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«La classe dirigente ascolti il grido d’allarme per la sanità delle associazioni»

È di questi giorni il grido di dolore di associazioni e mondo collegato alla medicina territoriale in merito al progressivo svilimento del ruolo dei consultori familiari, presidi fondamentali di m…

Pubblicato il: 09/03/2021 – 12:45
di Annita Vitale*
«La classe dirigente ascolti il grido d’allarme per la sanità delle associazioni»

È di questi giorni il grido di dolore di associazioni e mondo collegato alla medicina territoriale in merito al progressivo svilimento del ruolo dei consultori familiari, presidi fondamentali di medicina territoriale e importanti filtri d’ambito per non gravare sulla rete ospedaliera. Istituiti con la legge del 29 luglio 1975, i consultori familiari rappresentano l’anello portante della catena della prevenzione e promozione della salute. La mobilitazione sul tema, di queste settimane, impone alla politica attenta una riflessione
strutturata sul ruolo dei consultori familiari in Calabria anche alla luce della mission che i
Commissari delle Aziende sanitarie sono chiamati ad elaborare. Il principio fondante che anima i consultori è quello dell’informazione e della prevenzione in diversi ambiti della medicina e per gli specifici bisogni dei territori di competenza. Non dimentichiamo che l’accesso al consultorio è gratuito e garantisce a tutti i cittadini risposte efficaci per la tutela della salute in un contesto di interdisciplinarietà delle varie figure professionali che vi operano. Le funzioni dei consultori sono, inoltre, ampie e diverse tra loro e, anche, sulla base dell’esperienza pandemica potrebbero risultare di grande impatto per una regione come la nostra, che presenta un tessuto socio-economico squilibrato che accentua le diseguaglianze sociali tra fasce già fragili. Sono proprio le fasce più colpite dalla
crisi – donne, famiglie, adolescenti e nuovi soggettività fragili – che hanno maggiore bisogno di punti di riferimento e di “tetti” sotto cui sentirsi protetti, accolti, indirizzati.
È quanto mai necessario, ad ogni latitudine e altitudine regionale, adeguare le strutture sociosanitarie di prossimità ai nuovi bisogni dei cittadini, tenendo sempre presente il
raggiungimento dei “Livelli essenziali di assistenza”, i famosi Lea, che ci inchiodano da un decennio al triste destino dei perpetui piani di rientro e commissariamenti della sanità
calabrese. Una discussione franca e fuori dal politichese su temi che riguardano la salute di migliaia di cittadini non è più rinviabile: sblocco del turnover con conseguenti assunzioni e integrazioni di nuovo organico nei consultori; riapertura dei consultori chiusi sui territori; adeguamento alla legge 34/96 che prevede i requisiti e standard di fabbisogno indicativi dei consultori sono l’ossatura principale da cui ripartire per mettere mano al problema che è stato sollevato da più parti e con forza! Auspichiamo che nell’elaborazione degli “Atti aziendali” i commissari coinvolgano attivamente gli amministratori del territorio, le associazioni e i professionisti del settore per
ridisegnare la medicina territoriale che è, ormai, diventata centrale nel dibattito nazionale
sulla riforma di una sanità pubblica accessibile e che in Calabria, come a Lamezia Terme, è fondamentale per tentare e sperare di dare risposte concrete e non più rinviabili anche
proprio nel clima di tensione generale e di giuste preoccupazioni per la salute dei cittadini, bene primario e assolutamente da garantire e tutelare. Nella riflessione complessiva e per stare al passo con un ragionamento contemporaneo ed evoluto che ci impone presenza e attenzione nella proposta non può sfuggire il tema della telemedicina, che potrebbe rappresentare una risposta capace di eliminare la distanza tra paziente e rete di assistenza territoriale e generare un’innovazione davvero capace di migliorare le condizioni di vita di intere comunità. Come si comprende non servono solo investimenti strutturali e materiali ma anche culturali: è necessario un’inversione di pensiero su cui strutturare un nuovo approccio al tema “salute” che tenga conto delle peculiarità territoriali e non resti indietro rispetto a ciò che scelte innovative possono riservarci. La classe dirigente che ha il ruolo e il potere di indirizzare le scelte si assuma la responsabilità di non lasciare inascoltato il grido di allarme che in queste settimane legittimamente si è sollevato.

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