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«Non li ferma nessuno». Lo spaccio a Fondo Gesù in mano ai «giovanotti del Bronx»

Cessioni di droga ricostruite attraverso riprese video e intercettazioni. La cocaina sul tetto e le armi da guerra nel tombino

Pubblicato il: 25/02/2021 – 7:21
di Giorgio Curcio
«Non li ferma nessuno». Lo spaccio a Fondo Gesù in mano ai «giovanotti del Bronx»

CROTONE Sono le immagini delle telecamere di sorveglianza installate dagli investigatori a consentire non solo di ricostruire l’attività di spaccio di droga nel quartiere “Fondo Gesù” di Crotone, ma anche di identificare tutti i protagonisti, soggetti tra l’altro già noti alle forze dell’ordine.  Ci sono Maurizio Valente, Pasqualino Trusciglio, Umberto Vona, Luciano Vaccaro e Ferdinando e Gianluca La Forgia, tutti indagati nell’inchiesta “Orso” coordinata dalla Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. 

«Nessuno li ferma»

«Nel Bronx là… Tutti là si concentrano!». L’esistenza di una consolidata attività di spaccio di droga viene invocato spesso anche in alcune intercettazioni captate dagli inquirenti. Come ad esempio nella conversazione del 10 aprile 2017 avvenuta all’interno della sala colloqui del carcere di Crotone tra Mario Cimino e il cognato, in cui il primo chiede di essere aggiornato sulle dinamiche dello spaccio a Fondo Gesù che, ironicamente, viene indicato come “Bronx”. «I giovanotti là sotto che dicono al Gesù? Niente? Nessuno li ferma, non li ferma nessuno».  Secondo la ricostruzione degli inquirenti, si legge fra le carte dell’inchiesta “Orso”, coinvolto pienamente nell’attività di spaccio a Fondo Gesù sarebbe Gianluca La Forgia che «intercettato all’interno della sua autovettura mentre dialoga con un soggetto che gli chiede informazioni per acquistare sostanza stupefacente, risponde che “vicino ai magazzini noi, siamo sempre in mezzo alla strada”».  «Ohi Gianlù, me la dai una busta? (…) otto euro e cinquanta, è lo stesso?». Questo il tenore di un dialogo intercettato, invece, il 18 aprile 2017 mentre Gianluca La Forgia si trova nei pressi di via A. Grandi e via Bruno Buozzi. In un’altra conversazione captata dagli inquirenti, inoltre, viene decanta anche la “buona” qualità della cocaina smerciata in prossimità dei magazzini, prima da La Forgia e poi da un assuntore: «Ho passato i guai Gianluca, è potentissima! Sono andato… mi sono chiuso in casa!».

La conferenza stampa dell’operazione “Orso”

Il microfono scoperto in auto

Il 23 maggio 2017 però l’ascolto delle conversazioni all’interno dell’auto di Gianluca La Forgia si interrompono. L’uomo, infatti, raggiunto da Ferdinando La Forga e Luciano Vacccaro, si accorge dalla presenza di un microfono collocato all’interno dell’auto e, insieme ai due complici, prova a disattivarlo. Gli investigatori sentono un rumore in sottofondo di un apparecchio elettronico che emette come suono dei “bip” in maniera più intensa. «Sai che vuol dire? Ah? che adesso non è accesa, possiamo parlare!». Iniziano poi a parlare ironicamente con gli agenti in ascolto «Buongiorno! è accesa! Ci sentono adesso vedi?». Poi si chiedono quando gli inquirenti abbiano avuto il tempo di installare il microfono all’interno dell’auto: «Ma davvero stiamo “cujonando” che vengono…vengono di notte e te la mettono di notte? tutto questo tempo?». 

Il modus operandi

Nel corso dell’attività investigativa compiuta dal 7 al 28 giugno 2017, gli inquirenti riescono a documentare un gran numero di attività legate alla cessione di droga. Attività che proseguono anche dopo l’arresto di due elementi fondamentali del gruppo come Ferdinando La Forgia e Antonio Crugliano e, ancora prima, quello di Andrea La Forgia.  Gli inquirenti riescono dunque a delineare un vero e proprio “modus operandi” del gruppo,  a cominciare dagli orari di apertura e chiusura della piazza, dalle 7 alle 20/20.30 circa. Accanto ad un soggetto che «materialmente si occupa della cessione dello stupefacente davanti al magazzino, ci sono, solitamente, almeno uno o due soggetti che fungono da “vedette”, fornendo un indubbio contributo materiale, ma anche morale, alle operazioni di spaccio; la sostanza suddivisa in dosi pronte per essere cedute viene collocata all’interno di un muro, coperto con la spalliera di un letto, di un palazzo nella VI traversa di Via B. Buozzi e, man mano che le dosi in quel nascondiglio terminavano perché vendute, i complici si occupavano di collocarvene delle altre; la sostanza stupefacente viene dapprima conservata all’interno del civico n. 3 di via A. Grandi, poi portata nel vano magazzino sotto il balcone del civico n. 2, la cui chiave di ingresso è nascosta su un tre ruote in disuso parcheggiato lì davanti. Le dosi, al bisogno, vengono così prelevate dal nascondiglio e portate nel luogo di spaccio al dettaglio». 

La cannabis sul tetto

Oltre alla cocaina, gli  inquirenti sono riusciti a raccogliere «gravi indizi di colpevolezza» per il reato di coltivazione illecita di tipo cannabis. Dalla visione dei filmati delle telecamere, infatti, sarebbe emersa la coltivazione di alcune piantine sul tetto dei magazzini in via A. Grandi. Tutte le persone del gruppo, compresi due minori, si occupavano della loro cura: tutti sono stati visti, infatti, salire con una scala di legno sul tetto del magazzino per visionare ed innaffiare la coltivazione nella disponibilità del gruppo di cui loro stessi fanno parte. Vona, in particolare, è stato ripreso mentre prende in mano una piantina e la fa visionare ad un soggetto non identificato. 

La mitragliatrice “VZ61 Skorpion”

Le armi 

Il gruppo criminale attivo a Fondo Gesù, secondo gli inquirenti, era anche armato. È emersa – si legge fra le carte dell’inchiesta – la disponibilità «di armi occultate e tenute in luoghi di deposito». Oltre infatti alle pistole, i caricatori e i proiettili trovati a casa di Andrea La Forgia il 2 dicembre 2016, l’episodio più grave riguarda l’acquisto di una mitragliatrice “VZ61 Skorpion”, calibro 7,65, avvenuto il 7 giugno 2017.  Quella sera Marco Medaglia e il fratello Massimo arrivano a bordo della loro auto nel cortile. Due soggetti, un minore e Antonio Crugliano, finito in carcere, si avvicinano e si fanno consegnare un involucro che prontamente nascondono nel sottoscala. I due fratelli vengono poi accompagnati verso via A. Grandi mentre sopraggiunge Gianluca La Forgia. Poi si vede anche Maurizio Valente, intento a contare un mazzo di banconote che ha in mano e si dirige nella stessa direzione imboccata dai due avventori e La Forgia. Avviene tutto in poco meno di dieci minuti, dalle 18:37 alle 18:46, quando i due fratelli risalgono in auto e se ne vanno. La forma dell’oggetto contenuto nella busta, visibile dalle telecamere, la sua grandezza, il modo in cui viene tenuto in mano, lascia intendere che si tratti di una grossa pistola. La conferma arriva il 22 giugno 2017 nel corso di una perquisizione condotta dai Carabinieri di Catanzaro. L’arma viene infatti ritrovata in un tombino posto sull’argine del fiume Esaro, a breve distanza da via A. Grandi.

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