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il provvedimento

«Tutti sapevano» dei bilanci fantasy all’Asp di Cosenza

Ecco perché il gip ha interdetto ex commissari e manager. Cotticelli: «Ero all’oscuro». Da Scura «posizione contraddittoria» e «disinteresse»

Pubblicato il: 23/02/2021 – 13:50
di Pablo Petrasso
«Tutti sapevano» dei bilanci fantasy all’Asp di Cosenza

COSENZA Non potevano non sapere che i dati sui bilanci dell’Asp di Cosenza erano, per lo meno, fantasiosi. Eppure non hanno attivato le proprie funzioni di controllo. Chi giustificandosi davanti al gip per l’eccessivo carico di lavoro, chi rifugiandosi in un “così è, se vi pare” che è la cifra di come vanno le cose nella sanità calabrese, chi spiegando candidamente di non essere a conoscenza dei problemi. 
La risposta del giudice per le indagini preliminari Manuela Gallo, chiamata a vagliare le posizioni di manager e commissari ad acta, è stata chiara: interdizione per tutti (qui il dettaglio delle misure).
Perché «tutti i soggetti coinvolti nell’adozione e approvazione dei bilanci di esercizio di cui si discute – i vertici aziendali , i dirigenti dei servizi finanziari, i dirigenti regionali e il commissario ad acta – hanno consapevolmente e volutamente aderito a un progetto corale che prevedeva il contenimento della perdita di esercizio anche a costo di certificare in bilancio dato del tutto inattendibili o scientemente sottostimati». Numeri inaffidabili per nascondere la polvere sotto il tappeto del sistema sanitario regionale.  

Cotticelli: ero all’oscuro 

Come nell’intervista cult di “Titolo V” che ha dato il via al caos sanitario interrotto dalla nomina di Guido Longo a commissario, la sintesi del gip illumina un tratto dell’ex commissario ad acta Saverio Cotticelli divenuto celebre: «Cotticelli, nelle dichiarazioni spontanee, sosteneva di essere completamente all’oscuro delle questioni relative all’approvazione del bilancio di esercizio dell’Asp di Cosenza per l’anno 2017 e di non essere mai stati investito di alcuna incombenza». Il generale dei carabinieri ha invocato «a propria discolpa, ancora una volta, la disorganizzazione del dipartimento e della struttura commissariale, la mancanza di risorse umane e di mezzi, la presenza di un unico collaboratore nella persona del dottor Schael». E ha evidenziato «che, nell’esercizio delle funzioni di commissario ad acta, era suo compito interloquire con i ministeri competenti sotto il duplice profilo sanitario (controllo dei Lea) ed economico-finanziario (mediante il ben noto Tavolo tecnico per il monitoraggio dei modelli economici trimestrale e annuali)». 

Scura «contradditorio» per il gip

Di tenore opposto i chiarimenti offerti dall’ex commissario Massimo Scura. Ragioni che, comunque, non sono state sufficienti a evitare il provvedimento. Scura, spiega il gip, «sosteneva di non aver ricevuto né per il 2015 né per il 2016 alcuna relazione di accompagnamento al bilancio del collegio sindacale e alcun atto istruttorio da parte del dipartimento Salute. Contraddittoriamente, riferiva di essere ben a conoscenza della mancata approvazione del bilancio di esercizio dell’Asp di Cosenza per il 2014, essendo lui stato nominato il 12 marzo 2015». L’ex commissario «sosteneva addirittura che i bilanci per il 2015 e il 2016 non potevano ritenersi approvati visto che non era stato approvato il bilancio dell’anno precedente. Disconosceva del tutto gli effetti correlati dalla legge al silenzio assenso». C’è di più: perché «si diceva pienamente a conoscenza della difficile situazione economico-finanziaria e patrimoniale dell’Asp di Cosenza, avendo peraltro deciso di partecipare personalmente agli incontri trimestrali tra la Regione e l’Azienda. Riferiva, altresì, di essere ben consapevole delle annose difficoltà di ricostruzione di un dato affidabile sul contenzioso e di aver addirittura sporto denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale in sede, nell’anno 2016, per segnalare alcuni casi sospetti proprio legati al tema». 

