REGGIO CALABRIA Il boss della ‘ndrangheta Filippo Barreca si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia che si è svolto all’indomani dell’operazione “Metameria”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che ha portato all’arresto di 28 esponenti delle cosche cittadine di cui 25 in carcere e tre ai
domiciliari. Davanti al gip Tommasina Cotroneo, che ha firmato l’ordinanza di arresto, e al pm Walter Ignazitto, che ha coordinato le indagini, il capo della cosca Barreca ha fatto scena muta. L’ergastolano ieri è tornato in carcere dopo che, alcuni anni fa, gli era stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari per motivi di salute. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche gli altri indagati: il boss Carmine De Stefano, Antonino Labate, Francesco Labate, Domenico Calabrò, Donatello Canzonieri, Pasquale Politi, Filippo Palumbo e Giovanni Battista Foti.
Tutti sono stati arrestati ieri dai carabinieri nell’operazione che ha stroncato il tentativo del boss Filippo Barreca di ricostruire la sua cosca operante nel territorio di Pellaro e Bocale, nella periferia sud di Reggio Calabria. Secondo i pm della Dda, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, pur essendo ai domiciliari il boss «Barreca non esitava a spostarsi altri siti per incontrare suoi pari e pianificare le strategie associative, sempre strumentalizzando le sue condizioni di salute, tanto che l’ospedale di Reggio Calabria, ove l’ergastolano avrebbe dovuto recarsi per ricevere cure, diveniva il luogo di incontro con Carmine De Stefano, capo dell’omonima cosca di Archi».
Per il gip Cotroneo: «L’indagine ha consentito di acclarare l’allarmante ripresa d’azione della cosca Barreca perfettamente allineata alla ‘ndrangheta unitaria della Provincia reggina». Gli altri indagati, arrestati nell’operazione “Metameria” saranno interrogati domani.
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