REGGIO CALABRIA Il gup del Tribunale di Reggio Calabria, Valerio Trovato, ha emesso la sentenza in abbreviato del processo “Canadian ‘ndrangheta connection” (QUI LA NOTIZIA) scaturito dalla omonima inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio che contestava, a vario titolo e con modalità differenti, reati che vanno dalla partecipazione a un’associazione mafiosa all’intestazione fittizia di beni, a reati in materia di armi ed altro. L’inchiesta aveva ricostruito le attività criminali di alcune famiglie di ‘ndrangheta che, da Siderno, avevano esteso i propri orizzonti fino alle zone orientali del Canada. Alla sbarra 8 imputati, 7 dei quali sono stati condannati a pene per un totale di 63 anni e 8 mesi di reclusione. Uno di loro, invece, è stato assolto perché il «il fatto non sussiste».
La condanna più pesante è stata emessa nei confronti di Vincenzo Muià (nato a novembre ’69), difeso 16 anni e 8 mesi di reclusione. Condannato invece a 4 anni Michelangelo Archinà mentre 10 anni sono stati inflitti a Domenico Cerisano, Bruno Filippone e Francesco Filippone. Altri 4 anni e 4 mesi sono stati inflitti a Cosimo Futia detto “Schuster” e 8 anni per l’altro Vincenzo Muià (nato a ottobre ’69), detto “il fonaniere”.
L’unico imputato assolto è Santo Rumbo, difeso dall’avvocato Giuseppe Calderazzo, all’epoca arrestato in Lussemburgo. Fondamentale per la sua assoluzione è stata l’elaborazione tecnica effettuata sulle intercettazioni in cui era coinvolto. L’analisi avrebbe infatti escluso, attraverso la corretta trascrizione delle parole pronunciate, qualunque riferimento allo stesso Rumbo.
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