COSENZA È in corso, al Tribunale di Cosenza, la fase dibattimentale del processo “Valle dell’Esaro”. Nell’udienza di oggi, il giudice Carmen Maria Raffaella Ciarcia ha ascoltato il pm Alessandro Riello che ha richiesto l’esame di tutti gli imputati. Il difensore dei soggetti coinvolti nel procedimento, a vario titolo, hanno richiesto l’ammissione di testi, il controesame degli eventuali testimoni e la possibilità di produrre documenti. Il giudice Ciarcia ha respinto la richiesta del legale di alcuni imputati, Lucio Esbardo, in merito alla trascrizione integrale delle intercettazioni svolte nel corso delle indagini ed oggetto di processo, rimandando ai difensori la possibilità di individuare dopo un’analisi delle carte, le captazioni di interesse per provvedere alla singola trascrizione. Il prossimo 29 aprile è previsto il conferimento dell’incarico al perito per la trascrizione delle intercettazioni, mentre il 20 luglio si terrà l’udienza per l’escussione dei testimoni.
Spetterà al giudice Ciarcia, accogliere o meno l’istanza presentata dall’avvocato Alessandro Diddi, legale di Francesco Ciliberti, che ha proposto l’attenuazione della misura cautelare nei confronti del suo assistito. L’indagato è genero del boss Franco Presta, ne ha sposato la figlia e per questo motivo chi indaga lo ritiene figura apicale del sodalizio criminale. Diddi spinge per la concessione dei domiciliari, mentre il pm Riello si è opposto. Intanto, in merito alla medesima inchiesta, il Tribunale del Riesame ha confermato l’annullamento della misura disposta nei confronti di Rocco d’Agostino (difeso dall’avvocato Angiolino Franco) mentre la Cassazione ha annullato, senza rinvio, l’ordinanza emessa nei confronti di Antonio Pacifico (difeso dall’avvocato Angelo Franco). Per D’Agostino erano stati disposti gli arresti domiciliari, mentre Pacifico era gravato dall’obbligo di dimora.
Nel processo, un ruolo di rilievo è sicuramente occupato da Roberto Presta, vice del gruppo criminale fondato da Franco Presta, che ha scelto di collaborare con la giustizia diventando il primo pentito del gruppo egemone ai piedi del Pollino e della zona jonica del Cosentino. Roberto, insieme a suo fratello Antonio, Francesco Ciliberti e Costantino Scorza, in base alle indagini condotte dalla squadra mobile di Cosenza, era al vertice dell’organizzazione criminale ormai orfana di Franco Presta, recluso al regime di carcere duro. Sarebbero stati loro, da quanto emerge dagli atti di inchiesta, i capi indiscussi fino al giorno dell’arresto. Sulla Valle dell’Esaro, fino ai confini dell’area urbana di Cosenza, avrebbe operato una capillare organizzazione criminale garantendo l’arrivo di ingenti quantità di droga oltre che alla commissione di reati comuni. Non esiste, da un punto di vista processuale un clan Presta e per questo le rivelazioni del pentito saranno preziosissime per gli inquirenti. Motivo che rende la sua figura assolutamente fondamentale per la Dda per il prosieguo di ulteriori indagini su alcuni episodi criminali che riguardano il cosentino, tra questi alcuni omicidi del recente passato che non sono stati ancora risolti. Come quello di Vincenzo Chimenti e Salvatore Abate uccisi a Roggiano Gravina, città assunta a base operativa dai Presta. (redazione@corrierecal.it)
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