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Rinascita, l’autista del boss Razionale racconta «quei due schiaffi che costarono la vita a Roberto Soriano»

Angiolino Servello parla in aula della vendetta del capobastone di San Gregorio, del traffico di droga e degli incontri con il broker Bruno Fuduli

Pubblicato il: 22/02/2021 – 21:15
di Alessia Truzzolillo
Rinascita, l’autista del boss Razionale racconta «quei due schiaffi che costarono la vita a Roberto Soriano»

LAMEZIA TERME Quello che sa e che racconta Angiolino Servello, 57 anni, lo ha vissuto di persona o lo ha appreso dalla viva voce del boss di San Gregorio D’Ippona Saverio Razionale. Servello faceva da autista a Razionale: «Lo accompagnavo dai Mancuso di Limbadi, a Vibo, nel Lametino». In genere il collaboratore stava da parte quando Saverio Razionale parlava coi capi delle famiglie criminali. Ma di cose ne è venute a sapere parecchie nel corso degli anni. Quando è stato arrestato nel corso dell’operazione antidroga “Replay”, nel 2004, ha cominciato a temere per la propria vita e per quella dei suoi cari. La minaccia – racconta durante il processo Rinascita-Scott al pm Andrea Buzzelli – arrivava da Leone Soriano e dal boss di Zungri Giuseppe Accorinti.

Gli attentati a Razionale e la vendetta su Roberto Soriano

«Saverio Razionale hanno tentato di ucciderlo due volte – racconta Servello –: una volta nella zona di Briatico, gli hanno sparato e lo hanno preso di striscio. Un’altra volta gli hanno sparato in casa mentre Razionale si trovava con tutta la sua famiglia. Razionale pensa che ci sia stato Peppe Mancuso detto ‘Mbrogghia dietro l’attentato di Briatico, ma che io sappia Razionale non ha mai reagito sui Mancuso». A pagare per avere attentato alla vita del boss è stato Roberto Soriano. «I Soriano li conosco da una vita perché siamo cresciuti vicini – racconta il collaboratore –. Io conoscevo tutti i fratelli, Leone, Gaetano, Domenico, Francesco, e i defunti Roberto, Alessandro e Carmelo. I Soriano erano malvisti da tutte le famiglie criminali perché facevano attentati, estorsioni e traffico di droga senza chiedere il permesso a nessuno». Quello che Servello sa per averlo appreso dalla voce di Saverio Razionale è che Roberto Soriano si era preso due schiaffi dal boss di San Gregorio perché aveva cercato di pagare a basso costo una partita di eroina.
«L’omicidio di Roberto Soriano è stata una decisione presa da Saverio Razionale – dice Servello –. Roberto Soriano si era recato con un amico nella campagna di Peppe Accorinti per avere notizia sulla sparizione di una macchina. Ma da quella campagna non se ne sono mai andati. Accorinti lo ha trattenuto fino all’arrivo di Razionale e Gregorio Gasparro. Razionale gli ha detto: “Lo sai che stai per morire?” e lo ha interrogato sugli attentati che aveva subito. Roberto Soriano gli ha detto “l’attentato a casa tua l’ho fatto io perché non mi sono tenuto gli schiaffi. Adesso ammazzami ma dell’attentato di Briatico io non ne so niente”». La scomparsa di Soriano, racconta il collaboratore, non ha avuto nessuna ripercussione nei rapporti tra Razionale e Peppe ‘Mbrogghia che pure appoggiava Roberto Soriano. «Sono rimasti sempre separati e nemici», dice Servello. 

Il traffico di droga e la conoscenza di Bruno Fuduli

«Saverio Razionale lo conosco dagli anni ’80», dice Angiolino Servello che col boss di San Gregorio D’Ippona aveva un nemico comune: Francesco Fortuna detto “Ciccio Pomodoro”, un uomo che era indicato come l’assassino del cognato di Razionale, Giuseppe Gasparro, e del fratello di Servello, Domenico. «Lo dovevamo ammazzare ma poi Razionale mi ha detto: “Sospendiamo, se ne parla più avanti”». Razionale, racconta Servello, praticava l’usura e il traffico di droga. «Razionale trasportava droga su Roma – dice il pentito – una volta abbiamo portato due chili». Il traffico di droga era uno degli illeciti praticati da Angiolino Servello. Attività che lo ha legato non solo al boss di San Gregorio ma anche ad Ambrogio Accorinti e a Pietro Accorinti. Proprio tramite quest’ultimo Servello conosce l’uomo dalle molteplici vite, Bruno Fuduli, imprenditore nel settore dei marmi, ex narcotrafficante, poi infiltrato dei Ros, di nuovo broker della cocaina, pentito e infine uscito dal programma di protezione. Fuduli si è suicidato a novembre del 2019 nella sua casa di Filandari. Di lui Servello ricorda «che faceva grandi trasporti di cocaina che veniva trasportata nei marmi nel porto di Gioia Tauro». 

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