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«Ringrazia Dio se ti faccio uscire vivo». I controlli a “Fondo Gesù” e l’imboscata alla volante

È il 3 dicembre 2016 quando i controlli contro lo spaccio rischiano di trasformarsi in tragedia per due agenti di Crotone

Pubblicato il: 24/02/2021 – 7:11
di Giorgio Curcio
«Ringrazia Dio se ti faccio uscire vivo». I controlli a “Fondo Gesù” e l’imboscata alla volante

CROTONE «Vuoi fare o malandrinu cu nuje? E vide ca te facimme spari na vota pe’ sempe!». Minacce durissime rese ancora più gravi perché indirizzate ad un’agente di Polizia. A pronunciarle è Pasqualino Trusciglio, suocero di Maurizio Valente, entrambi indagati nell’ambito dell’inchiesta “Orso” coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri.

I controlli a “Fondo Gesù”

I fatti risalgono ai giorni successivi al ritrovamento di «significative quantità di sostanza stupefacente» all’interno dell’abitazione di Andrea La Forgia il 2 dicembre 2016, finito in carcere nel corso dell’operazione. Gli inquirenti, infatti, dispongono subito un’attività d’indagine da svolgere attraverso riprese video nel quartiere “Fondo Gesù” di Crotone, con l’obiettivo di monitorare lo svolgimento dell’attività di spaccio nei pressi dei magazzini di via A. Grandi. È in questa zona che abitano alcuni degli indagati nell’inchiesta “Orso”, Umberto Vona, Gianluca e Ferdinando La Forgia, Luciano Vaccaro, Andrea Ahmed e Massimiliano La Forgia e Pasqualino Trusciglio, tutti coinvolti nell’inchiesta della Procura catanzarese. Prima di predisporre le telecamere nell’area è l’attività della polizia giudiziaria a permettere di individuare i soggetti responsabili dell’attività di spaccio a “Fondo Gesù”, un vero sistema gravitante, scrivono gli inquirenti, «attorno ai La Forgia».

L’imboscata

Il 3 dicembre 2016, il giorno successivo all’arresto di Andrea La Forgia, una volante della Polizia della Questura di Crotone si trova proprio nei pressi di via A. Grandi. Gli agenti notano due soggetti, Ferdinando La Forgia e Umberto Vona, già noti alle forze dell’ordine, sostare davanti all’ingresso e guardare sulla strada, come vedette. Di fronte a loro c’è una Renault Twingo con il motore acceso e la portiera aperta. Dopo aver fatto il giro dell’isolato gli agenti attendono il transito dell’auto e decidono di bloccarla per procedere ad un normale controllo. Il conducente dell’auto però non si ferma, procedendo la sua marcia fino a via A. Grandi. Gli occupanti della Twingo scendono e, dopo un tentativo di fuga, gli agenti riescono a bloccarli.
Tra loro c’è proprio Maurizio Valente, beccato con in mano una involucro di cellophane contenente una “palla” di sostanza polverosa bianca, presumibilmente cocaina. In pochi istanti, però, gli agenti vengono prima raggiunti da Trusciglio, poi da almeno una ventina di persone accorsi a sostegno dei due. E da quell’istante la zona diventa un inferno per gli agenti che con coraggio si trovano ad affrontare quella che è una vera e propria folla agguerrita.

La “chiamata” all’aggressione

«Cu ca..e guardate? Venite, venite a ce dare na manu contro a ‘sti sbirri e me..a!». Questa la “chiamata” di Trusciglio agli abitanti della zona che, dopo essere accorsi, circondano l’auto fermata dagli agenti. Valente ne approfitta e getta così l’involucro sul sedile dell’auto e lo copre con un giubbotto. Nel frattempo, e insieme al suocero, spintonano l’agente di polizia, lo afferrano per la divisa conducendolo vicino al gruppo di persone che nel frattempo si era spostato al centro della strada. L’altro agente, chiamati i rinforzi, si avvicina al collega in mezzo alla ressa. Entrambi vengono minacciati di morte e aggrediti dalla folla tra cui anche Luciano Vaccaro, considerato vicino alla criminalità organizzata e già sorvegliato speciale.

«Ringrazia a Dio se ti faccio uscire vivo dal Gesù»

«Ohi bastardo! Stai facenn’ tropp’ o malandrino! Qua nun staje a Napule ca si a Crutone! Ti facciamo sparire! Ti stracciu u core a piett e mo mangiu!». Queste le minacce rivolte da Vaccaro all’agente, al quale si unisce poco dopo anche Luciano Valente mentre Gianluca La Forgia gli rivolge frasi minacciose: «Pure stavota t’è gghiuta male! E ringrazia a Dio se ti faccio uscire vivo dal Gesù». All’arrivo dei rinforzi Valente, Trusciglio, Vona e Vaccaro hanno comunque continuato ad inveire contro gli agenti per farli allontanare.
Intanto dalla Twingo la droga è ormai sparita mentre tutti soggetti vengono identificati e denunciati per i reati di resistenza, minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale. (redazione@corrierecal.it)

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