ACQUAPPESA Il consiglio comunale di Acquappesa dichiara il dissesto finanziario. Probabilmente, uno dei pochi casi in cui, il default, arriva non tanto per i debiti, quanto per i troppi crediti. A dichiararlo è il sindaco Francesco Tripicchio: «Una scelta di responsabilità, giunta dopo alcuni mesi di riflessione, rispetto alla quale non ci siamo voluti tirare indietro, se non prima di aver avuto la certezza che quasi nulla sarebbe cambiato per i nostri concittadini, sia sotto l’aspetto della pressione fiscale, che per quanto riguarda i servizi. Infatti, gli squilibri strutturali del bilancio, non influiranno in alcun modo sulle tasche degli acquappesani e né sui servizi che, il Comune, offre loro».
Ma come e quando nasce questo dissesto, lo spiega lo stesso primo cittadino: «Non è sicuramente una situazione che nasce oggi, ma, con estrema onestà, serve dire che non è nata nemmeno lo scorso anno e nemmeno nella precedente consiliatura. Il tutto, si protrae, purtroppo, da decenni. Anzi, in base al percorso che siamo riusciti a ricostruire, con non poca fatica, possiamo tranquillamente affermare, che, il dissesto finanziario, parte dagli inizi del 1990, se non addirittura prima, allorquando le normative economiche e finanziarie degli enti locali non erano sottomesse a paletti e rigide limitazioni. Normative che, nel corso degli anni, sono divenute sempre più restrittive, camminando di pari passo con il taglio delle risorse e dei trasferimenti, da parte dello Stato. Basti ad esempio pensare, che, la legislazione vigente, quando parla di fase accertativa, impone, all’ente, l’iscrizione dell’accertamento quando si manifesta il titolo giuridico ed obbliga di sottoporre lo stesso ad adeguato accantonamento nel fondo crediti di dubbia esigibilità. Avremmo potuto iscrivere il nuovo canone di concessione termale in fase di definizione o altre procedure in entrata in fase di predisposizione, ma non lo abbiamo fatto, proprio perché i bilanci devono essere veritieri».
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