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il processo

“Crisalide”, chieste in Appello 44 condanne per i clan di Lamezia Terme

Il pg ha invocato pene pesanti per esponenti e sodali della cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri di Lamezia. Il medico Paladino rischia più di 6 anni

Pubblicato il: 24/02/2021 – 15:21
di Alessia Truzzolillo
“Crisalide”, chieste in Appello 44 condanne per i clan di Lamezia Terme

CATANZARO Il sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Catanzaro ha invocato 44 condanne nell’ambito del processo “Crisalide”, contro la consorteria “Cerra-Torcasio-Gualtieri” di Lamezia Terme. In primo grado, con rito abbreviato, erano stati assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa l’ex consigliere di opposizione Pasqualino Ruberto e del medico con un passato attivo in politica, Giovanni Vincenzo Paladino, padre dell’ex vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme, Giuseppe Paladino (condannato con rito ordinario a 6 anni di reclusione). In Appello è stata invocata la condanna del medico Giovanni Vincenzo Paladino a 6 anni e 8 mesi. È l’unica posizione, tra gli assolti in primo grado, per la quale la Procura di Catanzaro ha proposto appello.
Gli imputati sono, a vario titolo, accusati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato, rapina, nonché la violazione delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali. Questa indagine ha dato il via alla commissione d’accesso antimafia inviata dal ministero dell’Interno per indagare sull’operato dell’amministrazione comunale di Lamezia Terme. Il 24 novembre 2017, il consiglio comunale di Lamezia Terme è stato sciolto per infiltrazione mafiosa per una serie di atti amministrativi giudicati poco “trasparenti”.

La cosca 

La cosca – guidata da Antonio Miceli, che ne aveva preso la reggenza insieme alla moglie Teresa, dopo l’arresto e la condanna dei vertici con le operazioni antimafia Chimera e Chimera2 – gestiva il controllo del territorio attraverso le estorsioni, le rapine, il traffico di stupefacenti, la detenzione di armi e materiale esplosivo «di micidiale potenza» da utilizzare «per compiere danneggiamenti propedeutici alle richieste estorsive e rapine, nonché di amministrare la “cassa comune” nella quale confluivano i proventi derivanti dalle varie attività illecite della cosca».

«A Lamezia facciamo Falcone e Borsellino» 

Tanti gli atti intimidatori registrati dalla Dda di Catanzaro ai danni di attività commerciali a Lamezia Terme. E tanto doveva essere il materiale esplosivo a disposizione del clan, secondo l’accusa, per i danneggiamenti ai commercianti. Il 10 settembre 2016 Miceli viene intercettato mentre parla con il suo sodale Luigi Vincenzini. Devono ritirare armi e congegni esplosivi da un ignoto venditore. Miceli spiega di aver incaricato Antonio Mazza di bloccare tutta la partita che riguardava quell’armamento, senza badare a spese economiche. «E si … tra oggi e domani … mi fa sapere quanto vogliono. Gli ho detto o Cì quanto vogliono vogliono tu bloccali tutti … che facciamo Falcone e Borsellino a Lamezia».

Le richieste di condanna

Il gup ha chiesto la conferma della maggior parte delle condanne. La richiesta di condanna per Paladino e la riforma della sentenza per 12 posizioni.

