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l’intervista

«Sostenere Draghi per il riscatto dell’Italia (e del Sud)»

Gli «appunti per un futuro possibile» di Giorgio Gori partono dai giorni più drammatici della primavera 2020, quando i mezzi militari portavano via da Bergamo le bare delle vittime del Covid. Il r…

Pubblicato il: 16/02/2021 – 21:33
di Paola Militano
«Sostenere Draghi per il riscatto dell’Italia (e del Sud)»

Gli «appunti per un futuro possibile» di Giorgio Gori partono dai giorni più drammatici della primavera 2020, quando i mezzi militari portavano via da Bergamo le bare delle vittime del Covid. Il riscatto pensato dal sindaco della città epicentro della prima ondata della pandemia nasce dalle immagini di quella tempesta sanitaria. E poi spazia, necessariamente, tra prospettive economiche e sociali. Si addentra nella parabola politica del Partito democratico, analizza alleanze e strappi possibili, riflette sugli errori del passato. E racconta la storia di un uomo nato (professionalmente) nella galassia Mediaset e poi arrivato alla politica dopo aver fondato la casa di produzione televisiva Magnolia. Gori è al suo secondo mandato da sindaco di Bergamo. 

Quello di Draghi è un Governo di alto profilo o di buonsenso? E l’aver applicato alla perfezione il manuale Cencelli basterà a governare tutti gli ossimori della politica? Il dream team di Draghi, fatto di tecnici e politici, sarà il suo tallone di Achille in Europa? 
«Non credo proprio che sarà il suo tallone d’Achille, perché dovrebbe esserlo? Quello di Draghi è il miglior governo a cui potessimo ambire in questa fase, e forse non solo. Evidentemente tiene conto – con grande equilibrio – del Parlamento uscito dal voto del marzo 2018, non potrebbe essere diversamente. Pur senza porsi dunque in alternativa alla politica, ne integra il ruolo con una componente tecnica di alto livello. Con ciò potrebbe esprimere un ruolo pedagogico, spingendo anche la rappresentanza politica a dare il meglio di sé in termini di competenza, concretezza e coesione».

È solo una coincidenza che – nella squadra di Draghi – 18 ministri su 23 vengano dal nord, in un Governo che insieme alla pandemia, al debito e alla crescita dovrà usare i soldi del Recovery anche per colmare il divario tra Nord e Sud, come più volte chiesto dall’Europa?  
«Sono convinto che la ricucitura di quel divario corrisponda ad un interesse nazionale, non solo del Sud. Mi preme che al governo ci siano persone capaci e che prevalga una visione concretamente orientata alla crescita, a prescindere dai luoghi di nascita dei ministri. Di questo abbiamo bisogno e di questo ha bisogno il Sud. L’importante è andare oltre l’assistenzialismo e puntare sul rafforzamento dei pilastri su cui il Sud deve basare il proprio sviluppo: scuola, infrastrutture e tecnologia anzitutto».

Gli «appunti per un futuro possibile» afferrati dal collega Francesco Cancellato nella conversazione e condensati nel libro, edito dalla Rizzoli: Il Riscatto di Bergamo e dell’Italia, oggi più di ieri, appaiono una spinta al fare «Whatever it takes», a qualunque costo.
«Nel libro, ultimato nell’ottobre scorso, è molto presente il senso del bivio che si apriva e si apre di fronte al nostro Paese: il rischio di un declino inarrestabile da una parte – causato da una stagnazione che dura ormai da oltre vent’anni e da una serie di fragilità che si sono via via venute cumulando: abnorme debito pubblico, inefficienza della pubblica amministrazione e della giustizia, inverno demografico, marginalità lavorativa e sociale dei giovani e delle donne – e dall’altra la possibilità di un riscatto, favorito anche dall’atteggiamento cooperativo dell’Unione Europea. L’avvento di Draghi alla guida del Governo sembra rendere oggi più realizzabile questa seconda opzione, che solo fino a poche settimane fa sembrava sul punto di sfuggirci».

