CATANZARO Il concorso «per il conferimento di tre incarichi dirigenziali non generali con funzioni tecnico-ispettive» inguaia la dg dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria. La vicenda, finita al centro dell’indagine della Procura di Vibo Valentia sul mercimonio di diplomi, si snoda da Catanzaro a Roma, centro decisionale per gli spostamenti dei dirigenti di prima fascia. Per l’accusa, uno dei protagonisti della vicenda avrebbe sfruttato «anche collegamenti di tipo massonico» per ottenere i propri scopi, cioè il trasferimento della dirigente nella Capitale in cambio di un aiuto per salire di una postazione in graduatoria. Ma su questo versante gli approfondimenti sono ancora in corso.
Nel concorso, il funzionario del Miur Maurizio Piscitelli (uno dei presunti appartenenti al gruppo criminale legato all’Accademia Fidia), componente della commissione, avrebbe tenuto una «duplice condotta costituente reato». Innanzitutto, avrebbe aiutato Giovanni Carbone, uno dei candidati, «a salire nella graduatoria dal settimo al quarto posto» e poi avrebbe «corrotto» Maria Rita Calvosa, dirigente generale dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria e presidente di commissione, promettendole, «su richiesta della stessa», il trasferimento con ruolo dirigenziale a Roma, sua città d’origine, in cambio di un aiuto per Carbone, che voleva passare il concorso. In gioco c’era il terzo posto in graduatoria.
Piscitelli – arrestato questa mattina; nella sua abitazione in Campania sono stati trovati 160mila euro in contanti – spiega a Carbone che servono «argomentazioni convincenti» per interessare la dirigente generale. «Allora lei sai cosa vuole, lei vuole avere almeno una promessa che se ne va a Roma». Il quadro, per gli inquirenti, è quello di un «allarmante scambio di favori». Carbone dovrebbe adoperarsi «a livello centrale per far ottenere il trasferimento della Calvosa a Roma». È lo stesso funzionario a riferire «di aver interloquito con la Calvosa e che quest’ultima gli ha richiesto esplicitamente di rappresentare a Carbone che ha avuto un’ottima impressione ma che subordina al trasferimento a Roma la nomina a ispettore». È sempre Piscitelli a orchestrare le mosse successive, suggerendo all’amico di interessare «terzi» che possano attivare il trasferimento. «Va bene, ok. Provvedo subito», risponde Carbone. Per gli investigatori «è evidente che Carbone detenga dei rapporti che lo legano ai livelli centrali del Miur. Piscitelli offre anche qualche spunto: indica il Gabinetto del ministro e un capo dipartimento. Nelle successive intercettazioni pare emergere che il messaggio sia stato veicolato. Il 6 novembre 2020, Calvosa contatta il direttore generale della Programmazione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del Miur e poco dopo, alle 12,16, riceve una telefonata da parte di Marco Bruschi, capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Miur (non coinvolto nell’inchiesta, ndr); ciò, appuntano gli inquirenti, «dimostra la veridicità di quando emerso dalle conversazioni sopra richiamate tra Piscitelli e Carbone».
Il 10 novembre, inoltre, «Calvosa riceveva una telefonata dal capo di Gabinetto del ministero dell’Istruzione, a conferma di quanto riferito da Carbone e Piscitelli». Per la Procura di Vibo, in sostanza, la dirigente «accettava la promessa fattale da Piscitelli relativo a un suo futuro trasferimento a Roma con incarico dirigenziale, a fronte del compimento di un atto contrario ai doveri del suo ufficio consistente nel consentire a Carbone di superare la prova concorsuale».
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