Antonio Miceli, chiesti 20 anni;
Nicola Gualtieri inteso “Nicolino”, 15 anni;
Giuseppe Grande “U pruppo”, 14 anni;
Vincenzo Grande, 10 anni, un mese, 20 giorni;
Teresa Torcasio, moglie di Antonio Miceli, 10 anni, un mese, 10 giorni;
Antonio Domenicano, 8 anni, 10 mesi;
Mattia Mancuso, 2 anni, 5 mesi, 10 giorni;
Luca Salvatore Torchia, 8 mesi, 20 giorni;
Ottavio Muscimarro, 7 anni, 10 mesi e 10 giorni;
Paolo Strangis, 2 anni 4 mesi;
Rosario Muraca, 9 anni, 6 mesi;
Domenico De Rito inteso “Tutù”, 10 anni, 20 giorni;
Alessio Morrison Gagliardi, 12 anni, 10 mesi, 10 giorni;
Fortunato Mercuri, 8 anni, 6 mesi, 10 giorni;
Salvatore Fiorino, 5 anni, 5 mesi, 20 giorni;
Carlo Alberto Gigliotti, 7 anni, 4 mesi;
Vincenzo Brizzi, 7 anni, 6 mesi;
Michele Grillo, 8 anni, un mese, 10 giorni;
Alessandro Gualtieri, un anno, 9 mesi, 10 giorni, 8000 euro di multa;
Claudio Vescio inteso “caio”, 8 anni, un mese, 10 giorni;
Giuseppe De Fazio, 6 anni, 6000 euro di multa;
Antonio Perri detto “Totò”, un anno, 9 mesi, 10 giorni e 8000 euro di multa;
Antonio Mazza, 5 anni, un mese, 20 giorni, 8000 euro du multa;
Pasquale Caligiuri, 10 anni, 10 giorni;
Antonio Saladino detto “birricella”, 10 anni, 3 mesi, 10 giorni;
Antonio Franceschi, 9 anni, 6 mesi, 20 giorni;
Rosario Franceschi, 8 anni, 10 mesi;
Massimo Gualtieri, 9 anni, 9 mesi, 10 giorni;
Vincenzo Catanzaro, 5 anni, 2 mesi, 4000 euro di multa;
Antonio Gullo, 8 anni;
Guglielmo Mastroianni, 1 anno, 9 mesi, 10 giorni, 8000 euro di multa;
Antonio Paola “satabanca”, 8 anni, 5 mesi;
Antonello Amato, 8 anni, 2 mesi, 20 giorni;
Salvatore Francesco Mazzotta, 6 anni, 10 mesi, 4000 euro di multa;
Maurizio Caruso, 4 anni, 2 mesi, 20mila euro di multa;
Saverio Torcasio, inteso “geometra” cl. 86, 8 anni, 4 mesi, 10 giorni;
Saverio Torcasio ’75, ha prestato consenso in udienza all’ipotesi di concordato;
Francesco Gigliotti, 5 anni, 10 mesi, 6000 euro di multa;
Davide Belville, 5 anni, 8 mesi, 6000 euro di multa;
Antonio Stella, 8 anni, 4 mesi;
Marco Cosimo Passalacqua, 8 anni, un mese, 10 giorni, 4000 euro di multa;
Salvatore Fiorino, 4 anni, un mese, 10 giorni e 20mila euro di multa;
Luigi Vincenzini, 8 anni, un mese, 10 giorni;
Luca Torcasio, inteso “u cultellaro”, 5 anni, 6 mesi, 30.000 euro di multa;
Giovanni Vincenzo Paladino, 6 anni e 8 mesi di reclusione.
Il prossimo 10 marzo avranno inizio le udienze con le discussioni del collegio difensivo, composto, tra gli altri, dagli avvocati Salvatore Cerra, Francesco Gambardella, Teresa Bilotta, Giusy Caliò, Lucio Canzoniere, Domenico Villella, Sergio Rotundo, Antonio Larussa.

Le parti civili

Oggi hanno depositato le conclusioni anche le parti civili: l’Associazione lametina antiracket (riconosciuto in primo grado un risarcimento di 10mila euro) e Luigi Angotti (riconosciuto in primo grado un risarcimento di 30mila euro), rappresentati dall’avvocato Carlo Carere e il Comune di Lamezia Terme (riconosciuto in primo grado un risarcimento di 80mila euro), rappresentato dall’avvocato Caterina Restuccia. Non ha presentato conclusioni ed è decaduta la sua posizione, la Presidenza del consiglio dei ministri alla quale in primo grado era stato riconosciuto un risarcimento di 50mila euro.

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