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Idee per Draghi

Recovery, ecco le infrastrutture prioritarie per la Calabria

I docenti di 6 università calabresi e siciliane lanciano proposte per lo sviluppo. La ricetta: alta velocità, rete stradale evoluta e porti competitivi

Pubblicato il: 21/02/2021 – 19:45
di Roberto De Santo
Recovery, ecco le infrastrutture prioritarie per la Calabria

REGGIO CALABRIA Realizzare una linea di alta velocità “vera” che consenta ad esempio di collegare Villa San Giovanni a Roma in circa 3 ore. Ed ancora adeguare un moderno sistema di collegamento su una rete stradale che preveda tra l’altro la nuova cognizione della smart road – la viabilità “intelligente” – nel completamento dell’A2. Come anche un sistema portuale nazionale che valorizzi i grandi scali commerciali di Gioia Tauro e Augusta attraverso il potenziamento di infrastrutture fisiche e pienamente operativo con un unico Port Community System. Le proposte sono contenuti in un documento stilato – con un lavoro certosino – da otto docenti di Trasporti e costruzioni di strade, ferrovie ed aeroporti di sei Atenei calabresi e siciliani con l’obiettivo di offrire un contributo concreto alla stesura del Recovery Plan alla cui “riscrittura” di dettaglio – come ha annunciato dal neo premier Mario Draghi – saranno impegnati nelle prossime settimane i tecnici del nuovo esecutivo che ha appena ottenuto la fiducia dal Parlamento.
Un’attività durata mesi ed unica nel suo genere quella dei docenti calabresi e siciliani e che ha visto lavorare “gomito a gomito” – seppure virtualmente –  Gaetano Bosurgi (Università di Messina),  Salvatore Damiano Cafiso (Università di Catania), Massimo Di Gangi (Università di Messina), Demetrio Festa, (Università della Calabria), Anna Granà (Università di Palermo), Matteo Ignaccolo (Università di Catania), Francesco Russo (Università “Mediterranea” di Reggio Calabria) e Giovanni Tesoriere (Università “Kore” di Enna). E nel leggere il documento uscito da quella “cucina” di idee emergono quelli che definiscono «i tre interventi che non possono mancare nel sistema dei trasporti di Sicilia e Calabria».

Tratteggiando una dettagliata analisi dell’attuale situazione e delle progettualità ancora in cantiere delle infrastrutture delle due regioni, i docenti traggono precisi spunti che rilanciano al neo governo perché possa entrare nel corpo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) all’esame della commissione interministeriale. E per far sì che questo lavoro possa raggiungere con maggiore peso specifico i tavoli romani i docenti lo hanno inoltrato – a mo’ di appello – alle deputazioni parlamentari nonché ai massimi rappresentati istituzionali delle due regioni. Soprattutto nell’assunto che seguendo i parametri stabiliti dall’Europa nell’assegnare risorse all’Italia nell’ambito delle risorse del Recovery Fund hanno avuto un peso specifico importante le condizioni in cui versa il Sud e in particolare regioni come la Calabria, appunto, e la Sicilia. Su oltre 209 miliardi di euro assegnati al Paese infatti 112 miliardi se li è visti destinare proprio per lo stato di arretratezza socio-economica ma anche infrastrutturale in cui si trovano queste due regioni.  E sul capitolo delle infrastrutture il Recovery plan ha messo sul piatto risorse decisamente importanti:  31,98 miliardi di euro. Da qui l’attenzione sollevata dai team dei docenti.

L’alta velocità “reale”