Il «disinteresse» dell’ex commissario

Quello di Scura è un racconto di come vanno le cose nella sanità calabrese. L’ex commissario, in definitiva, ha sostenuto «la sostanziale irrilevanza dei provvedimenti commissariali di approvazione o non approvazione del bilancio» e rivendicato «il proprio assoluto disinteresse sul tema, pur a fronte di una analitica conoscenza della situazione di fatto». Scura avrebbe sostenuto «(e non era il solo) che la previsione normativa dei vertici aziendali nel caso di mancato raggiungimento dell’equilibrio finanziario era lettera morta (non essendo mai stata applicata) né aveva alcuna ricaduta sul mantenimento dell’incarico di commissario ad acta, dunque non poteva ragionevolmente rappresentare un movente per le condotte di falso ideologico come contestate». Anche la relazione negativa del collegio sindacale sul bilancio di esercizio delle Asp «era di fatto una regola (almeno in Calabria) cosicché non costituiva ragione di particolare allarme». 

Gli «impegni gravosissimi» di Ferrari

Tra le posizioni esaminate c’è anche quella del dirigente di settore Vincenzo Ferrari. Che, per giustificarsi, «invocava gli impegni gravosissimi da lui portati avanti quale dirigente titolare del settore V nel periodo di interesse e spiegava e documentava come, nella riferita qualità, aveva partecipato agli incontri fra la Regione e le Asp (compresa quella di Cosenza) nonché ai Tavoli tecnici ministeriali nell’ambito dell’attività di monitoraggio trimestrali e annuali». E, «dopo aver affermato che conosceva i dati contabili delle Aziende sanitarie prima del collegio sindacale, su domanda del pubblico ministero rispondeva poi contraddittoriamente di non aver avuto cognizione dei bilanci di esercizio dell’Asp di Cosenza per il 2015 e il 2016 e di non essersene occupato». 

«I due ex dg disconoscono le responsabilità»

Un anno di interdizione dai pubblici uffici anche per Antonio Belcastro e Bruno Zito. Per il gip la misura è necessaria perché «Zito attualmente ricopre una posizione dirigenziale di grande importanza in Regione Calabria, essendo a capo del dipartimento del Personale». E Belcastro «è attualmente in aspettativa perché è stato delegato dal presidente della giunta regionale per l’emergenza da Covid-19. L’indagato – sottolinea il gip –, dunque, ha attualmente amplissimi poteri nella gestione della sanità pubblica calabrese». Zito e Belcastro, per il giudice, «non hanno mostrato nel corso dell’interrogatorio di garanzia alcuna resipiscenza e la loro difesa si è sostanzialmente basata sul disconoscimento di ogni responsabilità». 

«Tutti sapevano»

Per il gip, dunque, sarebbe «emerso dall’indagine e ha trovato conferma nelle dichiarazioni rese dagli stessi indagati, come tutti fossero ben consapevoli non solo della portata dei loro compiti ma anche della situazione di fatto che li obbligava ad attivarsi nell’esercizio del controllo istruttorio sul bilancio consuntivo dell’Asp di Cosenza». I dirigenti di settore Ferrari e un rappresentante della struttura commissariale (Scura personalmente e Schael per Cotticelli) «partecipavano infatti agli incontri trimestrali con le aziende e ai Tavoli ministeriali per il monitoraggio trimestrale dei modelli economici, attività strettamente correlata a quella di adozione dei bilanci di esercizio che certamente comportava una conoscenza completa dei dati contabili e delle problematiche correlate. I dirigenti del dipartimento Salute che si sono avvicendati (Zito e Belcastro) partecipavano personalmente quantomeno ai Tavoli ministeriali. Come acclarato, inoltre, il dg del dipartimento, i dirigenti di settore e il commissario ad acta si sono occupati direttamente del ripianamento delle perdite e del consolidamento del bilancio del sistema sanitario regionale». E tutti avrebbero, per il giudice, dovuto segnalare le falle nelle contabilità dell’Asp di Cosenza. (p.petrasso@corrierecal.it)

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