CATANZARO «Siamo rientrati in possesso di tutti i beni del compendio termale e una volta fatto lo “stato di consistenza” saremo pronti per chiudere il nuovo bando. Il nuovo concessionario sarà individuato entro fine anno così che le attività possano riprendere già ad inizio 2022». Così il sindaco di Acquappesa che commenta le ultime vicende relative al confronto-scontro con i vertici di Sa.te.ca Spa, che concessionario delle Terme Luigiane lo è dal 1936 e ritiene «illegale l’opera di apprensione coatta delle strutture». Nel mezzo sempre i lavoratori che nella mattinata del 19 febbraio si sono riuniti per un sit-in alla Cittadella. La Regione preannuncia la convocazione dei sindaci per la prossima settimana così da poter instaurare un confronto e chiudere la vicenda nel modo migliore per tutte le parti in causa.
Nell’ultimo episodio, avvenuto il 18 febbraio, i Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, coi rispettivi sindaci Francesco Tiripicchio e Vincenzo Rocchetti, sono intervenuti per riprendere possesso della parte di beni in concessione alla “Sateca” a fronte dell’intervenuta scadenza dell’ultima proroga risalente allo scorso 31 dicembre. Si tratta, nello specifico, dell’area di sorgente, degli uffici della piazzetta e dell’ultima parte del compendio di beni dello stabilimento San Francesco. Un primo blocco era tornato in possesso dei due Comuni già lo scorso 5 febbraio e in quell’occasione si era assistito ad attimi di tensione tra alcuni esponenti della società, il legale rappresentante, l’avvocato Enzo Paolini, e appunto i sindaci che avevano dovuto chiedere l’intervento della polizia locale al fine «di poter rientrare in possesso dei beni a fronte delle resistenze della società».
«Le operazioni portate avanti dai Comuni – spiega il sindaco di Acquappesa, Francesco Tiripicchio – sono consentite dalla legge. Abbiamo necessità di inserire il compendio dei beni di cui stiamo rientrando in possesso all’interno del bando di gara affinché si possa poi addivenire all’individuazione del nuovo gestore del compendio termale. Non appena avremo fatto lo “stato di consistenza”, per valutare le condizioni dei beni, saremo pronti per chiudere il nuovo bando».
All’apprensione coatta si sarebbe giunti a fronte delle resistenze della società. Il 21 gennaio, «prima di arrivare alla restituzione di tutti i beni, i legali rappresentanti della società pretendevano si dovesse fare un accordo dove venivano fatte alcune richieste che abbiamo chiesto di rivedere». Tra queste, oltre all’inserimento della “clausola di riservatezza”, anche il dimezzamento del canone rispetto a quello attualmente corrisposto dalla società ai Comuni. «La Sateca versa un canone di 43mila euro annui di cui 25mila i Comuni versano alla Regione. Ma il fatturato della Sateca ammonta a circa 6 milioni di euro annui (sebbene una parte è riferita agli introiti derivanti dalle convenzioni col servizio sanitario per le cure erogate nella parte di proprietà della società, ndr). Dimezzando il canone ci sarebbe stato corrisposto meno di quello che avremmo dovuto corrispondere alla Regione».
Secondo Enzo Paolini, legale rappresentante della società, la Sateca «vanta il legittimo possesso del compendio termale», anche a fronte del verbale redatto in prefettura l’8 febbraio 2019 dove sarebbe specificato che nelle more dell’iter finalizzato all’individuazione del nuovo concessionario, la “Sateca” possa continuare a svolgere la propria attività nel complesso. «Un verbale – dice Tiripicchio – non è un contratto e peraltro è stato firmato da un’altra amministrazione e un altro prefetto. In ogni caso al tempo la situazione era totalmente diversa perché la concessione nel frattempo è mutata da perpetua in temporanea».
Pomo della discordia, che ha portato la “Sateca” a sospendere l’attività, sarebbero stati i regolamenti delle amministrazioni con cui viene destinato il 12% delle acque termali alla società per poter continuare a svolgere la propria attività, soprattutto nella parte relativa alla somministrazione delle cure termali. «Ma questo quantitativo – spiegano i lavoratori – non basta nemmeno per riempire le piscine». Voce dei lavoratori alla Cittadella è Gerardo Calabria, segretario organizzativo della Cisl, che si sta occupando della vertenza. «L’obiettivo primario è quello di salvaguardare l’occupazione».
«I Comuni – continua Calabria – non riconoscono il verbale però, di fatto, quando si è trattato di derogare ad altre circostanze, come ad esempio nel caso in cui è stata chiesta una proroga rispetto al bando, hanno scritto alla Regione. Noi chiediamo ai Comuni che preparino il bando e come scritto nell’accordo, nelle more, la “Sateca” possa continuare la sua attività per come ha fatto fino ad oggi».
Lavoratori e sindacato sono quindi arrivati al confronto presso il Dipartimento regionale Sviluppo Economico. Assenti sia il Presidente facente funzioni Nino Spirlì che l’Assessore alle attività produttive Fausto Orsomarso, la delegazione è stata ricevuta dal dirigente dell’assessorato Roberto Cosentino, che ha preannunciato la convocazione, per gli inizi della prossima settimana, dei sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese per un incontro finalizzato alla risoluzione della vertenza. «In questo incontro ovviamente – ha dichiarato Gerardo Calabria – ognuno porterà avanti le proprie ragioni, ma la Regione una cosa già la sostiene, e cioè che in ogni caso non possono interrompersi i servizi, la cui importanza è nei numeri: 430mila prestazioni sanitarie e 32mila presenze durante l’arco termale. Dai sindaci e aspettiamo semplicemente il bando che poi identificherà il gestore delle Terme Luigiane per i prossimi 15-20 anni: ma fino a quella data perché non consentire all’attuale gestore di poter operare garantendo così un servizio sanitario importante e non compromettendo così tanti posti di lavoro e il futuro di tante famiglie?».
«Per i lavoratori – conclude Calabria – quello che è un diritto sta diventando quasi un regalo. Loro hanno diritto a lavorare. Il loro lavoro non è stato messo in discussione dalla crisi o dal Covid, ma da scellerate posizioni. Si sta litigando a titolo personale e non più per il bene della comunità». I Comuni fanno sapere che stanno lavorando, col nuovo bando, per mantenere e stabilizzare i livelli occupazionali inserendo alcuni accorgimenti come la “clausola sociale”. Nel frattempo, «non soltanto vogliamo che l’attività delle terme continui, ma pretendiamo che il servizio continui ad essere garantito dall’attuale concessionario». (redazione@corrierecal.it)
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