Entrando nel dettaglio dei progetti tratteggiati dai docenti, si leggono quegli interventi nel settore del sistema autostradale, ferroviario e marittimo con un analisi anche dell’attraversamento tra le due regioni. In particolare per la Calabria per quanto attengono gli interventi in materia di trasporto ferroviario, nel documento si fa presente che «non vi sono interventi particolarmente significativi in atto, se non un limitato upgrading della linea ionica ed il completamento dell’itinerario merci da Gioia Tauro a Taranto». Sul fronte della progettualità legata all’alta velocità, i docenti, sottolineano che si tratta di una sorta di compromesso visto che «non garantisce adeguate prestazioni sui collegamenti a lunga distanza, che richiedono una “reale” alta velocità». Secondo lo studio realizzato dai docenti, i progetti programmati comporterebbero l’elevazione della velocità ad appena 200 km/ora sulla linea tirrenica. Questo si tradurrebbe in una «riduzione marginale» dei tempi di percorrenza della tratta Villa San Giovanni-Roma di appena 20 minuti in meno rispetto al valore del febbraio 2017 che era di 4 ore e 31 minuti. A fronte di «costi di costruzione quasi comparabili con quelli di una nuova linea». Da qui i professori dei sei atenei rilanciano chiedendo «la realizzazione di un nuovo collegamento ad alta velocità tra Salerno e l’estremo Sud». «La velocità di progetto, se si intende estendere i benefici dell’alta velocità fino alla Sicilia, dovrà essere elevata, tra 300 e 350 km/ora; ciò consentirebbe di portare il tempo di percorrenza da Villa a Roma a circa  3 ore, ed aprirebbe prospettive interessanti per i collegamenti con la Sicilia». Un progetto fattibile, secondo i docenti, e da realizzare seguendo il paradigma dell’Av Larg, cioè l’alta velocità che sia Lean (senza appesantimenti), Agile (con alta attenzione alla domanda), Resilient (con grande capacità di superare eventi di rischio e Green (con il doppio vantaggio di intervenire bene sui territori e spostare la domanda dai mezzi ad alto impatto ambientale come l’aereo a quelli a basso come appunto il treno). Un collegamento che potrebbe essere effettuato a costi minori rispetto al semplice adeguamento della linea esistente e a tappe diverse. Una prima, seguendo il tracciato invariato nel tratto Salerno-Battipaglia e Lamezia-Villa San Giovanni contemplando una stazione interna all’aeroporto lametino e potenziando – in funzione merci – quello interno al porto di Gioia Tauro quest’ultima utilizzando le linee storiche della tratta tirrenica. Le altre fasi dovrebbero invece interessare i tracciati da ripensare completamente. Si tratta di valutare con attenzione «l’ipotesi di un tracciato mediano, lungo il Vallo di Diano e la Valle del Crati» questo nella logica di rendere più funzionale i collegamenti dalla Calabria e dalla Sicilia con il litorale ionico-adriatico, verso Taranto e Bari ma al contempo di riconnettere la Calabria al suo interno, toccando Reggio-Villa, Gioia Porto, Lamezia aeroporto-Catanzaro, Cosenza, la Piana di Sibari ed il Pollino.  Dunque il team di docenti, rivendicano un’alta velocità da almeno 300 km orari fin da subito in tratte significative utilizzando le risorse del Recovery in tema di Infrastrutture.

Il nodo dello Stretto

Nel documento redatto dai docenti universitari siciliani e calabresi, un capitolo a parte viene dedicato al nodo dell’attraversamento dello Stretto di Messina. Seppur si evidenza la necessità di realizzare un collegamento stabile – «condizione necessaria», viene definita – per garantire collegamenti efficienti con le nuove linee da realizzare nelle due regioni, per l’alta velocità ferroviaria e per connettere rapidamente la rete merci, si lancia una proposta per risolvere la questione alta velocità tra le due sponde. Puntando cioè sulla riorganizzazione dei servizi di traghettamento. Due le soluzioni proposte in questo senso dai docenti, una con interventi sul materiale rotabile, l’altra sul naviglio e infrastrutture portuali. La prima consiste nell’adeguare la composizione dei convogli dei treni ultraveloci alle attuali lunghezze dei traghetti esistenti. L’altra ipotesi invece è quella di dotare la flotta di navi traghetto bidirezionali (Ro-Ro) con una lunghezza tale da accogliere per intero convogli ferroviari da alta velocità standard. In entrambi i casi – che potrebbero essere non alternativi, ma ambedue contestualmente fattibili – si migliorerebbe sostanzialmente il tempo di traghettamento dei convogli. In attesa di una soluzione “stabile” alla connessione alle due sponde dello Stretto.