Del fallimento della politica, dei partiti e dei movimenti, è stato costretto a prenderne atto persino il Presidente Mattarella – che negli anni del suo mandato – si è limitato ad ammonire l’autoreferenzialità, piccoli e grandi cabotaggi e quelle logiche di potere spesso anteposte agli interessi del Paese segnato dalla pandemia, ma tutto lascia presagire che nulla sarà più come prima. Nel suo libro non fa mistero di cosa pensa del suo partito, il Pd e di Zingaretti, a suo dire, succube dei grillini. Chiederà ancora un cambio di marcia ed un nuovo segretario?
«Io auspico che il Pd sostenga con convinzione l’operato del Governo Draghi, che concorra a rafforzarne l’azione e nel frattempo, guardando alla scadenza elettorale del 2023, lavori per costruire un’offerta politica capace di conquistare il consenso della maggioranza degli italiani e di proseguire il cammino delle riforme e della modernizzazione del Paese. Non sto dicendo che le alleanze non servono, ma che innanzitutto c’è bisogno di un Pd più forte e autorevole».

Li ha conosciuti bene entrambi, quali sono le differenze e le analogie tra il «re ed il royal baby», tra i due ex alleati del Nazareno, Berlusconi e Renzi? E ancora continua a pensare un gran bene di Matteo Renzi?
«Ciò che accomuna Berlusconi e Renzi è l’idea che lo spazio politico non sia definito e immutabile, ma che sia modificabile per effetto dell’azione politica. Così è stato con l’invenzione di Forza Italia e del “Polo della Libertà” nel ’94 per Berlusconi, così per Renzi, tanto nella fase della “rottamazione” che lo portò alla guida del Pd e al governo, tanto con l’uno-due che ha prodotto la nascita del Conte Bis e la sua fine. Per il resto sono molto diversi. Di Renzi non ho condiviso diverse scelte, dalla rottura del Patto del Nazareno all’uscita dal Pd. E non condivido un modo di far politica eccessivamente centrato sulla sua stessa persona. Ma è difficile non riconoscere che sia stata la sua iniziativa, azzardata quanto si vuole, ad aver aperto la strada all’arrivo di Draghi».

Il Comune di Bergamo è parte offesa nell’inchiesta aperta dalla Procura per omicidio colposo ed epidemia colposa, un atto dovuto alla sua città che ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane.
«La scelta del Comune non contiene di per sé un’accusa verso questo o quell’ente o soggetto istituzionale, anche perché non sappiamo cosa emergerà dall’inchiesta della magistratura di Bergamo. La costituzione come parte offesa esprime invece l’esigenza di conoscere la verità dei fatti, che avvertiamo come un dovere rappresentando di una comunità che nei mesi di marzo e aprile dello scorso anno ha contato quasi 700 vittime a causa del Covid».

Cosa sa della Calabria al netto degli stereotipi e delle vicende giudiziarie?
«Conosco il suo mare e le bellezze della Sila per esserci stato più volte in vacanza. Tra le città conosco meglio Catanzaro, dove passai qualche tempo aiutando Salvatore Scalzo ai tempi della sua candidatura a sindaco. Ma soprattutto ho diversi amici calabresi, molto cari. Ed è grazie a loro che ho imparato ad apprezzare la vostra regione».

“Riscatto” è un dialogo con Francesco Cancellato – disponibile in tutte le librerie – che Gori presenterà oggi pomeriggio alle 18 sulle pagine Facebook della libreria Ubik di Catanzaro e del Corriere della Calabria in una conversazione con Paola Militano, Ugo Floro, Danilo Monteleone e Nunzio Belcaro. L’intervista al sindaco di Bergamo sarà riproposta alle 21 su L’altro Corriere Tv, canale 211 del digitale terrestre, in un appuntamento speciale del nostro talk di approfondimento 20.20.

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