REGGIO CALABRIA Uno dei due filoni d’indagine confluiti nel procedimento “Metameria”, nato dall’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha ad oggetto i rapporti della cosca Condello di Archi con imprenditori così definiti «collusi» dagli inquirenti, in quanto «totalmente asserviti alla ‘ndrangheta». Tra questi risulterebbero Francesco Giustra, classe 1978, indagato così come Nicola Pizzimenti, classe 1979.
L’indagine si basa sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, nella fattispecie di Roberto Lucibello, ex socio di Giustra, che avrebbe svelato le trame imprenditoriali della cosca guidata da Demetrio e Giandomenico Condello e acceso i riflettori sull’affare legato all’acquisto del parco veicoli della Leonia Spa. Dichiarazioni che hanno trovato ampio riscontro negli elementi probatori raccolti da parte degli inquirenti, motivo che ha portato il gip Caterina Catalano a confermare le richieste della procura. In quanto a Pizzimenti, scrive il gip, è da ritenersi «inserito stabilmente nella struttura organizzativa dell’associazione, in cui risulta avervi consapevolmente assunto un ruolo specifico, funzionale al perseguimento dei fini criminosi». Profilo diverso rispetto a quello di Giustra, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, che risulta «privo dell’”affectio societatis” e non inserito nella struttura organizzativa dell’ente» in quanto agente esterno comunque avente la «consapevolezza di fornire un contributo causale alla conservazione o al rafforzamento dell’associazione». Viceversa, «in alcun modo può sostenersi che Giustra sia stato vittima delle cosche» come ampiamente dimostrato nella vicenda dell’acquisto del parco veicolare della Leonia Spa.
La Leonia Spa, società che operante nel settore della tutela ambientale e dei rifiuti, viene posta in liquidazione volontaria nell’aprile del 2014, dopo che le indagini, già al tempo, avevano svelato l’infiltrazione della ‘ndrangheta nella società attraverso la fornitura dei servizi di manutenzione del parco veicolare somministrati dalla “Semac Srl”, oggetto di interdittiva antimafia nel 2012. Proprio in quel frangente, alla Semac subentra la ditta individuale “Officine Giustra di Giustra Francesco”.
Secondo quanto rivelato dal collaboratore di giustizia Liuzzo, sarebbe stata la cosca Condello a volere questo avvicendamento. Dichiarazione che trova riscontro nelle indagini che portano ad accertare come «l’espansione imprenditoriale di Giustra fosse dipesa dal patto sinallagmatico stretto con la cosca Condello» che aveva anche sponsorizzato l’ampliamento della sua impresa «in cambio della disponibilità dell’imprenditore ad assecondare le necessità criminali dell’organizzazione».
La procedura di alienazione dell’attivo, ivi compresa la vendita del parco veicolare della Leonia Spa, viene avviata nel 2016.
Il 7 marzo 2017, l’impresa di Francesco Giustra – unica offerente – se lo aggiudica al prezzo di 662.500 euro Iva inclusa (sebbene la valutazione originaria dei liquidatori fosse di 800mila). Anche sulla base del prezzo d’acquisto determinato gli inquirenti intendono dimostrare non soltanto la collaborazione tra i liquidatori e Giustra, quanto anche il trattamento di favore operato al fine di facilitarlo nell’affare.
Sul punto, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Lucibello, portano a riscontrare delle anomalie.
L’anomalia starebbe nel fatto che tale società ha finanziato quella di Giustra per l’acquisto del parco veicolare nel periodo in cui avrebbe potuto direttamente presentare la propria offerta. Inoltre, la citata Srl non risultava nemmeno come destinatario finale degli automezzi, acquistati per essere rivenduti.
Giustra inizialmente agisce in veste di mediatore, in stretto rapporto coi liquidatori avendovi collaborato nell’individuazione dei compratori al fine di ricavarne entrambi un compenso.
Fin da subito viene fatto riferimento alla manifestazione di interesse palesata da una cordata di imprese dell’indotto di Amia Verona Spa, impegnata nel settore della raccolta rifiuti. Lucibello nelle sue dichiarazioni fa riferimento ad un incontro avvenuto sul lungomare reggino appunto tra Giustra e alcuni rappresentati della società.
A un certo punto, qualcosa cambia. Giustra decide di passare da mediatore ad acquirente. Un comportamento che lascia perplesso Lucibello, consapevole delle difficoltà economiche del suo ex socio. Si scopre così che dietro all’operazione finalizzata all’acquisto del parco veicoli da parte di Giustra, si muove un’altra società che pare essere schermo di un’ombra più ingombrante.
Oggetto sociale è «la vendita all’ingrosso e al dettaglio di veicoli di ogni natura e specie».
Lucibello racconta ai magistrati che, fiutando il possibile coinvolgimento della cosca nell’affare suggerisce al suo ex socio, appunto Giustra, di interrompere qualsiasi rapporto. Ma proprio in quel momento si sarebbe reso conto «del suo totale asservimento alla ‘ndrangheta».
«Roberto – avrebbe detto Giustra a Lucibello in quella circostanza – io sono Reggio e devo stare a Reggio, sennò me ne devo andare. Se non devo vedere queste persone me ne devo andare da Reggio».
Viene così a comporsi un rapporto triangolare: «La Srl, perciò, in luogo di presentare direttamente l’offerta alla Leonia Spa in liquidazione, stipulava un contratto con cui si impegnava ad acquistare i beni che componevano il parco veicolare della Spa corrispondendo le anticipazioni finanziarie, grazie alle quali Giustra se lo aggiudicava».
Il 10 novembre 2016, due giorni prima della presentazione ufficiale dell’offerta d’acquisto, Giustra chiede un confronto “de visu” a Pizzimenti per avere rassicurazioni sulle trattative. Pizzimenti risponde in maniera diretta: «Loro mi hanno detto che aspettavano te». Scrive il gip come risulti «evidente che Giustra e Pavone non si conoscessero e che fossero stati messi in contatto da Pizzimenti, il quale faceva da regista e garante dell’operazione».
Obiettivo dei Condello era quello di lucrare sulla successiva dismissione del parco veicoli, come raccontato ancora da Lucibello attraverso una serie di vicende che inducono il gip a ritenere «plastica» la percezione «dell’infiltrazione mafiosa nell’impresa del Giustra» (redazione@corrierecal.it)
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