La rete stradale del futuro

Passando in rassegna i lavori in cantiere o da realizzare per le tratte stradali calabresi, nel documento si evidenziano le criticità ancora non affrontate con adeguata attenzione da parte del principale gestore della rete cioè l’Anas. Ad iniziare dalle principali direttrici attualmente presenti in Calabria: l’autostrada A2  e la statale 106. Per entrambe, i docenti intravedono come principale emergenza «la discontinuità» nei lavori di ammodernamento così come quella per alcuni tratti della statale 18 – lungo la fascia tirrenica – di provvedere a «ricostruire i tratti trasformati in attraversamenti urbani». Per tutte queste opere in cantiere o di prossima realizzazione per la Calabria, come anche per la Sicilia (ovviamente), il team intravede la necessità di un ammodernamento anche tecnologico. Secondo gli esperti, questi interventi infrastrutturali «non possono essere disgiunti dagli investimenti nelle nuove tecnologie smart». Si tratta di trasformare la rete stradale «in un sistema intelligente (Smart Road tipo I) in grado di abilitare trasporti cooperativi (C-Its), mobilità automatizzata e connessa (Ccan), mobilità come servizio (MaaS) e organizzazione della logistica (Sol), come sollecitato anche dal recente studio del Parlamento europeo sull’impatto delle tecnologie emergenti (Gennaio 2021)». Questo perché, scrivono i docenti, «la presenza di un sistema completo e continuo di smart road rappresenterebbe un volano per l’intera economia del Mezzogiorno, dal momento che si potranno sviluppare nuovi servizi per il trasporto connettendo soggetti e settori produttivi diversi e campo di applicazione dell’innovazione tecnologica con una concreta possibilità di attrarre investimenti importanti a livello internazionale». Aspetti, tutti, coerenti perfettamente con le indicazioni che Bruxelles ha dato per ottenere le risorse del Recovery e complessivamente del Next generation Eu.

Gioia inserita in un nuovo Southern range italiano

Partendo dalle considerazioni sulle potenzialità del porto di Gioia Tauro e anche Augusta – quello calabrese è primo  in Italia nelle attività di transhipment di merci containerizzate senza contare che uno dei più importanti hub del traffico container del Mediterraneo, mentre il siciliano è terzo scalo per le rifuse liquide oltre che per l’ampiezza dello specchio d’acqua lo colloca tra i più grandi del Mediterraneo – i docenti ipotizzano di realizzare interventi per trasformarli in un sistema portuale di quarta generazione. In questo modo il polo Augusta-Gioia Tauro potrebbe divenire il primo sistema portuale per traffico merci d’Italia realizzando così il Southern range italiano. Secondo i docenti, «avrebbe le caratteristiche per potere competere ad armi pari con la grande portualità europea, completando in modo forte il sistema italiano Genova-Triste». Sfruttando anche gli strumenti previsti dalla Zone economiche speciali di cui i due scali fanno rispettivamente parte.
Per questo il team di docenti chiedono interventi adeguati da inserire all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza come verrà ridisegnato dal governo Draghi.  

Russo: «Nel Recovery non c’era nulla di nuovo per il Sud»

Sull’intero progetto messo in piedi dal gruppo di docenti delle sei università siciliane e calabresi il Corriere della Calabria ne ha parlato con Francesco Russo, docente ordinario di Trasporti e logistica all’università “Mediterranea” di Reggio Calabria e tra i promotori dell’iniziativa.

Professore, perché avete sentito la necessità di intervenire sulla progettualità del Recovery?
«L’esigenza nasce dal ruolo che lo Stato assegna alle Università: la cosiddetta Terza Missione, cioè “l’insieme delle attività con le quali le università entrano in interazione diretta con la società”. Nel settore dei sistemi di trasporto e delle costruzioni infrastrutturali per i trasporti, i docenti hanno continuato a lavorare a fondo in questo ruolo, in aggiunta alle missioni di formare studenti competenti e produrre ricerca competitiva (questa testimoniata dagli indici di impatto dei docenti dei settori). Nell’ambito della terza missione si sente il dovere di intervenire su un documento che disegna il futuro del Paese, anche oltre le stesse risorse che con esso vengono attribuite. Si pensi solo che nel 2021 partono tutti i nuovi fondi europei per la coesione e quindi sia i nuovi Piani operativi regionali (Por), che i nuovi Piani operativi nazionali (Pon), sia i Fondi sviluppo e coesione (Fsc). Si tratta quindi di definire una progettualità qualificata e realistica da tradurre in realizzazioni con l’insieme dei vari fondi».

