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Scioglimento dei comuni per mafia, Zavettieri: «Il contraddittorio è necessario»

Il sindaco di Roghudi, ospite di “20.20”, ha parlato di revisione della legge e di politica. «Il centrodestra senza una candidatura manca di rispetto»

Pubblicato il: 25/02/2021 – 13:32
Scioglimento dei comuni per mafia, Zavettieri: «Il contraddittorio è necessario»

LAMEZIA TERME La legge sugli scioglimenti delle amministrazioni comunali per infiltrazioni mafiose e le prossime elezioni regionali sono state al centro del talk “20.20”, andato in onda ieri sera su L’Altro Corriere Tv. Ospite di Danilo Monteleone e Ugo Floro, Pierpaolo Zavettieri, sindaco di Roghudi – nell’area grecanica reggina – attivista di Mezzogiorno in movimento, che ha proposto diversi correttive negli articoli che regolamentano la legge sugli scioglimenti.
«Il movimento – ha detto Zavettieri – si prefigge di raggiungere dal punto di vista culturale, il coinvolgimento della società civile nei temi più delicati, quali appunto gli scioglimento e gli arresti. Nel 2018 abbiamo proposto, grazie al Partito Radicale, non quello della Bonino, due leggi: una sull’interdittiva antimafia e l’altro sullo scioglimento dei comuni. Abbiamo sistematicamente proposto i correttivi a tutti quei punti fuori posto, come l’assenza del contraddittorio all’interno del procedimento di scioglimento. Capita che comuni siano sciolti perché tutto parte dall’iniziativa di un carabiniere, il meno graduato possibile, che scrive che un sindaco al bar abbia preso un caffè al fianco del parente del mafioso. Lo scrive il carabiniere, la prefettura ricostruisce un quadro indiziario all’interno di un ragionamento che finisce quasi sempre con lo scioglimento, come se vivessimo in uno Stato di polizia».
«Poi – ha aggiunto Zavettieri – c’è l’aspetto della burocrazia, che assorbe l’80%, anche il 90% delle responsabilità. Sono coinvolti quasi sempre gli uffici tecnici, meno quelli economici. Quindi c’è l’aspetto degli arresti facili, senza prove e senza criteri oggettivi. Rientrano tutti in una serie di episodi che amplificano la cultura del sospetto che vige su tutto. Il pregiudizio di polizia diventa più importante di una sentenza passata in giudicato che assolve. Moltissimi scioglimenti – ha spiegato ancora il sindaco di Roghudi – partono dalla vicenda del vicino al bar che poi si scopre, però, non essere un delinquente, ma che ha la sola colpa, in quella fase di pregiudizio di polizia, di essere additato come vicino ad un delinquente».
«Nel terzo punto delle nostre proposte si ritiene che se lo scioglimento – ha spiegato ancora – fosse a scopo preventivo, i sindaci devono essere rimossi per insediare una triade commissariale che però dia risposte ai cittadini. Uno studio sulla materia, e mi stupiscono i parlamentari che gonfiano il petto come il presidente della Commissione Antimafia, riferisce come non vi sia alcuna verifica sui risultati ottenuti dai commissari prefettizi che puntualmente impoveriscono dappertutto le comunità e moltissime volte commettono quegli stessi errori che hanno condotto allo scioglimento. L’esempio è Siderno: nella relazione vengono sono stati citati alcuni spunti e poi i commissari fanno altrettanto o molto peggio».
Zavettieri ha riferito, ancora, che la proposta di legge ideata da Mezzogiorno in movimento, «contempla la responsabilità personale, la sospensione o rimozione della singola persona, come accade quando qualcuno viene arrestato per altre ragioni».
L’idea, insomma, è quella di cambiare logica agli articoli della legge sugli scioglimenti, per renderli più “civili”. «Della proposta ne abbiamo discusso anche con i candidati alle politiche del 2018 che ne hanno parlato nei saloni della in campagna elettorale, tranne poi non ascoltarci più appena eletti. È l’esempio di quanto sia difficile sfondare il muro su questi argomenti. Nel 2018 sono stato promotore insieme ad altri sindaci, di una lettera inviata all’allora ministro Minniti che non ci ha nemmeno ascoltato».

L’agone politico regionale

Alla domanda sulla candidatura alla presidenza della Regione di Luigi De Magistris ed sui suoi contatti con i primi cittadini calabresi, Zavettieri non è andato per il sottile. «L’ho seguito quando era magistrato in Calabria e non mi ha convinto, ho continuato a seguirlo da sindaco di Napoli e l’ho visto piombare al 100esimo posto nella classifica di gradimento dei sindaci italiani stilata dal Sole 24Ore, con un gradimento passato dal 66% al 42%. Ha lasciato questo tipo di traccia ed escludo rapporti con lui. Noi siamo una colonia, rappresentiamo una debolezza assoluta nel panorama nazionale. De Magistris ha dimostrato di non essere amministratore capace, non è nostro concittadino, abbiamo energie migliori e poi la sua  è un’autocandidatura. Ho apprezzato, invece, quella di Nicola Irto che si pone quasi come civico oggi, in uno scenario in cui Berlusconi e Liberi e Uguali governano insieme, come i Cinquestelle col Pd».
«Tra le fila del centrodestra, da cui in buona sostanza provengo – ha detto ancora Pierpaolo Zavettieri – non apprezzo che questa candidatura alla presidenza stenti a venire. La interpreto come una mancanza assoluta di rispetto nei confronti dei calabresi. Ciò sta a indicare come Berlusconi, Salvini o la Meloni possano indicare l’ultimo giorno non Roberto Occhiuto o Abramo ma Tizio o Caio. Roberto è in predicato ma era ancora più consolidato in Forza Italia il fratello Mario che era partito benissimo con una convenction da 4mila persone a Lamezia».

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