CATANZARO Il Tar Calabria (seconda sezione) accoglie in parte il ricorso presentato dai alcuni Comuni del Catanzarese e per l’effetto annulla la delibera n.64 del 2020 dell’Asp di Catanzaro con la quale veniva riorganizzato il servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica) con «l’attivazione di 25 postazioni in ragione del rapporto ottimale di cui all’Air per la medicina generale».
IL FATTO I Comuni di Cardinale, Cicala, Gizzeria, Jacurso, Miglierina e Serrastretta ricorrono contro l’Asp di Catanzaro e la Regione in sostanza contestando la decisione dell’azienda di ridurre da 60 a 25 le postazioni mediche attive sul territorio. Tra le motivazioni del ricorso, oltre all’incompetenza dell’azienda sanitaria, anche il fatto di aver contravvenuto alla delibera del presidente della giunta regionale (94/2012) che fissa in 50 il numero di dette postazioni. Viene inoltre lamentata la modalità di soppressione, che doveva avvenire in maniera «graduale e progressiva».
I Comuni, si legge nella sentenza del Tar, non solo hanno tutti legittimazione a proporre il ricorso «poiché in egual modo attinti dal provvedimento dell’Asp» ma il loro interesse sarebbe giustificato dal fatto che l’atto oggetto dell’impugnazione «non si qualifica come mera proposta, ma a tutti gli effetti come provvedimento».
LA DECISIONE Secondo il Tar è fondata la censura mossa dai Comuni nei confronti dell’Asp nella parte in cui contestano la legittimità della scelta di ridurre arbitrariamente il numero delle postazioni, stimato sulla base di un «rapporto ottimale» che portava la Regione a calcolarle in numero di 50. L’Asp invece, assumento una decisione estranea alla propria competenza e comunque in attesa di una rideterminazione da parte della Regione.
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