Il Sud e la Calabria nella bozza licenziata dal Governo lo scorso 12 gennaio sono veramente trascurati in materia di infrastrutture?
«Se ci riferiamo agli investimenti infrastrutturali nei sistemi di trasporto, e se consideriamo cosa accade a Sud della linea ideale che congiunge Napoli a Bari (il 41° parallelo), non c’è nulla di nuovo. Sono inserite opere già finanziate. Addirittura per i porti del Sud non è previsto nulla. In questo spirito i docenti ordinari dei settori di Strade, Ferrovie ed Aeroporti  (ICAR 04) e Trasporti (ICAR05) delle università siciliane e calabresi ritengono che debbano essere inseriti nel Pnrr, prodotto dall’Italia per il Next generation Eu, interventi che permettano alle aree a Sud del 41° di porre le condizioni affinché si superino i ritardi secolari e si rilancino i territori. Superamenti e rilanci devono avvenire rispettando rigorosamente i principi dello sviluppo sostenibile, così come definiti da “Agenda 2030”: economico, sociale ed ambientale».

Nel vostro documento si fa cenno a tre interventi prioritari: alta velocità ferroviaria, viabilità stradale con adeguamenti tecnologici e potenziamento dei porti di Gioia e Augusta. Perché queste scelte?
«Le scelte sono strettamente connesse con le indicazioni di priorità concordate dal governo italiano con Bruxelles: nei tempi di realizzazione, nei costi e negli obiettivi perseguiti. Sono in particolare coerenti con la priorità trasversale 3: Sud e riequilibrio territoriale, in quanto mirano a ridurre il divario territoriale ed a rilanciare il Mezzogiorno. Sono centrali nella Missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile). Sono coerenti con la Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura), con la Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) con la Missione 4 (Istruzione e ricerca), con la Missione 5 (Inclusione e coesione) e con le Missioni 5 (Coesione) e 6 (Salute). Dunque sono quelle che più agevolmente potrebbero avere il nulla osta dalla Commissione e contemporaneamente avere ricadute importanti sul territorio».

Tra le proposte forse la più innovativa è relativa alle smart road. Ma in una regione come la Calabria che ha penuria di collegamenti viari validi, perché questa materia dovrebbe essere prioritaria?
«Proprio perché c’è penuria di collegamenti quelli che ci sono devono funzionare al massimo delle proprie possibilità. Le smart road con risorse limitate permettono di ottenere obiettivi fondamentali come l’incremento di sicurezza con la riduzione degli incidenti, o come la riduzione della congestione che è sistematica nelle sezioni autostradali ridotte – rispetto al resto – che contraddistinguono la A2 vicino alle aree urbane di Cosenza, Vibo e Reggio Calabria. Nel documento si sottolinea decisamente la necessità di completare l’A2».

Si parla di alta velocità “vera” nel documento da voi redatto, cosa ha di diverso rispetto a quello previsto dalla bozza del Recovery plan?
«Fuor dai giochi di parole: Alta Velocità significa collegare lo Stretto e Roma in 3 ore. Tutto il resto è rappezzare. Sino all’altro giorno abbiamo letto che, nell’audizione in Commissione Trasporti alla Camera di un alto dirigente delle ferrovie, si indicava come grande obiettivo quello di 4 ore e 15 minuti. Ricordo sommessamente che già da febbraio 2017 il treno Freccia Argento impiegava 4 ore e 31 minuti. Mi sembra la montagna che partorisce il topolino».

Ritiene che sul porto di Gioia, per quanto attiene il territorio calabrese, il Governo abbia trascurato gli interventi perché non ritenuto strategico per l’Italia?
«Credo che la motivazione principale sia un misto tra notevole non conoscenza della realtà dei porti del Sud e inerzia decisionale decennale. Probabilmente in buona fede non sanno a Roma che Gioia Tauro è il primo porto container d’Italia, non sanno che Augusta è il primo porto petrolifero d’Italia, e che il 40% delle merci che l’Italia scambia via mare usa i porti del Mezzogiorno. Poi c’è il moto inerziale per cui si è sempre finanziato il porto di Genova e si continua a farlo. Ricordo incidentalmente che con i soldi del Pon (europei) non è stata finanziata nessuna opera all’interno del porto di Gioia Tauro e che la banchina Nord si sta realizzando con i soli soldi della Regione».

