ROMA Il caso Morra agita i corridoi delle istituzioni parlamentari. L’espulsione dal gruppo del Movimento 5 Stelle del senatore cosentino non ha comportato – secondo i regolamenti parlamentari – la decadenza dal suo ruolo che riveste a capo della commissione Antimafia. E il senatore – almeno da quanto dichiarato e ripreso anche da Il Giornale – non ha nessuna intenzione di dimettersi dal suo incarico. «Molti – ha raccontato ai microfoni di Sky Tg24 – vorrebbero che io lasciassi, forse per normalizzare. Io penso il contrario, penso che si possa continuare a onorare il mandato senza guardare in faccia a nessuno». Morra dichiara anche di non ritenere ancora valida neppure la sua estromissione dal movimento: «Sono fuori dal gruppo parlamentare del Senato – dice – ma non dal Movimento 5 Stelle, da quello che mi risulta. C’è una procedura da seguire, solo quando sarà conclusa allora si potrà dire che sono fuori dal M5s».
Una posizione sulla quale, secondo quanto riportato dal Il Giornale, però non sarebbero d’accordo gli ormai ex compagni di partito che sollecitano l’estromissione di Morra dal suo ruolo visto che avendo anche perso consistenza numerica in Parlamento rischiano anche di perdere posti nei ruoli di sottogoverno del costituendo esecutivo Draghi. Da qui la necessità di liberare caselle utili da far occupare ai fedelissimi di Grillo. Morra ricorda il Giornale, si era creato visibilità «nel peggiore dei modi quando ha criticato i calabresi per aver votato la defunta presidente della Regione, la forzista Jole Santelli, sostenendo che la mancanza di una guida della Regione se l’erano cercata votando una persona malata. Affermazioni disgustose, che si erano attirate critiche trasversali e la richiesta di tutto il centrodestra a Morra di dimettersi dalla carica nell’Antimafia, arrivando a disertare le sedute finché il senatore M5s fosse rimasto al suo posto». Ma l’alzata di scudi dell’ex maggioranza giallo-rossa aveva “protetto” il senatore che è rimasto in piedi finora.
Ora la situazione si è ribaltata, fa presente qualcuno proprio perché potrebbero essere proprio i grillini a chiedere la testa del loro ex compagno di ventura. Molto dipenderà anche dalla consistenza numerica che i dissidenti del M5S potranno vantare in parlamento. Allo stato, secondo i dati del Giornale, sarebbero all’incirca 45 tra Camera e Senato, un numero sufficiente per creare gruppi autonomi. Ma al Senato dopo la modifica del regolamento interno dovranno necessariamente utilizzare il simbolo di qualche partito che aveva già registrato precedentemente il simbolo. Da qui la ricorsa ad ottenere quello di Italia dei valori.
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