LAMEZIA TERME «I consultori familiari sono stati travolti dal piano di rientro, dagli ultimi 11 anni di gestione che hanno sfiancato la sanità e desertificato le risorse in termini di personale e mezzi». Rubens Curia, medico infettivologo, ex dirigente regionale del dipartimento Tutela della Salute e portavoce di Comunità Competente, è stato ospite di Danilo Monteleone e Ugo Floro nella puntata del talk “20.20”, andata in onda su L’Altro Corriere Tv. Durante l’intervista, incentrata sul mare magnum di difficoltà in cui naviga il sistema sanitario calabrese, l’ex dirigente – da tempo in prima linea sui temi della salute – ha messo sul piatto le sue competenze per chiarire le cause del fallimento sanitario a cui assistiamo ogni giorno. «La Calabria è bocciata nei Lea, livelli essenziali di assistenza, perché non si riescono a fornire servizi base come ad esempio gli screening per i tumori femminili. Una carenza molto grave – continua l’ex dirigente – che deriva da una politica di tagli. Basti pensare che col commissariamento la sanità è stata, ed è, governata dal ministero dell’economia e non da quello della salute. Un’amministrazione che ha prosciugato uomini e mezzi, depotenziando le strutture familiari intermedie come i consultori». Se i cittadini vengono privati di presìdi di prevenzione e promozione della salute, dunque, secondo Rubens Curia si deve allo smantellamento dei servizi inaugurato un decennio fa, col commissariamento e l’introduzione del piano di rientro.
Una delle conseguenze delle politiche adottate nella sanità è il «blocco del turn over che è andato a colpire la catena debole del settore, ovvero la medicina del territorio, come consultori e centri di salute mentale. Potrei fare l’esempio del consultorio di Castrovillari – ha spiegato Curia – dove c’è soltanto una ginecologa che lavora 20 ore a settimana e un’ostetrica. Oppure Crotone, dove 160mila abitanti possono fare riferimento a un solo psicologo. Personale e prestazioni così ridotte che si addicono a un ambulatorio più che a un centro socio sanitario». L’ex dirigente ha poi continuato la sua puntuale descrizione facendo riferimento anche al suo impegno: «Nel 2018 ho fatto un’indagine e quello che è emerso è che in Calabria sono tanti i consultori senza internet ed ecografi, strumenti necessari per il funzionamento e la continuità dei servizi». «Ormai – ha commentato con una certa dose di rammarico Curia – si tratta di presidi diventati simulacri».
Comunità Competente è un progetto per una nuova sanità in Calabria nato nel 2019 a Lamezia Terme e comprende un’insieme di associazioni, «ad oggi circa 76, mentre tante altre stanno manifestando di voler aderire» – come ha rivelato Rubens Curia, medico portavoce. «Abbiamo scelto di venire fuori proprio adesso come Comunità Competente con la presentazione di un documento ai commissari delle Asp, perché siamo in un momento molto importante. Secondo il decreto Calabria 2 – ha chiarito Curia – i commissari hanno 90 giorni dalla data dell’insediamento (avvenuto l’8 gennaio scorso) per elaborare gli atti aziendali». L’ex dirigente ha spiegato che si tratta di «documenti nobili» che vanno a definire l’azienda e a indirizzarne il futuro. In questo senso la Comunità Competente ha sentito il dovere civico di portare avanti delle istanze: «Nel documento che abbiamo consegnato ai commissari segnaliamo quello che dice la legge punto per punto, ad esempio che dovrebbe esserci un consultorio ogni 20/25mila abitanti nelle città e uno ogni 10mila abitanti nelle aree rurali». Un appello partito dalla volontà collettiva di risollevare la sanità, da un lato attraverso l’applicazione delle norme vigenti e dall’altro con la partecipazione dei cittadini e delle associazioni alle scelte che toccano i temi della salute. «Non dimentichiamo – afferma Curia – che la nostra è una cultura “ospedalocentrica” senza però avere gli ospedali. Una cultura presente anche in altre regioni, abbiamo infatti visto le conseguenze che ha pagato la Lombardia per la carenza di presidi territoriali nel fronteggiare la pandemia». Per ripristinare e potenziare la medicina territoriale, e nel caso calabrese anche gli ospedali, per l’ex dirigente bisogna prima di tutto applicare la legge. «Il primo punto del documento nativo della Comunità Competente – ha concluso Curia – è “partecipazione e trasparenza”. E nell’azione di collaborazione non includiamo solo sindaci o autorità ma anche i cittadini, i comitati e così via. L’unico modo per combattere la corruzione e contrastare la pervasività della ndrangheta è incrementare la partecipazione e la trasparenza delle comunità».
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