SIMERI CRICHI «Trasmesso alla società titolare dell’impianto, è consultabile da oggi sul sito web dell’Arpacal la relazione annuale riferita all’anno 2020 sulla qualità dell’aria della centrale a turbogas Edison di Simeri Crichi, in provincia di Catanzaro. Il documento – si legge in una nota dell’agenzia regionale – analizza, oltre ad alcuni parametri fisici e meteorologici, l’andamento dei principali inquinanti: No2 (biossido di azoto), Co (monossido di carbonio), O3 (ozono), Pm10 (particolato), Pm2,5 (particolato), Ch4/Nmhc (composti metanici e non metanici). I parametri fisici e meteorologici misurati sono: Temperatura, Umidità relativa, Velocità del vento, Direzione del vento, Pressione atmosferica e Pioggia. Le emissioni della centrale termoelettrica a ciclo combinato della Edison, della potenza complessiva di 860 Mw (Mega Watt, ndr), sono misurate da due centraline di rilevamento della qualità dell’aria, di cui una dotata di sensori per il monitoraggio dei dati meteorologici, poste all’esterno dell’impianto, nelle località Apostolello e Pietropaolo. L’attività di monitoraggio – conclude la nota – è a cura del Dipartimento Arpacal di Catanzaro, guidato dal dr. Francesco Nicolace, attraverso il Servizio tematico Aria, diretto dall’ing. Francesco Italiano coadiuvato dai tecnici dr.ssa Annalisa Morabito e dr. Francesco Iuliano».
Nel report vengono indicate e descritte le caratteristiche generali dei singoli inquinanti atmosferici e ne vengono analizzati i trend al confronto con i limiti di legge. Per quanto riguarda l’andamento della diffusione nell’aria del monossido di carbonio Mo e del biossido di Azoto No2 non si sono registrati casi di superamento del valore limite consentito della legge. Sono stati documentati invece 4 casi di superamento del valore limite normativo di Pm e Pm10 (particolarato atmosferico), espresso come media giornaliera sulla stazione denominata “Pietropaolo” e 10 casi di superamento del valore limite normativo espresso come media giornaliera sulla stazione denominata “Apostolello”. In entrambi i casi inferiori al numero massimo consentito di 35 superamenti annui. L’elemento indicato con la sigla Pm (Particulate Matter) è la definizione generale con cui si definisce una miscela di particelle solide e liquide (particolato, appunto) di diverse caratteristiche chimico-fisiche e diverse dimensioni che si trovano in sospensione nell’aria. Tali sostanze possono avere origine sia da fenomeni naturali (processi di erosione al suolo, incendi boschivi, dispersione di pollini etc.) sia, in gran parte, da attività antropiche, in particolar modo da traffico veicolare e processi di combustione.
Altra componente che durante il monitoraggio ha registrato il superamento del valore limite di legge è l’Ozono (O3). Tre casi sono stati individuati sulla stazione “Pietropaolo” e 13 sulla stazione “Apostolello”. L’ozono è un elemento gassoso dell’atmosfera, molto reattivo e aggressivo. Negli strati alti dell’atmosfera terrestre (stratosfera) aiuta a proteggere la vita sulla Terra, creando uno scudo che filtra i raggi ultravioletti del sole. Negli strati bassi dell’atmosfera terrestre (troposfera) è presente in concentrazioni elevate a seguito di situazioni d’inquinamento e provoca disturbi irritativi all’apparato respiratorio e danni alla vegetazione. Oltre che in modo naturale, per interazione tra i composti organici emessi in natura e l’ossigeno dell’aria sotto l’irradiamento solare, l’ozono si produce anche per effetto dell’immissione di solventi e ossidi di azoto dalle attività umane. L’immissione di inquinanti primari (prodotti dal traffico, dai processi di combustione, dai solventi delle vernici, dall’evaporazione di carburanti etc.) favorisce quindi la produzione di un eccesso di ozono rispetto alle quantità altrimenti presenti in natura durante i mesi estivi. Per quanto attiene all’ozono troposferico i limiti da rispettare stabiliti dal D.Lgs. 155/2010 per la protezione della salute umana sono riferiti sia al breve periodo sia al medio-lungo periodo. Per il breve periodo sono definite 2 soglie di concentrazione limite: la “soglia di informazione”, pari a 180 µg/m3 di ozono misurato in aria come media oraria; la “soglia di allarme” pari a 240 µg/m3 di ozono misurato in aria come media oraria.
Nella relazione dell’Arpacal riguardo all’andamento della presenza dell’Ozono (O3) si specifica come negli ultimi tre anni si sia registrata una progressiva diminuzione dei superamenti della massima media mobile 8 ore, praticamente crollato nell’anno 2020. Si fa presente che l’ozono è un inquinante secondario prodotto per effetto delle radiazioni solari in presenza di composti che vengono generalmente definiti precursori la cui origine è sia biogenica e quindi naturale, sia antropogenica e pertanto legata alle attività umane e, a differenza degli inquinanti primari, che sono direttamente riconducibili a specifiche fonti di emissione (prodotti del traffico automobilistico, dai processi di combustione, dai solventi delle vernici, dall’evaporazione di carburanti, etc..), le sue concentrazioni sono fortemente influenzate oltre che dalla presenza dei precursori anche da diverse variabili orografiche e meteorologiche, quali l’intensità della radiazione solare e la temperatura (di conseguenza la sua presenza è maggiore nei mesi più caldi dell’anno e nelle ore di massimo irraggiamento solare). Inoltre, l’ozono subisce importanti fenomeni di trasporto in quanto il vento lo trascina dalle aree urbane alle zone suburbane e rurali, dove il minore inquinamento rende la sostanza più stabile. Se pur negli ultimi anni si è registrato un aumento del numero di giorni con superamento del valore obiettivo su tutto il territorio nazionale, questo correlabile principalmente alle particolari condizioni meteoclimatiche registrate nello stesso periodo che hanno evidenziato valori elevati di temperatura e di stabilità atmosferica, nell’anno 2020 il numero di superamenti si è ridotto drasticamente.
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