C’è anche il tema dei temi, nel vostro documento: il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Non si prende però in considerazione come effettuarlo. Sono molte le voci che si levano per realizzare il ponte. Qual è la sua posizione?
«La realizzazione del collegamento stabile costituisce condizione necessaria per collegare efficacemente le nuove linee alta velocità, da realizzare in Sicilia, con la rete della Penisola ad alta velocità, e connettere le reti merci continentale ed insulare. Per il collegamento stabile sono possibili più soluzioni: ponte sospeso, tunnel sottomarino, tunnel sommerso a piccola profondità o adagiato sul fondo. È però da evidenziare che questa realizzazione non costituisce per nulla condizione preliminare per la realizzazione dell’alta velocità in Calabria e Sicilia: una efficace connessione tra la rete ad alta velocità siciliana e quella continentale sarebbe possibile, nel breve periodo, mediante la riorganizzazione dei servizi di traghettamento. Allo stato attuale i tempi di percorrenza sono dovuti essenzialmente alla necessità di scomporre e ricomporre i convogli con i relativi tempi necessari per le verifiche. Se si acquista un traghetto che permetta l’imbarco di un treno veloce in composizione bloccata, il tempo si ridurrebbe di circa un’ora, dimezzando le 2 attuali».

Resta la considerazione che spesso in Italia e in Calabria in particolare non c’è una vera e propria difficoltà a reperire risorse sulle infrastrutture. Ma nello spenderle bene. L’Europa chiede come condizione di adottare riforme anche nella governance. Lo ritiene anche lei il tema prioritario?
«Sì, credo che la questione della governance sia importante, particolarmente a Roma. Le Regioni, ed in particolare quelle del Sud, sono abituate a fare i conti con l’Europa, e con difficoltà si sono adeguate alle modalità europee di pianificazione, spesa e rendicontazione. A Roma è più difficile adeguarsi perché la burocrazia romana non è abituata ad alcuna forma di monitoraggio, né in sede di pianificazione, né durante la spesa, e nemmeno in sede di rendicontazione. Valga come esempio il finanziamento dei porti: quelli turistici devono essere finanziati dalla Regione quelli commerciali dallo Stato. Tra il 2016 ed il 2020 la Regione Calabria ha finanziato con il Por e con i programmi complementari, tutti i porti turistici che hanno fatto domanda e cioè 8 porti; lo Stato non ha finanziato con il Pon nemmeno un’opera in uno qualunque dei porti statali della Calabria: Corigliano, Crotone, Vibo, Palmi, Villa, Reggio Calabria».

Ritornando alla vostra iniziativa, ora dopo aver presentato questo documento ad istituzioni locali e deputazioni delle due regioni, quali saranno i prossimi passi?
«Stiamo inviando il documento alle associazioni di categoria ed alle no profit, cioè alle espressioni organizzate dei cittadini. Il 26 febbraio alle 10,30 faremo una presentazione pubblica, con una conferenza stampa via web, del documento, in modo che chiunque possa chiedere specifici approfondimenti. Stiamo chiedendo un’audizione alle Commissioni parlamentari Trasporti per illustrare il documento e stiamo inviando il documento al Presidente del Consiglio ed al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nei prossimi mesi stiamo pensando di organizzare una conferenza scientifica nazionale sui temi del documento, dato che sono tutti particolarmente avanzati sia rispetto al digitale che rispetto alla transizione ecologica. Pensiamo anche a pubblicazioni internazionali. Il ruolo principale però rimane quello dei parlamentari, ed in particolare di tutti quelli eletti in Calabria e Sicilia, perché in base alla Costituzione rispondono alla Nazione e non al singolo partito. Dipende da loro l’inserimento di questi interventi nel Pnrr. L’obiettivo è di creare una massa critica importante per far comprendere l’importanza di integrare nel Piano queste grandi progettualità che farebbero fare uno scatto di qualità al nostro sistema infrastrutturale e con benefici allo sviluppo dei territori». (r.desanto@corrierecal.it)

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