CROTONE Su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, i carabinieri del comando provinciale di Crotone hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale del capoluogo nei confronti di 18 indagati, di cui 11 già sottoposti a fermi di indiziato di delitto dallo scorso 25 gennaio in seguito all’operazione “Eleo”, tre già detenuti nell’ambito di altri procedimenti penali e quattro catturati proprio oggi e ritenuti tutti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsioni, usura, delitti in materia di armi, furti, danneggiamenti seguiti da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso.
Il provvedimento di oggi trae origine da un’attività investigativa, condotta, dal marzo 2018 all’aprile 2020, dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Crotone e dalla Compagnia di Petilia Policastro, diretta e coordinata dal Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e dai sostituti Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino.
In particolare l’attività investigativa compiuta ha permesso di identificare il mandante ed un esecutore materiale dell’omicidio dell’allevatore Massimo Vona, ricostruendone le varie fasi. Il 30 ottobre 2018, la vittima, infatti, dopo essere stata attirata presso un’azienda agricola sita in località “Scardiato” di Petilia Policastro, con il falso pretesto di “consegnargli” i responsabili dell’incendio appiccato nell’anno 2016 in danno del suo capannone, sarebbe stata uccisa, con almeno due colpi di arma da fuoco, dall’assassino che lo attendeva unitamente ad altri soggetti allo stato sconosciuti.
I responsabili avrebbero quindi proceduto all’eliminazione fisica del cadavere, che, infatti, mai è divenuto oggetto di ritrovamento. L’8 novembre 2018, in località Scavino di Petilia Policastro, i carabinieri hanno rinvenuto solo la carcassa dell’autovettura dell’allevatore scomparso, completamente distrutta dalle fiamme e abbandonata in una stradina interpoderale a servizio di alcuni appezzamenti di terreno coltivati ad uliveti.
Le attività investigative hanno permesso di accertare la pervasività delle cosche della ‘ndrangheta a Petilia Policastro e Cotronei, riorganizzatesi già a partire dal 2014, in seguito ad alcune scarcerazioni per fine pena di suoi esponenti di spicco, che hanno determinato una escalation di atti intimidatori sul territorio. Individuati anche i singoli ruoli dei vari componenti della citata articolazione ‘ndranghetistica, comprese le nuove leve che si prestavano, tra le altre cose, a fare d’autista al reggente. Nel corso dell’attività investigativa sono emersi diversi episodi di illecita attività finanziaria e di usura commessi nei confronti di commercianti e liberi professionisti che versavano in difficoltà economiche, accertata l’identità dei responsabili di estorsioni compiute nei confronti di imprenditori locali attivi soprattutto nel settore turistico in località Trepidò di Cotronei o boschivo nell’area silana. Ricostruiti alcuni episodi di danneggiamento e furto per lo più funzionali ad imporre il “servizio di guardiania” presso villaggi turistici della zona.
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