicoscia «affinché costoro intervenissero, a loro volta, presso gli esponenti della nota ‘ndrina Grande Aracri» con fatto specifico riferimento al boss Nicolino (in foto).
Barreca aveva individuato i De Stefano come ambasciatori in quanto – ricostruiscono gli inquirenti – sapeva che l’ex suocero di Carmine De Stefano, Coco Trovato, aveva in passato mantenuto buoni rapporti con quel clan mafioso e si chiedeva se, ancora allo stato, gli “arcoti” fruissero di un privilegiato canale comunicativo. «Però non so ora che rapporti hanno – dice Barreca a Fracapane – perché se lui mi dice che possiamo mandare, io mando là da Pasquale Nicoscia, là  è a Isola Capo Rizzuto, però poi là a Crotone lui ha il legamento con Nicolino…»
Il giovane collaboratore dei De Stefano dimostrava la pronta disponibilità a veicolare il messaggio, come anche avvenuto per gli altri scambi tra gli esponenti di vertice delle consorterie reggine, divenuti così sempre più fitti.
Per testimoniare l’importanza del messaggio da inviare alle cosche crotonesi, gli inquirenti rimarcano le raccomandazioni di Barreca prima di congedare Fracapane: «Il fatto, il fatto di Isola Capo Rizzuto è importante». A quel punto l’interlocutore rassicura il boss sottolineando che il martedì successivo avrebbe riferito ai De Stefano.
Secondo il gip «il dialogo intercorso presso l’abitazione di Barreca è di enorme valenza indiziaria perché non soltanto è incarnazione del «do ut des tra le due cosche» che «proseguiva senza soluzione di continuità», ma anche perché testimonia come «le pretese di Barreca si estendessero anche oltre i confini reggini fino a richiedere a Carmine De Stefano di intervenire presso i Grande Aracri a Crotone per il tramite di Pasquale Nicoscia che a sua volta avrebbe interpellato, in ragione del suo legame col boss Nicolino» al quale «Barreca avrebbe dovuto mandare qualcuno per avanzare una richiesta».
Secondo il gip questa, come gli innumerevoli incontri e scambi d’informazioni venuti alla luce attraverso le indagini, è una riprova dei rapporti tra Barreca e i capi-cosca del quartiere Archi. «Sostanzialmente – si legge nell’ordinanza – il Libri e i capi della cosca De Stefano-Tegano replicano con il Barreca, da poco uscito dal carcere e proteso alla riaffermazione del proprio potere e della propria autorevolezza mafiosi».
Risulterebbe dunque acclarato come «Filippo Barreca quale capo dell’omonima “famiglia” sedesse al tavolo delle contrattazioni criminali coi dirigenti della ‘ndrangheta di Archi e di Santa Caterina e con i vertici della cosca Libri» oltre a tentare di intervenire «presso la cosca Grande Aracri di Crotone».
Si trattava, in altri termini, «di una tela di cointeressenza che diventava ogni giorno sempre più fitta e proficua». (redazione@corrierecal.it)

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