“Kossa”, Pasquale Forastefano sceglie il silenzio

COSENZA Sono durate tre anni le indagini (partite nel 2016 e concluse nel 2019) condotte dalla squadra mobile di Cosenza, guidata dal vicequestore Fabio Catalano e dal Servizio centrale operativo della polizia, e dirette dal procuratore capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal pm antimafia Alessandro Riello che hanno coinvolto 17 persone ritenute appartenenti o contigue alla famiglia Forastefano. L’operazione nome in codice “Kossa” ha permesso di disarticolare i vertici del clan alleato con la cosca Abruzzese. Davanti al gip del Tribunale di Catanzaro, Paola Ciriaco, sono partiti gli interrogatori nei confronti dei soggetti destinatari di misura cautelare in carcere. Il principale imputato, Pasquale Forastefano (difeso dall’avvocato Cesare Badolato) ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. A scegliere il silenzio anche altri indagati: Agostino Pignataro (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere), Gianfranco Arcidiacono (difeso dagli avvocati Marco Rosa e Domenica Napoli) e Domenico Massa (rappresentato dal legale Gianluca Serravalle). Chi ha scelto di rispondere alle domande del gip è Alessandro Forastefano, fratello di Pasquale, che come confermato al Corriere della Calabria dall’avvocato Badolato «ha chiarito le contestazioni mosse nei suoi confronti e controbattuto dichiarandosi estraneo ai reati avanzati dalla Procura nei suoi confronti». Si professa innocente anche Nicola Abbruzzese (difeso dall’avvocato Gianluca Garritano) che come Alessandro Forastefano ha deciso di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari. Nei prossimi giorni avranno luogo gli interrogatori dei soggetti destinatari della misura degli arresti domiciliari. (f. b.)