REGGIO CALABRIA «Mi ha detto Nino Barbaro che Franco Giordano è il mandante dell’omicidio di Nino Gullì». È quanto ha dichiarato il neo collaboratore di giustizia Antonino Filocamo in merito all’agguato consumato nel quartiere Modena, a Reggio Calabria, la sera del 5 maggio 2008 quando con tre colpi di arma da fuoco al petto venne ucciso l’ex pentito Antonino Gullì che si trovata all’interno di una sala giochi.
L’attentato all’epoca aveva scosso gli ambienti della ‘ndrangheta reggina perché Nino Gullì non era un semplice gregario dei clan che, nel 1996 aveva deciso di collaborare con i magistrati. Piuttosto ricopriva un ruolo preciso all’interno della cosca Serraino-Rosmini.
Gullì è stato un collaboratore di giustizia importante sia per il processo “Olimpia” che per il processo “Valanidi” e, inoltre, era a conoscenza delle vicende e delle dinamiche che portarono all’omicidio Ligato.
La sua collaborazione è durata fino al 2002 quando Gullì ha deciso di ritrattare e di uscire dal programma di protezione. Tornato a Reggio Calabria, è stato quindi freddato nello stesso quartiere dov’era ‘ndranghetista. Qualche mese dopo, sempre nel rione Modena, Franco Giordano subì un attentato e perse un braccio. A distanza di 12 anni, il 18 settembre 2020 il pentito Antonino Filocamo ha raccontato al sostituto procuratore della Dda Sara Amerio cosa gli ha riferito nel carcere di Catanzaro Nino Barbaro, presunto affiliato alla cosca Serraino, arrestato con lui nell’operazione “Pedigree”. Quando il pm Amerio gli ha sottoposto la fotografia di Giordano, infatti, il pentito Filocamo lo ha subito riconosciuto e ha affermato: «È un esponente dei Rosmini. Durante la detenzione a Catanzaro Nino Barbaro mi ha detto che Franco Giordano è il mandante dell’omicidio di Nino Gullì. Me l’ha detto mentre eravamo all’aria. Nino Barbaro parlava con Edoardo Mangiola, che è uno dei Libri, e poi mi ha riferito cosa si erano detti».
Nel verbale, depositato agli atti del processo “Cemetery boss”, nel quale Franco Giordano è imputato, ci sono parecchi omissis dietro i quali probabilmente Filocamo ha fatto altri nomi. Nonostante le rivelazioni del collaboratore di giustizia siano un “de relato”, però, sull’omicidio di Gullì potrebbero esserci ulteriori dettagli sui quali la Dda sta indagando. Il pentito Filocamo, infatti, sostiene di aver saputo che un «ragazzino», cugino di un altro arrestato per mafia, «assistette all’omicidio e rimase per lungo tempo chiuso in casa». A proposito dell’agguato in cui fu ucciso Nino Gullì, il pentito Filocamo che nel 2008 aveva 20 anni, ha chiarito: «Non conosco i dettagli perché io ero piccolino e non ero ancora accoscato. Credo però che Nino Gullì fosse un Rosmini. All’epoca chi comandava per i Rosmini era Franco Giordano… omissis… Credo che l’abbiamo ammazzato perché collaboratore».
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