LOCRI «Più luci che ombre». Queste le tonalità del quadro delineato dal consigliere regionale Raffaele Sainato sullo stato di attuazione degli interventi di “edilizia sanitaria” nel territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
L’ombra ingombrante sullo stato di avanzamento dei lavori e sullo sblocco della congestione del sistema sanitario sul territorio reggino è gettata dall’Asp di Reggio Calabria, che viene tra l’altro dalla recente bocciatura del bilancio 2019 stante l’assenza, come evidenziato anche dal commissario Guido Longo, di quelli pregressi.
La necessità di investire e porre al centro la sanità territoriale passa dall’accelerazione sui lavori relativi alle Case della salute. Da contraltare fa però la situazione delle strutture, come l’ospedale di Locri o il poliambulatorio di Siderno.
«Le lentezze, ingiustificate, sono evidenti a chiunque e si trascinano da troppo tempo, ingenerando un evidente paradosso: risorse ingenti e progetti che non camminano». Raffaele Sainato declina in maniera generale la questione muovendosi tra lo stato di avanzamento dei lavori e l’impianto legislativo, influenzato anche dall’entrata in vigore del nuovo “Decreto Calabria”.
«Il primo Decreto Calabria aveva consentito un’accelerazione, grazie al coinvolgimento di Invitalia, quale centrale unica di committenza. Ciò ha permesso di sbloccare gli interventi sulle case della salute di Siderno e Scilla e sull’ex Inam di Reggio Calabria e, inizialmente, anche per l’ospedale di Locri e per il poliambulatorio di Caulonia. Il Decreto Calabria bis, approvato alla fine del 2020, su queste ultime opere ha determinato, però, un nuovo stallo. Infatti, la scelta del Governo Conte di affidare questi lavori al Commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, sottraendoli ad Invitalia e alla struttura del Commissario per il disavanzo nel sistema sanitario in Calabria, ha causato una interruzione dei percorsi che l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria aveva avviato, aderendo alla convezione quadro con l’agenzia nazionale per gli investimenti».
La situazione dell’Azienda sanitaria provinciale, sciolta e commissariata, è molto delicata. Non bastassero le riscontrate infiltrazioni mafiose e il disastro contabile, le recenti battute d’arresto governative e le tragicomiche vicende commissariali non hanno aiutato. «Non è positivo – spiega Sainato – che dopo due anni di commissariamento straordinario, l’Asp di Reggio, dal punto di vista economico-finanziario, sia nelle stesse condizioni precedenti allo scioglimento. È evidente che c’è qualcosa che non ha funzionato. Ho il massimo rispetto per chi in questi anni ha guidato l’azienda sanitaria, ma credo sia giunto il momento di una approccio radicalmente diverso, affidando la gestione delle aziende sanitarie a manager preparati e con comprovata esperienza e affidabilità in ambito sanitario, in organizzazione di enti complessi e in materia di bilanci».
Le vicissitudini soltanto affiorante con l’emergenza Covid, ma da tempo pregresse fanno emergere come sia «evidente che la sanità territoriale debba essere messa al centro di ogni futura scelta per il rilancio dell’intero sistema».
In questo senso, secondo il consigliere: «Gli ospedali, hub o spoke, devono diventare il terminale e non possono, come avviene oggi, rappresentare l’unica risposta. La rete dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, il sistema delle Usca in questo tempo di pandemia, gli ambulatori polispecialistici, i consultori, gli infermieri di comunità, le case della salute, l’assistenza domiciliare, sono tutti elementi che vanno valorizzati e implementati, se vogliamo offrire un servizio di qualità e autenticamente efficace».
Ma per quanto, come sottolineato anche da altre forze ed associazioni in campo, sia necessario superare una trazione “ospedalocentrica”, si rende al contempo necessario «migliorare anche la rete ospedaliera, accelerando, il più possibile, nella realizzazione degli investimenti già previsti e stanziati, ma proprio l’emergenza epidemiologica da Covid-19 ci ha insegnato quanto siano decisivi i servizi territoriali e lo dimostrano modelli come quello Veneto o Trentino, ai quali, forse, sarebbe il caso di ispirarsi».
«Ad oggi – spiega Sainato – dalle interlocuzioni che ho avuto con l’Asp reggina, con la struttura del Commissario Longo e con i manager di Invitalia, posso assicurare che le attività su Siderno, Scilla e l’ex Inam di Reggio stanno andando avanti e non appena i vertici dell’Asp aderiranno al Piano Esecutivo delle Azioni, cosa che dovrebbe avvenire a breve, Invitalia partirà con l’indizione delle gare di appalto. Ho contatti costanti con tutti gli attori e periodicamente ci teniamo aggiornati sugli sviluppi, incalzando i miei interlocutori». Il caso di Siderno è stato assunto tra gli esempi della protesta che parte dal basso, dalla comunità, che scende in piazza per vedere tutelato e rispettato il proprio diritto alla salute sancito all’articolo 32 costituzionale. Come questo, anche altri, fuori dalla provincia di Reggio. Tra tutti si segnala l’occupazione dell’ospedale di Cariati da parte del presidio popolare permanente ormai avviata da diversi mesi. In alcuni casi, la risposta sufficiente è appunto focalizzata nell’intervento, attraverso la riconversione in Case della salute delle strutture ospedaliere chiuse in seguito al “piano di rientro” del 2010. In altri, com’è appunto il caso di Cariati – dove serve anzitutto un pronto soccorso – non basta. «Generalizzare – spiega in tal senso il consigliere regionale – è un esercizio che in politica non funziona e non porta mai buoni frutti, soprattutto in un ambito delicato quale quello della sanità. Non credo esista una soluzione definitiva per tutte le situazioni che lei ha menzionato. Sono convinto, comunque, che occorra seriamente investire nella medicina del territorio, nei sistemi sanitari di prossimità, più vicini ai cittadini e ai loro bisogni. Lo ribadisco, esistono esempi in Italia vincenti, che ben potrebbero essere mutuati nei nostri territori».
Ultimo spunto riguarda le criticità che ruotano intorno all’ospedale di Locri, a più riprese denunciate dal sindaco Calabrese, oltre a quelle del poliambulatorio di Caulonia. «Denunciare le storture del sistema va bene, – rimarca subito Sainato – anzi, per certi aspetti, è un nostro dovere di rappresentanti istituzionali. Tuttavia, non può essere l’unica opzione. I cittadini che ci hanno eletto e ai quali dobbiamo costantemente rispondere si attendono da noi risultati visibili e non continue invettive. In questo, senso, quindi, credo sia più produttivo investire il proprio tempo ascoltando operatori del settore e cittadini, accogliendo proposte, approfondendo le questioni, sviluppando una chiara progettualità e perseguendo obiettivi concreti».
«Debbo costatare e denunciare – aggiunge – che la scelta dell’esecutivo giallo-rosso di accentare nelle mani del Commissario Arcuri una serie di interventi, tra i quali quelli su Locri e Caulonia, ha determinato un nuovo e incomprensibile stallo. La struttura del commissario per l’emergenza Covid, da quanto ho potuto apprendere, non ha messo in campo nessuna azione. In più, con rammarico, non posso lamentare il silenzio e l’indifferenza del Commissario Arcuri, al quale ho chiesto specifiche informazioni, senza ricevere alcuna risposta». (redazione@corrierecal.it)
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