REGGIO CALABRIA «Era il 2008 quando, sull’onda di una tragedia familiare in cui un padre disperato uccide nel sonno il figlio psicotico, la cooperativa sociale Libero Nocera decide di aprire (vista la totale assenza di servizi diurni psichiatrici in città e nell’intera provincia) il centro diurno psichiatrico “Armonia”. Deve succedere un ulteriore tragedia affinché si possa sfondare questo muro di gomma alzato dai prefetti che gestiscono la nostra sanità pubblica e che impedisce qualsivoglia interlocuzione che possa portare a soluzioni concrete senza che ciò arrechi danno alle casse esauste della sanità reggina? Un’altra tragedia rischia di accadere, ed è sotto gli occhi di tutti, se non abbattiamo questo muro». È quanto si chiede in una nota gaetano Nucera, presidente della cooperativa sociale Libero Nocera.
«Nella giornata odierna, verso le 11.45 sono stato chiamato al telefono da Francesco, un giovane che nel passato aveva frequentato il centro Armonia – prosegue Nucera – e mi informava di aver visto Antonio, un altro utente del Centro, vicino la chiesa di Sant’Anna scalzo, in pigiama, con la barba lunga e denutrito che camminava per la strada. Francesco mi implorava di intervenire, dicendomi che Antonio stava male e aveva bisogno di cure. In un attimo, come in un film, la mia mente è stata toccata dalla storia di Antonio e della sua famiglia. Una storia familiare, vittima della vita e dell’indifferenza da parte dell’istituzione sanitaria che non è mai intervenuta o ha preferito ignorare. Ho subito chiamato il Dipartimento di salute mentale chiedendo un aiuto per Antonio che ha la necessità di essere ricoverato in una residenza psichiatrica, con urgenza, in considerazione anche del fatto che vive in una famiglia problematica la cui madre è anche lei soggetto con gravi problemi psichiatrici. La sorella, molto provata e sofferente, ha cercato una struttura che potesse ospitare il fratello, ma invano, poiché sussiste ormai da 5 anni uno stato di stallo presso l’Asp di Reggio Calabria che non accetta ricoveri».
«La stessa sorella – riferisce ancora Nucera nella nota – dopo il diniego da parte delle strutture sanitarie locali si è rivolta all’Asp di Cosenza, dove sembra che Antonio possa trovare finalmente ospitalità presso Borgo dei Mastri, ma questo avverrà solo quando si esaurirà la lunga lista di attesa, non permettendo un immediato ricovero. Vista la gravità della situazione, ho fatto richiesta di poter ricoverare Antonio presso la nostra residenza psichiatrica, la struttura di Vallone Petrara, dove c’è l’immediata disponibilità ad accoglierlo, facendo presente che non avremmo rivendicato alcun compenso dall’Asp per tutto il periodo del suo ricovero, ma l’interlocutore dell’Asp mi faceva presente che il ricovero, anche se fosse avvenuto in forma gratuita, non poteva essere approvato. E qui ci confrontiamo con i paradossi dei paradossi: le residenze psichiatriche dirette da medici e infermieri del sistema sanitario pubblico, da cinque anni a questa parte non possono più ospitare nuova utenza perché le stesse non sono accreditate al servizio sanitario nazionale, questa alchimia burocratica è davvero incomprensibile. La Commissione Straordinaria Prefettizia che attualmente amministra l’Asp Provinciale di Reggio Calabria, mentre da un lato determinava e invitava le Cooperative sociali che gestiscono le Comunità psichiatriche ad avviare l’iter istituzionale per l’accreditamento regionale entro e non oltre il 2019, dall’altro inspiegabilmente continua a bloccare l’iter che in breve tempo avrebbe dovuto portare all’accreditamento della Comunità Psichiatrica “Vallone Petrara” gestita dalla Cooperativa Sociale “Libero Nocera”, residenza a cui sono stati riconosciuti da una commissione apposita i requisiti per essere accreditata».
«In questo senso – sostiene ancora Gaetano Nucera – abbiamo avanzato più volte richiesta di interlocuzione alla Commissione prefettizia, mai però è stata espressa disponibilità all’ascolto e al confronto. Ci appare davvero incredibile che si insista da quasi dieci anni sulla necessità di acquisire la certificazione dei livelli di funzionalità delle strutture psichiatriche e poi, quando questi elementi sono stati raggiunti da parte di qualche ente gestore, si ignori il risultato, perseverando così il blocco dei ricoveri oramai da 5 anni e favorendo l’emigrazione dei malati psichiatrici verso altre provincie e regioni e provocando nel contempo un grave danno economico alle casse della sanità locale e al legame relazionale tra l’ammalato e la famiglia. Lo stesso atteggiamento, d’altra parte, si manifesta verso il Centro diurno riabilitativo psichiatrico “Armonia” di cui abbiamo parlato sopra. L’unica esperienza in tale ambito che per molti anni ha operato in regime di volontariato e solo per un anno in convenzionamento con l’Asp territoriale. Anche per il centro Diurno “Armonia” era stata avviata la procedura per il riconoscimento dell’adeguatezza dei requisiti strutturali e funzionali, ebbene da tre anni, pur avendo acquisito il parere positivo della Commissione Regionale sui requisiti minimi, la Regione tarda a emettere il decreto autorizzativo. Dunque, è evidente il totale disinteresse degli enti preposti verso la condizione di sofferenza dei giovani soggetti di nuova cronicità schizofrenica e delle loro famiglie, costretti a uscire dal nostro territorio cittadino e talora anche regionale per essere curati. Ci saremmo aspettati anche qui un’attenzione particolare, giustificata peraltro dalla pressoché totale mancanza nel nostro territorio di strutture psichiatriche semiresidenziali. Tutti sordi. A noi cittadini e dirigenti di organismi del privato sociale – è ancora il pensiero di Nucera – quando le istituzioni sono sorde all’ascolto e ci si vede privati del diritto alla salute, dopo anni di dispendio di energie e sacrifici economici, non rimane altro che chiedere aiuto agli organi di stampa e sollecitare una mobilitazione delle coscienze civiche per gridare forte e chiaro che non vogliamo che altre tragedie accadano, che non vogliamo che un altro padre uccida il proprio figlio, che vogliamo che Antonio venga ricoverato d’urgenza in una residenza di Reggio Calabria e che possa continuare ad avere vicino i propri familiari. Vogliamo, inoltre, chiedere con forza l’avvio di un’interlocuzione ai responsabili della sanità calabrese perché si diano risposte immediate e chiare alle esigenze di piena attuazione dei principi che regolano la funzionalità delle strutture residenziali e semiresidenziali della psichiatria territoriale di Reggio Calabria e chiudere con questa situazione di stallo. “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla” (Martin Luther king Jr.)»
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