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Truffa milionaria a società di mutuo soccorso a Milano. C’è l’ombra della ‘ndrangheta

Coinvolti titolari di aziende operanti formalmente nel settore edile, residenti in Calabria, vicini alla criminalità organizzata

Pubblicato il: 02/03/2021 – 12:49
Truffa milionaria a società di mutuo soccorso a Milano. C’è l’ombra della ‘ndrangheta

MILANO Per una presunta truffa con operazioni finanziarie legate all’acquisto di bond ad alto rischio lussemburghesi ai danni della storica Società di Mutuo Soccorso “Cesare Pozzo”, il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf di Milano ha eseguito 6 arresti domiciliari e una interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività di impresa. Nell’inchiesta della Procura, con al centro reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, false comunicazioni sociali e appropriazione indebita, è indagato l’uomo d’affari Gianluigi Torzi, già coinvolto nell’inchiesta vaticana su un palazzo a Londra. 

I legami con la ‘ndrangheta

Tra i beneficiari del denaro distratto, secondo la Procura, oltre al presidente e al direttore generale pro tempore, c’è pure un «nutrito numero di soggetti – si legge in una nota firmata dal Procuratore Francesco Greco – , tutti residenti in Calabria, titolari di aziende formalmente operanti nel settore edile, alcuni dei quali risultati contigui ad ambienti della criminalità organizzata locale, ovvero la ‘ndrangheta». La presunta truffa sarebbe stata messa a segno in particolare con l’acquisto di bond ad alto rischio lussemburghesi per 15 milioni di euro, e si sarebbe protratta fino al 2020. 

Il sequestro

La Gdf sta anche eseguendo un decreto di sequestro preventivo da oltre 16,3 milioni di euro nei confronti degli indagati, tra cui l’uomo d’affari Gianluigi Torzi. Il sequestro è anche a carico di società, alcune delle quali di “diritto estero”. Nelle operazioni sui bond è emerso il ruolo di Torzi, destinatario del provvedimento di sequestro perché è risultato “a capo”, con altre tre persone, “della catena di controllo dei veicoli societari esteri emittenti titoli finanziari”. Il 5 giugno scorso, il broker Torzi, attivo a Londra, era stato arrestato nell’inchiesta vaticana (poi ha ottenuto la libertà provvisoria) per una presunta estorsione da 15 milioni di euro contestata dai magistrati d’Oltretevere nel quadro delle indagini sulle operazioni finanziarie legate alla compravendita da parte della Segreteria di Stato di un immobile di pregio nella capitale britannica.

Distrazione di fondi

Sono state rilevate ulteriori presunte distrazioni di denaro dal Fondo Salute Sce, la prima società cooperativa europea per la salute e la tutela sociale. nata nel 2009 da un’alleanza tra la ‘Cesare Pozzo’ e il gruppo mutualistico francese Harmonie Mutuelle. Distrazioni realizzate con l’uso reiterato di carte di credito aziendale per il pagamento di beni di lusso e di spese “voluttuarie”, “nonché ì attraverso la fittizia assunzione di personale legato agli indagati”. 

Le misure

Nell’inchiesta milanese sulla truffa “a danno della più rilevante società di mutuo soccorso italiana”, e che sarebbe stata realizzata tra il 2017 e il 2020, sono finiti ai domiciliari Ferdinando Matera e Armando Messineo rispettivamente all’epoca direttore generale e presidente della ‘Cesare Pozzo’ per vari reati tra cui truffa e associazione per delinquere “transnazionale”. Ai domiciliari anche altre quattro persone (Fausto Lopez, Marco Reviglio, Christian Madeo e Mirko Faga) e una misura interdittiva è stata è stata inflitta al francese Luc Roger. Nelle indagini sono emerse anche “ulteriori condotte distrattive” con un sistema di false fatture per operazioni inesistenti di cui, spiega la Procura milanese, sarebbero stati “beneficiari finali” il “Presidente e Direttore generale pro-tempore” della società mutualistica.


Il dialogo con Vito Cosco, il killer della strage di Rozzano

C’è anche un’intercettazione di un dialogo tra uno degli arrestati e Vito Cosco, il killer della strage di Rozzano, nel Milanese, avvenuta il 22 agosto 2003 e nella quale morirono quattro persone, tra cui una bambina di due anni e mezzo, negli atti dell’inchiesta milanese sulla presunta truffa, con collegamenti anche con la ‘ndrangheta, ai danni della storica Società di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo, nella quale è indagato anche il broker Gianluigi Torzi, che fu arrestato nell’inchiesta vaticana sul noto scandalo del palazzo a Londra.
Nella conversazione del 18 settembre scorso Fausto Lopez, arrestato, “gestore di fatto” della Pandora, una società che avrebbe incassato 3 milioni di euro di fondi distratti dalla “Cesare Pozzo”, diceva a Cosco di aver «mangiato», ossia preso “appalti” per lavori, grazie a Ferdinando Matera, ex dg della “Cesare Pozzo”, anche lui da oggi ai domiciliari. E che, riassume il gip Fabrizio Filice, «per tale ragione adesso non lo poteva abbandonare al suo destino». Lopez diceva: «Lì è saltato tutto e quello che ci ha dato lavoro (…) gli mettono le manette».

La «finta compravendita» dei quadri di Rotella

C’è anche un’operazione «di finta compravendita», tra Ferdinando Matera, all’epoca dg della Società di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo, e una delle società del gruppo di Gianluigi Torzi, il broker già coinvolto nell’inchiesta vaticana sull’immobile di Londra, di due quadri del noto artista Mimmo Rotella agli atti dell’inchiesta milanese sulla presunta truffa, attraverso bond lussemburghesi, ai danni della storica società mutualistica da circa 15 milioni di euro.
Lo si legge nel decreto di sequestro preventivo per oltre 16 milioni di euro firmato dal gip di Milano Fabrizio Filice. Due «quadri – scrive il gip – periziati da un professionista pagato dalla Cesare Pozzo, che Matera aveva ceduto a una società del Gruppo Torzi, ricevendo in pagamento del denaro dal broker dell’investimento obbligazionario».
Tra l’altro, sempre nel provvedimento si legge che quei quadri sarebbero stati fatti “sparire” a fine ottobre scorso da Armando Messineo, ex presidente della “Cesare Pozzo”, «temendo il ritrovamento nel corso di una perquisizione». La moglie di Messineo, infatti, intercettata diceva che il marito aveva strappato i quadri con l’intenzione di «smaltirli in una “piattaforma” ecologica». Uno dei figli le chiedeva: «Ma perché li ha rotti?».
E la donna replicava: «Li ha rotti perché ha detto magari vengono a vedere qualcosa…». Tra l’altro, il giudice fa notare che «appare piuttosto singolare che la Cesare Pozzo abbia commissionato una perizia» sulle opere d’arte per 121mila euro, cifra «praticamente
coincidente con un bonifico che Beaumont», società riferibile a Torzi, ha “fatto a Matera” di 122mila euro «proprio dietro lo schermo giustificativo della cessione di alcune opere d’arte». Una vicenda, per il gip, “emblematica” nel contesto delle operazioni emerse nell’inchiesta

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