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“Rimpiazzo”, 15 condanne nei confronti del clan dei Piscopisani

La cosca puntava a scalzare i Mancuso di Limbadi dal capoluogo vibonese. Ricostruite 26 estorsioni, 9 danneggiamenti e 32 episodi di spaccio

Pubblicato il: 19/02/2021 – 13:38
“Rimpiazzo”, 15 condanne nei confronti del clan dei Piscopisani

CATANZARO Il gup di Catanzaro Paola Ciriaco ha comminato 15 condanne, dai 19 ai 2 anni di reclusione, e otto assoluzioni nel processo, con rito abbreviato denominato “Rimpiazzo”. Il gup ha condannato Giovanni Battaglia, 9 anni di reclusione; Nazzareno Felice, 8 anni e 4 mesi; Nazzareno Fiorillo, 11 anni; Michele Fiorillo, classe ’87, 3 anni; Rosario Fiorillo, 19 anni e 4 mesi; Sacha Rosario Andrea Fortuna, 17 anni e 4 mesi e 26mila euro di multa; Francesco La Bella, 8 anni e 8 mesi; Mario Loiacono, 6 anni e 8 mesi; Luigi Maccarone, 2 anni e 1.660 euro di multa; Saverio Merlo, 4 anni e 8 mesi; Giuseppe Merlo, 4 anni e 8 mesi; Raffaele Moscato (collaboratore di giustizia), 8 anni e 8 mesi; Gaetano Rubino, 6 anni, 4 mesi e 30mila euro di multa; Michele Suppa, 2 anni (sospensione condizionale della pena). Assolti Pasquale Fiorillo; Nicola Finelli; Caterina Cutrullà; Francesco Alessandro D’Ascoli (difeso dagli avvocato Sergio Rotundo e Alice Massara); Salvatore Vita (difeso dagli avvocato Sergio Rotundo e Giovanni Oliverio); Cosmo Mancuso; Marco Fiorillo; Michele Fiorillo, classe ’86 (difeso dall’avvocato Sergio Rotundo). Il giudice ha stabilito la confisca dei beni già sottoposti a sequestro preventivo nei confronti di Nazzareno Fiorillo e Sacha Rosario Andrea Fortuna.

Rimpiazzare i Mancuso

L’operazione “Rimpiazzo” – ritenuta il prologo di “Rinascita Scott” – è stata condotta contro i componenti della cosiddetta “Società” di Piscopio, dal nome del piccolo centro alle porte di Vibo Valentia, riconosciuta dal “Crimine di Polsi”. Al centro delle indagini, riguardanti gli anni a cavallo del 2010, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Raffaele Moscato (condannato a 8 anni e 8 mesi), elemento di vertice della consorteria e ritenuto colui che era spesso chiamato per commettere estorsioni, danneggiamenti e omicidi. Le accuse contestate sono associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, danneggiamento, armi e spaccio di droga. I magistrati della Dda di Catanzaro – rappresentati in aula dal pm Andrea Mancuso – e gli investigatori della Polizia hanno ricostruito durante l’indagine circa 26 estorsioni, 9 danneggiamenti e 32 episodi di spaccio. I Piscopisani puntavano a scalzare i potenti Mancuso di Limbadi dal capoluogo vibonese e dalle frazioni marine sfruttando il fatto che molti rappresentati dei Mancuso fossero in carcere. Inizialmente i Piscopisani sceglievano le vittime delle estorsioni e delle intimidazioni individuandole tra coloro che sapevano essere sottoposti al controllo dei Mancuso.

Droga e armi

La cosca di Piscopio aveva grande disponibilità di droga e armi. L’organizzazione aveva una base operativa a Bologna da dove partiva la droga, soprattutto hashish e cocaina. A Bologna è stata sequestrata nel corso delle indagini della droga e anche un Ak47, nel 2011. La droga da Bologna veniva veicolata dai Piscopisani in favore di un gruppo di palermitani trovato in possesso anche di quattro chili di cocaina. I palermitani andavano a Piscopio, trattavano, compravano la cocaina e se la portavano a Palermo. Anche le rapine erano un’attività dei Piscopisani e avevano uno scopo ben preciso: reperire liquidi da investire nel traffico delle sostanze stupefacenti. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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